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Olbia, scuola: caos riapertura superiori, studenti si ribellano

I troppi contagi a Olbia mettono in allarme ragazzi e ragazze

Olbia, scuola: caos riapertura superiori, studenti si ribellano
Olbia, scuola: caos riapertura superiori, studenti si ribellano
Angela Galiberti

Pubblicato il 24 April 2021 alle 06:00

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Olbia. Una ribellione silenziosa, fatta con una raccolta firme e con un dibattito pubblico: è portata avanti da studenti e studentesse olbiesi che, di fronte ai numeri elevatissimi di contagi in città, si chiedono se è opportuno tornare a frequentare le classi degli istituti superiori cittadini. Sì, è vero: le scuole possono riaprire. L'ultimo aggiornamento del Governo, datato 22 aprile, afferma che tutte le scuole di ogni ordine e grado possono rimanere aperte e fare lezione in presenza. Non è una cosa da poco: il diritto allo studio è fondamentale e in tanti, con la pandemia e con la Dad, se ne sono resi conto. Il problema è che a Olbia ci sono, secondo l'ultimo aggiornamento dato dal sindaco Nizzi ormai qualche giorno fa, circa 600 contagi e 1200 persone in quarantena. I rappresentanti di istituto delle scuole olbiesi si sono così confrontati tra loro e hanno dato vita a una raccolta firme pubblica: in poche ore ha raggiunto oltre 1000 adesioni, segno inequivocabile dell'interesse della tematica. Scrivono gli studenti e le studentesse olbiesi: "Dati gli eccessivi contagi nella città di Olbia, noi studenti non ci sentiamo tutelati nel tornare in presenza. Inoltre ci rendiamo conto che nel caso di positività a rischiare non sarebbero solo gli studenti ma anche professori e rispettive famiglie. Gli studenti dell’ultimo anno si sentono costretti a vivere in una situazione di ansia perché si trovano davanti la possibilità di non fare un esame “normale” ma in didattica a distanza. I ragazzi dunque verrebbero nuovamente privati di un loro diritto. Viste le nuove riforme scolastiche riguardo il nuovo esame di stato gli studenti dell’ultimo anno non possono permettersi di perdere ore di lezione a causa di quarantene da parte di docenti. In conclusione, il motivo per cui chiediamo di firmare è per permetterci il rientro a scuola in sicurezza, fino a quel momento non presenzieremo presso i complessi". Anche in redazione sono pervenute alcune segnalazioni di studenti seriamente preoccupati dalla situazione: poiché sono tanti i contagi, temono di tornare a scuola. Anche se è vero che la possibilità di contagiarsi all'interno delle aule è relativamente scarsa (c'è distanziamento, ci sono le mascherine e si arieggia continuamente), ed è uno dei motivi per cui si permette di tenerle aperte in zona rossa, il numero dei contagi olbiesi - che continua ad essere alto - spaventa e non poco i ragazzi, soprattutto perché le scuole possono scegliere se riaprire al 50% o al 75% e qualche scuola sta scegliendo la seconda opzione. Il Liceo Classico Gramsci, per esempio, ha deciso di aprire al 75% a partire da lunedì 26 aprile. Il Mossa, fino a ieri, non ha aggiornato il proprio calendario: fino al 27 aprile le lezioni si svolgeranno esclusiviamente a distanza. Neanche il Deffenu, fino a ieri sera, ha aggiornato il proprio calendario. Il Panedda ha invece comunicato che il 26 e 27 aprile ci saranno le lezioni in presenza al 50%, dopo di che si deciderà in base all'evoluzione epidemiologica. L'artistico, dal 26 al 30 aprile, ha optato per la presenza al 50%. In tutto questo, la posizione delle scuole è molto complessa: studiare è un diritto, oseremmo dire inalienabile. Le conseguenze di questa situazione sulla qualità dello studio e sulla vita dei giovani non sono state positive: i dati sull'abbandono scolastico sono drammatici e uno dei fattori scatenanti è stato proprio il ricorso alla Dad. Dad che non è da demonizzare, ma che non può sostituire la socialità, i riti, la vicinanza che offre la scuola in presenza. Tutti fattori fondamentali per la crescita armonica dell'individuo, specialmente in un periodo delicato come l'adolescenza. I dirigenti scolastici, dal canto loro, fanno il loro dovere: assicurare il diritto allo studio, approntando piani e protocolli di sicurezza per scongiurare contagi e quarantene. Cosa non semplice, perché basta contagiarsi in famiglia per mandare una classe in quarantena e poi in Dad. I dirigenti però non possono chiudere le scuole in modo autonomo: solo l'autorità sanitaria, cioè il sindaco, può farlo con apposita ordinanza. Ed è al sindaco Settimo Nizzi che i giovani olbiesi si rivolgano affinché, valutati i dati e gli aspetti epidemiologici, prenda una decisione in tal senso. La domanda da porsi è: con 600 contagi, è giusto che le scuole rimangano aperte? Non è questa una situazione eccezionale che può consentire al sindaco di emettere un'ordinanza di questo tipo? I giovani olbiesi attendono un segno. Qui il link della petizione.