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Il primo giorno di scuola

Il primo giorno di scuola
Il primo giorno di scuola
Nadia Spano

Pubblicato il 11 September 2016 alle 20:58

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Olbia, 11 settembre 2016 - Qualche giorno fa mi è capitato di vedere su Facebook una vecchia lavagna di quelle di legno dipinto verde acqua, tenute come da un cavalletto, sulla quale con un gessetto e bella grafia era scritto: se mi hai usato...Come in un lampo mi sono trovata catapultata nel passato, davanti alla porta della mia classe, il primo giorno di scuola: come mi sembrava grande quella porta ed alti i soffitti e le finestre!

Ricordo ancora la classe I/A; seconda porta a destra, entrando dal primo portone. Giù nell'atrio le bidelle ci avevano messo in fila per due, grembiule nero e fiocco tricolore per la mia classe, mano nella mano per salire la larga scalinata con la ringhiera in ferro battuto. Già lì iniziavano le prime sgomitate e spinte per andare con l'amichetta del cuore che, cosa strana, difficilmente era la stessa del giorno precedente. Poi arrivati su, il largo corridoio col pavimento dalle mattonelle ottagonali, una nera e una un tempo sicuramente bianca, rese lucide dalle migliaia di piedini che negli anni le avevano calpestate, tanto da permettere ai bambini più spericolati di prendere la rincorsa ed arrivare scivolando fino all'altro lato del lungo corridoio. Rivedo ancora i banchi: doppi, in legno nero conle gambe verde acqua; il cassetto sottobanco ed il buco del calamaio che usavamo una volta alla settimana per scrivere col pennino sul quaderno di bella grafia. Quest'ultimo ricordo che aveva la copertina semirigida e i fogli con le righe, una stretta e due larghe orizzontali e due verticali rosse ad un centimetro e mezzo dal bordo. Risento il "profumo" del legno, unito a quello del gesso trattenuto dalla "cimosa" - fatta da una lunga striscia di stoppa arrotolata ben stretta - nonostante la lavagna fosse stata ben pulita dalle bidelle, come i pavimenti ed i banchi. Entravamo in classe in ordine, bambine e bambini in classi differenti già perchè le classi erano divise tra maschi e femmine e solo la mia classe aveva un unico maschio, Marco, figlio della maestra della classe maschile. Ci sedevamo al nostro posto e iniziava il chiacchiereccio con la compagna di banco, finché la maestra - maestra Mastino - entrava in classe. Allora tutti in piedi e un corale: "buongiorno Signora Maestra" metteva fine al parlottare: la mattinata iniziava con il segno della Croce e la preghiera alla Madonna ed all'Angelo Custode. Non avevamo più maestre allora, ma una sola maestra per 20/22 alunni, che ci insegnava tutte le materie e stranamente riuscivamo ad arrivare in quinta alle espressioni in aritmetica e geometria solida in matematica; analisi grammaticale e logica e primi elementi di latino in Italiano e poi storia fino alla Seconda Guerra Mondiale, geografia con lo studio di tutti i continenti e scienze..e le poesie da studiare a memoria, una alla settimana. Eppure rimaneva il tempo per il disegno, l'educazione fisica, il gioco e le gite, spesso in primavera solo a piedi per andare a vedere i pochi siti archeologici che erano visitabili. Quanti ricordi! Rivedo i volti delle mie compagne: Maria, Claudia, Marina e Gabriella, Rossana, Norella, Anna Rita, Paoletta...e tutte le altre. Che bei giorni abbiamo passato e la scuola non ci è mai sembrata troppo pesante né noiosa perchè la curiosità era sempre stimolata e nessuna restava troppo indietro rispetto alle altre. Sì è stato un bel tuffo in ricordi che forse non sarebbero ricomparsi senza quella vecchia lavagna su Facebook.

© Nadia Spano

In foto la mia classe di qualche anno fa