Thursday, 28 March 2024

Informazione dal 1999

Cultura, Olbiachefu

L'Isola di Tavolara. Poesia ottocentesca in terranovese del Vicario Antonio Spano (con traduzione)

L'Isola di Tavolara. Poesia ottocentesca in terranovese del Vicario Antonio Spano (con traduzione)
L'Isola di Tavolara. Poesia ottocentesca in terranovese del Vicario Antonio Spano (con traduzione)
Marco Agostino Amucano

Pubblicato il 28 January 2018 alle 16:30

condividi articolo:

La poesia in ottave, che OLBIAchefu qui ripropone, fu composta dal vicario Antonio Spano, vissuto nel XIX secolo, e fu pubblicata nel prezioso volume Poeti terranovesi,curato da Francesco De Rosa ed edito dalla Tipografia G. Tortu di Tempio e Maddalena nell'anno 1901. Lo stesso Francesco De Rosa si preoccupò di apporre le note storiche a pie' di pagina che abbiamo riportato fedelmente.

Degna di essere particolarmente segnalata è la menzione della sconosciuta credenza popolare circa un leggendario animale che abitava nell'isola, e che recava incastonata in fronte una perla luminosa.

L’ISOLA DI TAVOLARA
Iscultatemi tottu attentamente,
chi chelzo diveltire sa mimoria, e chelzo drillattare brevemente su monte c’apo lezidu in s’istoria. Monte su piul bellu ed eminente grandesa de Saldigna onor e gloria! Custu, custu est su monte ‘e Taulare (1): monte su piul bellu de su mare.
Tot’a roccas tagliat’es: a dogn’ala,
chi pare d’esses fattu cun sa serra. Gjurare poden chi b’a un’iscala, pro si comunicare chelu e terra. De poltu tened una grende gala (2) u’istanmilli naviol de gherra. Es poltulalgu, chiet’e profundu, poltusu piul bellu de su mundu. Poltud’ateros poltos rodeadu (3) pro l’adornare che coron’in testa; poltuch’est in totue lumenadu, domo ‘e navigantes, gosu efesta; poltu chi meda gjente ada salvadu, in tempul d’abbolottu e de tempesta; poltu ch’appoderare si cheria: pro dare a totu gherra sa Turchia (4).
In cussu poltu gherra suzzedei
tra sos Romanos e Caltaginesos. Custos dai cuddol vintos bi enzei, pro bona solte de sos Olbiesos. Inie Annone molte b’agatei; sos suosprexoneris si son resos. Cornelu su triunfu aped in Roma, ma Olbia suppoltei atera soma (5). Malte a inie cheriad alzare a fabbricare uniu casteddu nou. Tota sanobilesa de su mare s’innamoreside su logu sou. Chilchèsi e no potesin agatare Gas’unumonte tantu fatt’a prou. Istanzia bi fisseini sol vonos; e su tempu passana in cantu e sonos.
Ue poded’istare una reina
dai totu sa colte accumpagnada (6). No bei mancad abba cristallina, s’aerael meda fin’e delicada, s’iden montes, campagnas e marinas; cazza in dogni passu b’ada (7), e si chilcheren puru bi s’agata mineral elde oro e fine prata (8).
Lu dudo chi s’incontre s’uguale,
a custutant’e tantu raru monte,
medal voltas b’an bidu un animale, chi polta su calbuncu in mesufronte; e lustra che istella orientale ch’essit su manzanu in s’orizzonte (9). Cust’elde zeltu monte singulare, montesu piul bellu de su mare! E procumprendes cant’es singulare, ischides chi de prata sono e d’oro saldentes de sas feras ch’abitare. Unutempul bi polteini sol Moros (10). No creiedaschi ghelzo burrulare cust'afilmende, coment’ap’in coro. Nadecomo s’ateru monte d’ada, che Taulare in ater’incontrada. (n. d. r. : Le note sono alla fine dell'articolo) [caption id="attachment_92877" align="aligncenter" width="4288"] Tavolara vista da Suiles (Olbia). Foto di M. A. Amucano.[/caption]
Traduzione libera a cura di M. AgostinoAmucano
Ascoltatemi tutti attentamente,
che voglio dilettarvi la memoria
e voglio riferirvi brevemente
del monte che ho letto nella storia.
Monte il più bello ed eminente,
grandezza di Sardegna, onore e gloria!
Questo, questo è il monte diTavolara
monte che è il più bello del mare.
Tutto intagliato in dirupi da ogni lato
da apparir fatto con la sega.
Potresti giurare che vi è una scala
per far comunicare cielo e terra.
Come porto ha una grande cala
ove stanno mille navi da guerra.
È un porto largo e profondo,
il più bello che c’è al mondo.
Porto da altri porti circondato,
per adornarlo come una corona in testa;
porto ovunque nominato,
casa dei naviganti, gioia e festa.
Porto che molta gente ha salvato,
in tempo perturbato e di tempesta;
porto che i turchi volevano possedere
per starne lì protetti.
In quel porto vi fu una battaglia
tra i Romani ed i Cartaginesi
che da quelli ne risultarono sconfitti
per buona sorte degli Olbiesi.
Là Annone trovò la morte
ed isuoi si arresero, prigionieri.
Cornelio ottenne il trionfo in Roma,
ma Olbia sopportò un’altra soma.
Marte voleva salire lassù
per fabbricarvi un nuovo castello.
Tutta la nobiltà del mare
s’innamorò del suo luogo.
Cercò e non si poteva trovare
un monte così adatto allo scopo.
Vi presero dimora i buoni:
e vi passano il loro tempo in canti e suoni,
Laddove può dimorare una regina
da tutta la sua corte accompagnata.
Non manca l’acqua cristallina,
l’aria è molto fine e delicata.
Si vedono monti, campagne e marine
c’è selvaggina ad ogni passo
ed a cercarli si trovano pure
minerali d’oro e di fine argento.
Dubito che se ne incontri un altro,
uguale a questo così raro monte.
Molte volte vi hanno visto un animale
con una perla in fronte
lucente come la stella d’oriente
che nel mattino spunta all’orizzonte.
Questo è certo un monte singolare,
il monte più bello del mare.
E per capire quanto è singolare
sappiate che d’argento e d’oro sono
i denti delle fiere che ad abitare
un tempo vi portarono i Mori.
Non crediate che voglia scherzare
affermo ciò come lo porto in cuore.
E adesso ditemi
se da qualche altra parte esiste
un altro monte uguale a Tavolara.

1 L’isola di Tavolara, detta dagli antichi Ermaea, giace presso la costa orientale della Sardegna, tra il golfo degli Aranci e porto S. Paolo. Venne così denominata, a detta del Canonico Spano, perché somiglia ad una catasta di tavole.

2 Questo è l’antico porto Olbiano, oggi detto Golfo degli Aranci: ampio, profondo e capace di contenere molte flotte.

3 Gli stanno in prossimità i porti di San Paolo, di Marinella e di Cognana, e a poche miglia di distanza quello d’Arzaghena e settentrione e quelli di Brandinchi, del Finocchio e d’Ottiolu a mezzodì.

4 I pirati barbareschi ne fecero nel medio evo la loro stazione principale nel Mediterraneo, dalla quale partivano ad infestare i vicino lidi della Sardegna, della Corsica e quelli del litorale della penisola italica.

5 L’anno 260 a. C. successe la battaglia navale del golfo Olbiano tra i Romani, capitanati da L. Cornelio Scipione e Cartaginesi capitanati da Auno o Annone. I Cartaginesi vi vennero sconfitti, rimanendo ucciso il loro duce, la cui salma fu fatta condurre per ordine di Cornelio in Olbia, dov’ebbe onorata sepoltura.

6 L’isola forma il più microscopici dei reami, il regno di Tavolara.

7 Vi abbondano le camozze o capre selvatiche e le pecore merinos, lasciatevi dai pirati a inselvatichirsi.

8 Nell’isola vi è un filone aurifero, che partendo dall’estremità S. O. si affonda dopo breve tratto nel mare.

9 Tale è la leggenda che correva nei tempi andati fra i popolani e i pastori terranovesi.

10 Vanno famose le capre e le pecore di Tavolara, specialmente, perché si vedono coi denti aureati o inargentati (V. Maltzan, In Sardegna, cap. XIX).

©Marco Agostino Amucano

28 gennaio 2018