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Cronaca

Olbia, seminario urbanistica al Deffenu: la città che vorremmo

Olbia, seminario urbanistica al Deffenu: la città che vorremmo
Olbia, seminario urbanistica al Deffenu: la città che vorremmo
Angela Galiberti

Pubblicato il 05 April 2014 alle 16:18

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Olbia, 05 Aprile 2014 - La città che vorremmo è una città sicura, dove l'interesse pubblico prevale su quello privato e dove l'amministrazione fa rispettare le regole, soprattutto quelle regole che salvano la vita. Questo può essere il riassunto del seminario dedicato all'urbanistica che, questa mattina, si è svolto nell'auditorium dell'istituto tecnico Deffenu: la fucina dei futuri geometri, ingegneri e architetti del nostro territorio. Sono stati proprio gli studenti a chiedere al dirigente Scuderi e ai loro docenti di organizzare un seminario sull'urbanistica. Un seminario tecnico, scolastico, che non ha mancato di affrontare il tema più importante di tutti: la sicurezza. Perché l'alluvione del 18 Novembre 2013 ha dimostrato senza ombra di dubbio che violentare la natura significa anche mettere a rischio la vita delle persone. Dopo il saluto del dirigente Scuderi e del sindaco Gianni Giovannelli, si sono alternati al tavolo dei relatori - moderati da Mauro Orrù - quattro personalità decisamente coinvolte nella materia. Ad aprire le danze è stato Carlo Careddu, assessore comunale all'Urbanistica. Per l'assessore Careddu è di vitale importanza che la Città di Olbia recuperi il suo legame con il mare. Questo è in sostanza l'obiettivo della programmazione che l'Assessorato sta o dovrebbe portare avanti. In chiusura, Careddu ha mostrato dei rendering ringuardanti via Redipuglia. Le slide hanno mostrato un lungomare sulla sponda sud completamente diverso, senza straffico veicolare, con pista ciclabile, camminamento e verde pubblico. Dopo Carlo Careddu, che ha fatto un intervento di tipo politico, è stato il turno del geometra Antonello Marongiu, il quale si è addentrato nella materia "Urbanistica" mostrando agli studenti del Deffenu lo sviluppo storico della città. Marongiu, che è funzionario dell'Ufficio Gestione del Territorio del Comune di Olbia, ha sottolineato aspetti poco conosciuti della pianificazione olbiese. Olbia, nel dopo guerra, ha cercato di partire bene con la ricostruzione e lo sviluppo predisponendo, nel 1956, il suo primo Piano Regolatore grazie all'aiuto di Vico Mossa. Questo Piano Regolatore cercava di dare un indirizzo ben preciso alla città e presentava anche soluzioni particolari come, ad esempio, un ponte di collegamento tra la Sacra Famiglia e piazza Crispi. Questo Piano Regolatore, come tutti gli altri preparati dagli altri comuni, è rimasto lettera morta perchè le regole erano viste come un freno allo sviluppo. "In questo periodo i privati proprietari di terreni presentarono ben 40 lottizzazioni. - ha raccontato Antonello Marongiu - Quelle scelte condizionano la città ancora oggi". Le basi della Olbia del 2000 vengono gettate proprio nei dieci anni compresi tra il 1954 e il 1964: è in questo lasso di tempo che Olbia conosce lo sviluppo maggiore. Questi sono gli anni del boom economico, dell'arrivo del principe Karim Aga Khan e dell'anello della Playa. Una lottizzazione quest'ultima, voluta da una società del Congo Belga che non si è sviluppata, ma che è rovinato irrimediabilmente l'equilibrio di Pittulongu e delle sue lagune. Da qui in poi, la storia dello sviluppo urbanistico olbiese si ripete uguale per anni e anni. Tutti i tentativi di regolamentare la voglia di cemento sono andati sostanzialmente a vuoto. Marongiu non lo dice apertamente, ma a parlare sono i fatti: a fare il bello e cattivo tempo, ad Olbia, sono stati i privati. In tutto questo vedo-non-vedo, ci sono però anche storie positive come quelle della giunta De Michele. Sono stati loro a impedire che Olbia diventasse terreno fertile per la petrolchimica di Cippelletti, il quale voleva insediarsi prima a Cala Moresca e poi a Capo Ceraso. L'intervento più atteso era quello del geologo Giovanni Tilocca intitolato "La situazione idrogeologica del Comune di Olbia". Tilocca, che è coprogettista del Pai olbiese attualmente in elaborazione, ha tolto quel velo di mistero che circonda la storia dei canali della Città di Olbia. Canali che tutti fanno finta di non vedere, ma che esistono e che sono potenzialmente pericolosi. La particolarità dei canali olbiesi è che sono stati creati durante le bonifiche contro la malaria. Secondo Tilocca, questo è un aspetto fondamentale per capire la natura di questi canali. I vari "torrenti", "fiumiciattoli" e "rii" che scorrono sotto le case sono stati progettati per essere delle vere e proprie "bombe d'acqua". Lo scopo della canalizzazione era quello di portare il più velocemente possibile l'acqua a mare. Ecco perché molti di questi canali sono quasi rettilinei. Altro punto fondamentale riguarda il come sono stati costruiti. Per realizzare le canalizzazioni, gli operai dell'epoca hanno usato terra di riporto: un materiale sofficissimo che un'onda di piena puà tranquillamente spazzar via. Altro punto sul quale Tilocca si è soffermato è la totale mancanza di rispetto delle regole. Il regio decreto del 1904, il quale dice che bisogna costruire a 10 metri dagli argini, ad Olbia non è stato quasi mai applicato. C'è poi un particolare sul quale gli olbiesi devono riflettere: argini, ad Olbia, non ce ne sono. Quelli che tutti noi definiamo come tali non sono altro che le sponde dei fiumi. Tilocca ha criticato anche un certo modo di costruire. Mostrando le foto di una casa sul fiume protetta da un alto muro di cinta, Tilocca ha sottolineato come quest'ultima struttura - pur salvando i proprietari - abbia di fatto danneggiato i dirimpettai della sponda opposta sprovvisti di tale opera. In pratica, l'acqua che avrebbe dovuto esondare da entrambe le sponde ha trovato un ostacolo e si è riversata tutta nella casa senza parapetto. Tilocca ha criticato a fondo anche il Pai attualmente in vigore. Il geologo si è chiesto come mai, nella valutazione del rischio, non è stato tenuto conto di tutto il percorso urbano dei fiumi. Il Pai individua solo tre criticità: il rio Siligheddu (da via Tre Venezie in poi), il rio San Nicola/rio Zozzò, il rio Padrongianus. In tutti e tre i fiumu, la critità è individuata solo nella loro parte finale. Per il Padrongianus è stato escluso persino il delta - come se l'acqua non arrivasse a mare. Il seminario è stato concluso dall'ingegnere Costantino Azzena, dirigente del settore Urbanistica del Comune di Olbia, che ha spiegato ai ragazzi cos'è un Puc.