Thursday, 25 April 2024

Informazione dal 1999

Cronaca, Olbiachefu, Storia, Cultura

San Pantaleo di Gallura: pastori e "pastorizze" nel 1901

San Pantaleo di Gallura: pastori e
San Pantaleo di Gallura: pastori e
Patrizia Anziani

Pubblicato il 02 April 2017 alle 15:26

condividi articolo:

“Con Roma inaugureremo questa collana storico-artistica-industriale; e man mano visiteremo le altre città, dalle maggiori, come Milano, Napoli, Venezia, Firenze, Torino, Genova, Bologna, Palermo, Livorno ecc., scendendo alle minori, importanti per la storia e per l’arte”.

Olbia, 2 aprile 2017- Con la presentazione apparsa sul quotidiano Il Secolo, fondato a Milano il 5 maggio del 1866 dall'editore musicale Eduardo Sonzogno, venne inaugurata una nuova ed ambiziosa iniziativa editoriale: il Supplemento mensile illustratoLe cento città di Italia, dato alle stampe trail 1887 e il 1902. Al successo dell’opera contribuirono oltre centotrenta autori provenienti da tutta l’Italia, e molte furono le firme eccellenti. Per la Sardegna, inviarono i loro contributi Grazia Deledda, Filippo Canepa, Paolo Hardy, Stanislao Manca e Francesco Corona. Quest'ultimo, già autore della Guida storico- artistica- commerciale dell'isola di Sardegna, pubblicata nel 1896, nell'estratto che ora riproponiamo fedelmente, descrive i paesaggi e gli abitanti del circondario di San Pantaleo.

"Una delle plaghe più tipiche della Gallura è la vasta regione di San Pantaleodi Gallura, posta fra Terranova Pausania e il golfo d'Arzaghena.Essa comprende le cussorgie di Cugnana,di Milmeggiu, di San Giovanni, in territorio di Nuchis e Monti di Mola e un grantratto dell'Arzaghena, nell'agro di Tempio.

Prima del 1895 essa contava una solaparrocchia, quella di Santa Maria, innalzatanel sito dell'antico Verdolino, che vi sorgeva sotto il dominio romano, e sotto diessa si contavano oltre cinquecento casolarisparsi, per cui nel detto anno si addivenne alla ripartizione in due di quellaregione, attribuendone la metà ad altraparrocchia nuova, dedicata, a San Pantaleodi Gallura, una chiesa minuscola, che giacesu d'un altipiano a cinquanta chilometri alevante di Tempio.

Posta in un clima ottimo per bontà emitezza, con sorgenti d'acque fìnissime, talché la fonte di Biddosa, giustamente è rinomata per tutta la Sardegna, essa ha dinanzi un vasto quanta splendido panorama,che si perde nei monti e nei mari sconfinati, e nel cui orizzonte si segnalano levaste distese d'Ussaglia, della Punta di laFacia, della Sasimedda, i bei promontoridi Monte Canaglia; gli incantevoli poggidi Jannicheddu, della Punga, di Rìolta,della Mendula, di Mirialvera; le amenecolline di Monti di Mola, e più in là ilgolfo di Arzaghena, le fortezze che coronano le coste sarde di Tre Monti, di Capod'Orso, della Guardia Vecchia, dì PoggioRasu, di Punta Rossa, la storica Caprera,e ancora più in la le nevose montagnedella Corsica, avvolte in un gran velo cenerognolo che hanno qualche cosa di affascinante, di sorprendente, che seduce ecommuove, ma non quanto le alte gugliedei monti che stanno a vedetta delle coste sarde e che s'innalzano come in trionfo,unificando in una superba armonia di lineee colori l'ampio disegno di quelle immensecatene.

Ed è in mezzo a questo spettacolo solenne in questa solitudine deliziosa chevive il pastore gallurese, col cuore pienopoesia, e la fantasia esaltata all’ultimogrado. Esso d’ordinario è d'indole eccellente,religiosa, ospitale, onesta; ma un semplicemalinteso è sufficiente a cangiare tutto ciòin un carattere crudele, quasi selvaggio,trasformando sincere e lunghe amicizie inodi acerrimi ed in eterne inimicizie.

Eppure la sua religione è sincera, lasua ospitalità proverbiale, la sua onesta atutta prova.

« Sa domu est pitia, ma su coriu estmannu » è questo il loro motto; la lorocasa è aperta a quanti hanno piacere dientrarvi, come alla loro tavola ci è sempre posto per l'amico o sia pure lo sconosciuto, che brama assidervisi.E come vi siete ricevuto, con quale cordialità, con quali profferte, indimenticabili,tal che soventi vi assale il desiderio di rivedere quei vostri amici, che v'accolseroa festa e che v'hanno impresso nel cuoreil loro sorriso gioviale e la loro schiettabonarietà.

Forse ciò per massima parte è dovutoalla solitudine, la quale fa sì che si apprezzi maggiormente la vista d'un voltonuovo.La donna « pastorizza » è sentimentale,e ciò la rende riservata e peritosa, conun'aria da monachella, per modo che discorrendo con essa vi credete innanzi adun'eterea fanciulla, che di terreno non hache le delicate parvenze.Il popolo è molto intelligente, come delicato ha il profilo e vigorose le membra,tutto muscoli e nervi. Il suo cuore si rispecchia nei macigni di granito che lo circondano e lo sovrastano.

In questa regione, un tempo, fortunatamente lontano, si consumarono molti delitti, frutto di terribili vendette.Ma fu pur qui che si svolsero dei brillantifatti d'arme che la storia sarda ricorda conorgoglio. Negli ultimi del secolo XVIII, ipastori di queste regioni, unitamente aitempiesi, spiegarono un eroico valore contro l'invasione francese, dando prova disviscerato amore di patria."*

La fotodi Giancarlo Trevisan, vincitrice del concorso fotografico "Gli stazzi di Gallura: l'eccellenza e il degrado", promosso dalla provincia di Olbia Tempio nel 2012, è tratta da: http://www.provincia.olbia-tempio.it/coppermine/displayimage.php?pos=-40

* inLe Cento città d'Italia, supplemento mensile illustrato del Secolo, anno 36, n.- 12792, Milano 30 novembre 1901.