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Un bunker per amico

Un bunker per amico
Un bunker per amico
Marco Agostino Amucano

Pubblicato il 04 August 2018 alle 23:08

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Golfo Aranci, 4 agosto 2018- All'improvviso due delfini schizzano fuori dall'acqua cristallina fino all'ombelico, proprio lì, a pochi metri dalle nostre canoe. Come Paolo e Francesca si avvinghiano affiancati, stretti però nell'abbraccio di un solo attimo, che di eterno avrà il ricordo nella mia mente, tornata entusiasta allo stupore dell’infanzia. Tonino Enadiventa in questo pomeriggio il mio Virgilio in canoa gialla (a me ha concesso quella rossa, più veloce e stabile) e non per condurmi nel primo girone dell’Inferno dantesco, bensì in questo scampolo di Eden che, dopo la cacciata dei Progenitori, per migliaia di anni la divina triade di Figarolo, Capo Figari e Tavolara - l'isola di Hermès il dio degli imbroglioni e dei viandanti- ha avuto l’incarico di celare agli occhi dell’arrogante specie umana.

[caption id="attachment_104704" align="aligncenter" width="852"] Ubicazione del bunker di Cala Moresca (Golfo Aranci) su un'immagine tratta da Google Earth[/caption]

“Vedi, la concessione del bunker mi è stata data a condizione che io ne facessi un punto d’appoggio per l’escursionismo naturalistico. Ed eccoci qua”, mi spiega tra una pagaiata e l’altra Tonino, volto abbrustolito dal sole, capelli cortissimi e pensionato senza rughe. E quale migliore posto di quello in cui la montagna di Capo Figari si tuffa nell’acqua di Cala Moresca? Qui - siamo nel territorio di Golfo Aranci - c’è tutto per chi ama e vive la natura in modo dinamico: ben sette percorsi trekking e la possibilità di fare la traversata in canoa fra i delfini che vengono a dirti “ciao” nell'azzurrissima piscina naturale fra Cala Moresca e l’isolotto di Figarolo. Sulla facciata calcinata dal sole del vecchio rudere, ben visibile a distanza dalle barche, una mano pietosa scrisse molti anni fa a grandi caratteri “Datemi da bere”, disegnandoci a fianco con un pennellaccio la testa allusiva di un muflone maschio.

“Vengo periodicamente ad attingere l’acqua da questa vecchia cisterna abbandonata e col secchio la trasporto fino a quell'abbeveratoio improvvisato: una vecchia vasca da bagno la cui acqua giallognola in estate è garanzia di sopravvivenza per la colonia di mufloni che risiedono nell'isoletta. Non solo: ogni giorno, nella bella stagione, metto in una busta che mi porto sempre dietro i rifiuti portati dal mare o lasciati dai maleducati nella spiaggetta, me li carico sulla canoa e li porto fino al bunker per poi farli smaltire. In tutti questi anni ne avrò già raccolto a quintali”. È la stessa spiaggetta dove – secondo una suggestiva leggenda – Actes, la concubina orientale prediletta dal terribile imperatore Nerone e da lui esiliata ad Olbia, ammirava malinconica i tramonti estivi prima di rientrare nella sua villa costruita proprio a Figarolo: un esilio dorato passato a rimpiangere i lussi e i privilegi della corte imperiale a Roma, in quella che fu la prima villa da ricchi costruita a scopo di diletto in questo tratto di costa deserta quanto incantata.

“L’idea iniziale era stata quella di prendere in concessione una vecchia casa cantoniera delle Ferrovie dello Stato, ma…lasciamo perdere. Così ho dovuto ripiegare verso ilbunker di Cala Moresca, abbandonato da settant’anni. Quando mi chiedevano i motivi di tutto questo interesse – Sono in pensione e non ho niente da fare – rispondevo e la cosa finiva subito lì, anche perché era la verità”.

Il bunker di Cala Moresca (coordinate 40°59’15,37” N; 9° 38’ 18,64” E) sorge proprio al termine di un’estensione della ferrovia creata nel 1974 e presto dismessa, il cui tratto lungo il mare è diventato una delle passeggiate pedonali alternative per pervenire alle meraviglie di Cala Moresca. “Era tutto un degrado e un abbandono. Dentro e fuori si era accumulato un immondezzaio con schifezze di ogni genere e la camera interna era diventata punto di riferimento per tossicodipendenti, coppiette prese da improvvisi impulsi e persino riunioni di satanisti, che avevano tinteggiato di rosso la volta e disegnato sui muri gli inconfondibili simboli. Ho fatto benedire il fortino dal prete, prima di prenderne possesso. D’inverno poi si allagava al suo interno ed era impossibile entrare senza bagnarsi fino alle ginocchia”.

[caption id="attachment_104710" align="aligncenter" width="3216"] Interno del bunker di Cala Moresca con una delle scritte originali restaurata (foto M. A. Amucano)[/caption]

Numerosi sono i bunker, nome tedesco che indica fortini militari in cemento armato con postazioni di mitraglia a tiro orizzontale (gli altri a tiro verticale, senza copertura, sono i tobruk, dove si posizionavano le mitragliatrici antiaeree), rimasti nel territorio di Golfo Aranci. Posizionati sulla linea di costa, qui come altrove in Sardegna, al suo interno due-tre militari stavano allertati per mesi e mesi, nell’inutile attesa di uno sbarco degli Alleati che mai ci fu. Per questo sono numerosissimi nell'Isola: “Oltre cinquecento” precisa Tonino “ma ritengo di essere il primo, e forse ancora l’unico ad avere ottenuto la concessione ufficiale per curarne uno, e ciò quattro anni fa, nel 2014”.

Già, la concessione. “Ventidue mesi di viaggi, file negli uffici, carte bollate e lunghe attese ci sono voluti. All’inizio mi rimbalzavano da un ufficio all’altro come una pallina da ping pong, non sapevano nemmeno loro che risposte darmi. Infine batti e ribatti ho avuto la dritta giusta ed ho iniziato la trafila. Ottenuti gli estremi catastali dal Demanio di Sassari, ne ho ricavato che il bunker era di proprietà dell’Esercito e che mi dovevo dunque rivolgere al 14° Reparto Infrastrutture di Cagliari. Ho dovuto dichiarare anzitutto che il manufatto non mi serviva per scopi militari. Poi altra successiva pratica per avere l'ok dalla Capitaneria di Porto, perché essendo il fortino quasi sul mare rientra nel demanio marittimo. Per conseguire la definitiva concessione ho anche dovuto fare stilare un progetto di recupero del bene storico monumentale da un ingegnere -ovviamente pagandolo - e presentarlo al Comune di Golfo Aranci per l’approvazione. Ottenuta questa, e pagati pure altri seicento euro all’Ufficio delle Entrate, finalmente ho avuto il definitivo e sospirato nullaosta dell’Ufficio demaniale di Tempio Pausania”.

Sorprende osservare il miracolo di tenace e paziente lavoro eseguito in totale autonomia e solitudine da quest’alacre ed appassionato eterno ragazzo, originario di Benetutti (SS). “Ho iniziato a lavorare a dodici anni. Quando mio padre morì ne avevo solo sedici ed ero il più grande di sei figli: fu allora che la mia famiglia decise di trasferirsi ad Olbia. Qui per mantenermi ho fatto il carpentiere e il muratore. Poi sono riuscito ad entrare nel Reparto Revisioni dell’aeroporto Costa Smeralda dopo avere passato un breve periodo iniziale come bagagista, e là ci ho trascorso i restanti trentuno anni della mia vita lavorativa”.

[caption id="attachment_104714" align="aligncenter" width="600"] Il bunker come si presentava prima del restauro di Tonino Ena (Ph Marco Agostino Amucano 2011)[/caption]

Il lavoro svolto da Tonino Ena su questo manufatto della Seconda Guerra Mondiale è un autentico capolavoro di abilità e competenza artigianale. “Ho recuperato il recuperabile, anche gli slogan originali, che ho restaurato usando gli stessi caratteri dell'epoca. La parte più faticosa e laboriosa è stato però il risanamento complessivo della struttura di cemento armato, anche per evitare che si allagasse internamente. L’ingresso è infatti a pozzo, e si accede all’interno attraverso alcuni scalini; pertanto ho fatto eseguire dal fabbro una botola metallica per sigillarne l'apertura. Oltre a ciò ho dovuto recintare l'area, per la maggiore tutela bel bene”.

Ora tutti lo chiamano “il bunker di Tonino Ena”. Una bella soddisfazione. “Sono tanti i turisti curiosi di ogni nazionalità che si fermano a fare domande, cui ogni volta spiego quello che hanno davanti, e tutta la trafila che ho dovuto fare per ottenerne questa concessione di sei anni rinnovabili. E pensare che in altre nazioni europee ciò si ottiene facilmente e gratuitamente…”

Anche noi tutti dobbiamo ringraziare Tonino per quello che ha fatto per puro amore e spendendoci del suo, e restituendoci un pezzo importante della nostra storia che, per quanto tragica, non va mai dimenticata. Ci auguriamo che altri, privati e non, seguano il suo lodevole esempio.

©Marco Agostino Amucano

4 agosto 2018

[caption id="attachment_104716" align="aligncenter" width="638"] Particolare dell'interno del bunker in uno scatto di Maurizio Casula (2017)[/caption]