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Cronaca

Olbia, intervista a Veronica Asara: ai disabili la specialità non serve

Olbia, intervista a Veronica Asara: ai disabili la specialità non serve
Olbia, intervista a Veronica Asara: ai disabili la specialità non serve
Giulia Padre

Pubblicato il 01 June 2018 alle 16:00

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Olbia, 28 Maggio 2018 - Si è tenuto a Roma nelle giornate del 26-27 Maggio il congresso "Liberi di scegliere", organizzato dalla Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap. A prenderne parte anche Veronica Asara, presidente dell'Associazione olbiese SensibilMente, impegnata da anni nelle battaglie contro la discriminazione e l'isolamento dei disabili.

I temi trattati sono tanto attuali quanto spesso lasciati nel dimenticatoio: la segregazione e la discriminazione multipla subita dalle donne in primis, ma non solo; si parla di isolamento, esclusione, libertà di scelta, e pensioni di invalidità. Tutte questioni che necessitano di essere portate alla luce del giorno, e richiedono un impegno comune su tutti i fronti.

"Definire il concetto di segregazione non è cosa facile - spiega la Asara - il segregato non è soltanto il detenuto che sconta i suoi anni di pena in carcere. Anche un disabile in cura presso un istituto può diventare unsegregato, quando le sue possibilità di azione vengono limitate da imposizioni o regole della struttura. In questi casi non è la libertà personale che viene a mancare, ma il potere decisionale del disabile."

La discriminazione diventa poi doppia nel caso delle donne, che si trovano a subire sia quella di genere che quella legata alla disabilità. Oltre alle problematiche sanitarie dovute ai servizi non specializzati, subentrano i casi in cui donne affette da disabilità non vengono accolte dalle strutture anti-violenza poichétroppo difficili da trattare.

"Da non dimenticare sono anche gli abusi che spesso vengono subiti dalle donne disabili, spesso compiuti da chi si cura di loro. In queste situazioni, diventa difficoltoso denunciare e far sentire la propria voce."Capita spesso infatti che le donne disabili non siano credute, o vengano arbitrariamente reinserite in quello stesso nucleo familiare che rappresenta la causa dell'abuso. O similmente, si ritrovano ad essere considerate "meno donne": incapaci di avere figli, o di prendersene cura.

L'obiettivo che si pone ora la FISHè quello di creare un gruppo, interamente femminile, che prendendo atto della condizione in cui vive una donna disabile nella nostra società, offra supporto e assistenza.

L'associazione SensibilMente in particolare si propone di abbattere le barriere di linguaggio con le quali devono ancora fare i conti le persone affette da disabilità. Basta "bambini speciali" e "diversamente abili". Lo scopo da prefiggersiè quello dell'uguaglianza e della parità di diritti e opportunità, e per raggiungerlo non serve nébuonismo né risarcitorie inutili.

"Ai disabili la specialità non serve, semmai hanno bisogno di evadere dall'esasperata terminologia medica con cui vengono etichettati. In ambito sociale, la diversità deve sparire."