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Pietro Bonannini, eroe olbiese: "Coraghju Terranoa, dalli a su furisteri"

Pietro Bonannini, eroe olbiese:
Pietro Bonannini, eroe olbiese:
Patrizia Anziani

Pubblicato il 07 September 2017 alle 17:43

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Olbia 7 settembre 2017- Il 7 settembre del 1961, alle 9.15 del mattino, in località “ Marcaturo” nei pressi di Pratica ( Frosinone), pochi minuti dopo il decollo dell’ “Aermacchi 416” in trasferimento dall’aeroporto di Frosinone a quello di Latina, alcuni contadini, videro un aeroplanodell’aeronautica militare che, perdendo rapidamente quota precipitava rovinosamente tra le montagne. Nella tremenda esplosione che ne conseguì persero la vita il pilota del velivolo, il maresciallo dell’aeronautica G. Spinelli e l’aviere scelto pluridecorato Pietro Bonannini, che quel giorno aveva la funzione di osservatore.

Moriva così a soli quarantadue anni l’eroe olbiese che a cinquantasei anni dalla sua morte in tanti ricordano con affetto. OLBIAchefuvuole riproporre in sua memoria questo articolo dall'omonimo blog.

Il suo motto ( grido di battaglia) era: "Coraghju Terranoa, dalli a su furisteri".

Asso degli armieri italiani, abbattitore, mitragliere infallibile, armiere dalla mira senza scampo, questi sono solo alcuni degli appellativi di colui al quale,per le indiscusse doti in battaglia e prestanza fisica,furono dedicate diverse copertine di riviste, articoli e interviste, suscitando curiosità su come mai riuscisse con tanta facilità ad aver ragione diHurricaneeSpitfire,i temutissimicaccia “sputafuoco” inglesidella Royal Air Force, che Bonannini sarcasticamente appellava “spifferi".

[caption id="attachment_66461" align="alignnone" width="530"]bon003 In copertina il giovane Pietro Bonannini (archivio Danilo Cidda)[/caption]

Pietro Bonannini, nato ad Olbia il 29 dicembre 1919, è stato l'unico asso italiano non pilota di cui si abbia notizia. Aviere scelto, mitragliere a bordo di aerei della 170° Squadriglia da ricognizione marittima, asoli ventidue anni, questo giovanotto biondo dal sorriso pacato, con otto velivoli abbattuti era già diventato un vero campione della mitragliera decoratocon tre Medaglie d’Argento e una di Bronzo. Dopo altri due aerei abbattuti il Bollettino di Guerra proclamò alla nazione le eroiche gesta di Bonannini e l’ 8 gennaio 1943 l’Unione Sarda, senza contare le impallinature con cui fece rientrare alla loro base altri sei caccia nemici, titolò«Eccezionale primato bellico di un armiere sardo: L’aviere scelto Pietro Bonannini e le sue dieci vittorie aeree. Brillante carriera di abbattitore di velivoli nemici».Le importanti vittorie di guerra gli valsero un’altra Medaglia d’Argento due Croci di Guerra al Valor Militare ( visibili nell' ultima foto dell'articolo) e laMedaglia d’Oro commutatagli con il grado di Aiutante di Battaglia, titolofino ad allora previsto solo nel Regio Esercitoeper luiappositamente istituito nella Regia Aeronautica su proposta del Generale d'Armata Aerea, già Segretario di Stato all'Aeronautica, Rino Corso Fougier.

"Preoccupazione? Paura? No, davvero, con noi c'era Bonannini e con lui si sta tranquilli, puoi giurarlo" dichiarò un motorista all'indomani di una rischiosa missione sul Mediterrane .Volare con lui significava sentirsi sicuri dagli attacchi nemici. Scriveva Jansen inIl cielo di fuoco“…Dabuon sardo, abituato a conservare la padronanza dei nerviin ogni frangentefaceva sempre conto sulla calma…”Bonannini era pienamente consapevole che dalla calma e dalla sua capacità di tecnico e di tiratore dipendeva la sorte dell’equipaggio e del velivolo assegnato. Nelle ore di riposo e di lavoro non mancava mai di curare il “puntamento”, si esercitava sempre “…interessanteper lui non era colpire il punto mirato, ma imbroccare, senza mirare, la zona circonvicina.Si ricordava che al suo paese era il vanto dei cacciatori per sparare a braccio; cioè portare il fucile alla spalla, e senza mirare scaricare l’arma dietro la selvaggina levatasi all’improvviso”.Il nostro asso olbiese era tanto preciso che, scrivono le cronache del tempo,una volta abbatté due apparecchi sparando soli quattordici colpi.

Interpretò il cortometraggio “Ali d’Argento” prodottodurante la Seconda Guerra Mondialedal Centro Nazionale di Propaganda Aeronautica.

Legatissimo alla città natale e alla sua famiglia, Pietro Bonannini amava trascorrere le meritate vacanze tra la sua gente. Sono in tanti a ricordarlo con vero affetto, anche a distanza di anni lo ricordano vestito di bianco e ne raccontano gli spassosissimi aneddoti, a questo proposito vogliamo riportareuno stralcio dell'intervista apparsa sul numero 6 dellarivista "L’Ala d’Italia"uscita in occasione del Ventennale della R. Aeronautica – Roma 16-31 marzo 1943.

[caption id="attachment_66460" align="alignright" width="343"]10616194_796231723746196_2035904984218149656_n Pietro Bonannini in vacanza a Olbia con la fidanzata ( archivio D. Cidda)[/caption]

"...Quando il giovane eroe (c’è poco da sfottere), seppe che eravamo dell’Alafece la faccia discretamente feroce proclamando con sdegno che mentre quotidiani e periodici di tutte le risme si erano occupati di lui, la stampa aeronautica se ne era sempre infischiata. Lì per lì non demmo molta importanza alla minacciosa espressione dell’abbattitore di caccia inglesi, ma ora ripensandoci ci corre un brivido per la schiena. Difatti il carattere di quel bravo ragazzo ci si è rivelato solo in seguito e allora… Ma se non la raccontiamo in ordine finiamo per confonderci. Dunque abbiamo lanciato la frase sacramentale “e allora raccontateci ( veramente gli abbiamo dato del tu, ma ora chi ne avrebbe più il coraggio?) qualcuno dei vostri combattimenti; qual è l’avventura che vi è rimasta più profondamente scolpita nella memoria?” Quello ci guarda di traverso e con voce cavernosa risponde “Il viaggio di ieri sull’ emmepiuno”. Non abbiamo capito bene, e perciò abbiamo fatto quella risatina da scemo che viene spontanea in queste circostanze; abbiamo pensato che l’emmepiunofosse un nuovo tipo di velivolo da guerra e chissà quale infernale avventura il giovanotto vi avesse corso a bordo. Ma quello quasi avesse intuito la nostra interpretazione gratuita si affrettò ad aggiungere “il filobus…sicuro: questa mattina mentre viaggiavo li sopra… mi hanno fregato il portafogli…

Allora fu la nostra volta di guardarlo male e stavamo per replicare con vivacità contro quello scherzo di cattivo genere, quando il giovane eroe riscaldandosi, proseguì il racconto.

“Eh già… mi sento improvvisamente alleggerire. Allora divento furioso, tiro fuori la pistola grido al bigliettaio- Chiudi le porte_-e rivolto ai presenti - Nessuno si muova! In questo momento mi hanno fregato il portafogli!”... Il bello è che mentre raccontava il fatto, eseguiva i gesti; e nel bel mezzo di un ufficio ministeriale tira fuori unaBeretta9cortobrandendola minacciosamente e facendo prendere un accidente a tutti i presenti ( fra parentesi la Beretta di Bonannini è una specie di monumento equestre, nichelata, rabescata, piena di borchie e rilievi dorati, scintillante e meravigliosa; quasi quasi ci viene il dubbio che sia capace di sparare tanto è bella…), La cosa cominciava a preoccuparci. “ E nessuno si è mosso?” domandammo con una certa spiegabile esitazione.”Si, stai fresco!”ribatté scuro in faccia; ci sogguardò un momento, poi riponendo la pistola (con grande sollievo degli astanti) concluse “dopo tre secondi nel filobus c’ero solo io e un passeggero che doveva essere sordomuto e mi voltava le spalle; pure il bigliettaio e il guidatore se l’erano squagliata e sono rimasto li solo come uno scemo…”Non abbiamo avuto il coraggio di sorridere dato il carattere che ci aveva improvvisamente svelato il nostro giovane eroe e dopo aver balbettato un paio di “ già già” molto diplomatici, non abbiamo osato insistere per conoscere le sue avventure con gli inglesi e ce la siamo squagliati. Ma del resto con quel tipo li, che diavolo volete che possano fare gli inglesi? Quelli poveracci, non possono godere di avvertimenti come i passeggeri dell’emmepiuno:quando meno se lo aspettano sono imbottiti di piombo e vanno giù come stracci. Dieci questo sardo piuttosto vivace ne ha abbattuti; ma dopo la nostra intervista-lampo abbiamo pensato inconsciamente così pochi? Si vede che non gliene sono arrivati altri sotto tiro…”

Noi diOLBIAchefuvogliamo inoltre ricordarlo con questo simpatico racconto di gioventù del nostro amico Giuliano Deiana

"Ricordo un giorno lontano, a Roma,allo stadio Flaminio, ad una partita di calcio (che non ho maiamato). Ero giovinetto e non rammento come e perché, miritrovai con un mio zio e con Pedru Bonannini ad andare avedere una partita di calcio fra due nazionali(non ricordoquali).Lui aveva indossato la divisa e, poiché il tempo eraincerto, un impermeabile. Aveva insistito perché noi tre, insieme, accedessimo allo stadio attraverso l'ingresso riservato alle autorità.

Ci bloccarono e l'addetto custode dell'ingresso ci disse: "Scusate, questo è un ingresso riservato alle Autorità" (La "A" maiuscola si sentiva nel tono della voce, per quel che ricordo). Pedru Bonannini, che era il capofila, aprì l'impermeabile e mostro il petto pieno di tutte le medaglie che s'era appuntato per l'occasione, e disse: "PERCHE', IO CHI SONO?" (non riesco ad esprimere il suo imperioso e provocatorio ed orgoglioso tono di voce da olbiese, se non col maiuscolo). Ci fecero entrare entrare con un inchino diretto anche a noi immeritevoli compagni di Pedru.Grazie Pedru Bonannini, grande, generoso e un po' spavaldo eroe del mio Paese".

© Patrizia Anziani

[caption id="attachment_66462" align="alignleft" width="253"]10345929_886949498036746_3233673684572735308_n Pietro Bonannini in divisa (foto archivio Gianni Izzo)[/caption]

Si ringrazia sentitamente il nipote Danilo Cidda per aver messo a disposizione le notizie ed il prezioso archivio cartaceo e fotografico, Gianni Izzo per le foto, Giuliano Deiana per la testimonianza e Mario Spano Babay per il motto di Pietro Bonannini.

Tutte le notizie sono tratte daCielo Quindicinale di politica e divulgazione aeronautica anno II n.16, 1 settembre 1954.

Aerei nella Storia n. 28, febbraio -marzo 2003.

L’Ala d’ Italia n. 6, Roma 16-31 marzo 1943.

Gli assi italiani della Seconda Guerra Mondiale di G. Massimello e G. Apostolo, 18 Bam 2000.

Il cielo di fuoco, eroi e avventure della nostra guerra n. 20 Roma 1943.

Archivio storico.unità.it