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Pubblicato il 15 October 2020 alle 10:58
Olbia, 15 ottobre 2020 - Un regolamento contro il gioco d'azzardo patologico e le slot: una piaga che, in città, è molto diffusa. Ieri, dopo tre anni di proposte e richieste, il Consiglio comunale olbiese lo ha approvato.
Soddisfatto, ma con sfumature di eterna delusione, il Movimento 5 Stelle che tre anni fa propose questo argomento con una mozione che venne sonoramente bocciata dalla maggioranza nizziana. "Nell’ottobre del 2019, esattamente un anno fa, l’argomento venne iscritto tra quelli da trattare in Aula nel corso di un Consiglio comunale. La discussione, però, è avvenuta solo ieri. E finalmente è stato approvato il relativo regolamento", si legge nella nota stampa dei pentallestati.
“Sono stati tre anni di inutile attesa – commenta la consigliera comunale Maria Teresa Piccinnu – con mozioni e una proposta di regolamentazione ignorati dall’amministrazione olbiese. Finalmente siamo arrivati all’approvazione di un regolamento di civiltà, che mette al centro dell’attenzione di tutti una problematica reale”. Piccinnu ricorda che la città gallurese vanta il triste primato a livello nazionale per numero di macchinette per abitanti raggiungendo una quota spaventosa di giocate: 92 milioni in nel 2016. Il regolamento accende i riflettori sulla piaga sociale del gap, il gioco d'azzardo patologico, con l’intento di sensibilizzare la comunità.
“La ludopatia – afferma Piccinnu – è in continua e costante crescita e si insinua nella vita dei giovani come in quella degli anziani. Sono soprattutto le fasce deboli a rimanere incastrati nei meccanismi di questa delicata e pericolosa dipendenza”. Era dunque necessario porre un freno: il regolamento prevede sanzioni per i trasgressori, ma anche un regime premiale per le attività produttive che abbandonano le slot. I giochi d’azzardo non potranno essere posizionati nelle attività che sorgono nelle vicinanze di scuole, luoghi di culto, impianti sportivi e luoghi di aggregazione: la distanza minima, tra gli uni e le altre, dovrà essere di 500 metri. Giro di vite anche sulle forme di promozione: nessuna pubblicità relativa all’esistenza di sale da giochi, bingo o attività simili potrà essere commissionata o riconducibile alla pubblica amministrazione o alle società partecipate.
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