Thursday, 25 April 2024

Informazione dal 1999

Generale

Olbia, società olbiese sotto inchiesta: sequestrati terreni, ville e un palazzo

Olbia, società olbiese sotto inchiesta: sequestrati terreni, ville e un palazzo
Olbia, società olbiese sotto inchiesta: sequestrati terreni, ville e un palazzo
Angela Galiberti

Pubblicato il 28 May 2020 alle 15:06

condividi articolo:

Olbia, 28 maggio 2020 - Un'indagine unica nel suo genere, la prima del suo tipo in Gallura: complessa, difficile, ma che ha portato a un grande risultato. Così il procuratore Capasso ha definito il lavoro portato avanti dalla Procura insieme alla Guardia di Finanza di Olbia. Al centro delle indagini una società olbiese che produce barche. Barche che sarebbero state vendute a una seconda società maltese che a sua volta le avrebbe rivendute a soggetti privati negli Emirati tramite una terza società.

"Le indagini hanno avuto inizio nel 2018 a seguito di alcune verifiche fiscali svolte nei confronti di società operanti nell'indotto della produzione e della
commercializzazione di yacht di lusso nella Costa Smeralda che avevano fatto emergere ipotesi di violazioni penali", spiega la Finanza.

"Sembrava tutto in regola", hanno spiegato questa mattina in Procura: solo un'indagine tecnica più approfondita ha svelato quella che - per gli inquirenti - sarebbe una esterovestizione. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il presunto amministratore di fatto delle tre società sarebbe un cittadino residente a Malta, ma che sarebbe stato quasi sempre a Olbia e da qui avrebbe gestito gli affari.

Secondo gli investigatori le tre società - amministrate da persone diverse - avrebbero avuto un solo amministratore di fatto: il cittadino la cui residenza a Malta sarebbe stata fittizia. "Il soggetto aveva un ufficio a Olbia - ha spiegato il comandante della Guardia di Finanza di Olbia, Carlo Lazzari - e, ufficialmente, agiva su mandato della società maltese. In realtà, in base alle analisi tecniche compiute, amministrava dall'esterno tutte e tre le società".

In pratica, secondo la Finanza, i passaggi sarebbero stati tre. Il primo sarebbe la vendita delle barche tra la società olbiese e quella maltese: in base alla normativa, l'Iva viene versata a Malta. Nello stato maltese, la seconda società avrebbe messo in atto il secondo passaggio: la vendita dei natanti alla terza società negli Emirati. Anche in questo caso niente Iva: non solo, in base al diritto tributario maltese, la società avrebbe ricevuto indietro il 95% di quanto versato in loco.

A beneficiare di questo lungo giro di operazioni sarebbe stato il presunto "amministratore di fatto": "Un cittadino non sardo, che vive a Olbia da molti anni", ha sottolineato il capitano Lazzari e che - secondo l'ipotesi di indagine - avrebbe preso fittiziamente residenza a Malta mettendo a capo delle società delle persone che, sempre secondo la Finanza, sarebbero dei prestanome.

Questo meccanismo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato escogitato per non pagare troppe tasse in Italia.

"L’analisi della copiosa documentazione, acquisita anche grazie alla procedura di cooperazione internazionale avviata dal Comando Generale della Guardia di Finanza con i collaterali organi esteri interessati, ha permesso di ricostruire il complesso schema societario, consentendo di constatare una base imponibile sottratta al fisco italiano di oltre 20 milioni di euro", ha spiegato la Finanza.

Il caso è seguito personalmente dal procuratore Gregorio Capasso e in particolare dalla Pm Nadia La Femina, presenti entrambi in conferenza stampa, insieme al capitano Carlo Lazzari (comandante Gruppo di Olbia) e al comandante Giuseppe Cavallaro (GdF Sassari).

Tre le persone denunciate, tutte tre italiane: il presunto amministratore di fatto e altre due persone. Al presunto amministratore di fatto è stato interdetto l'esercizio della professione di imprenditore. Poi, ecco i sequestri: terreni, immobili (anche in Toscana), ville e una palazzina nella Città di Olbia per un valore totale di circa 3 milioni di euro, cioè la cifra che secondo la Finanza sarebbe stata evasa.

C'è poi tutto un altro filone dell'indagine che riguarda le persone, secondo la i baschi verdi dei professionisti in materia, che avrebbero aiutato a costruire questo presunto sistema di esterovestizione. Al momento non si sa se si tratta di professionisti italiani o stranieri. In ogni caso le indagini continuano.

Sarà il percorso giudiziario a stabilire se ci sono responsabilità ed eventualmente di che genere.