Thursday, 25 April 2024

Informazione dal 1999

Lettere, Generale

Olbia, "grazie al Reparto di Medicina": esempio di buona sanità

Olbia,
Olbia,
Olbia.it

Pubblicato il 04 December 2019 alle 13:38

condividi articolo:

Olbia, 04 dicembre 2019 - Riceviamo e pubblichiamo la lettera firmata da Ramona Cherchi dedicata al personale medico del Giovanni Paolo II e in particolare del Reparto di Medicina. Una lettera accorata, rivolta a chi prende le decisioni, che non solo segnala quanta dedizione vi è nel nostro reparto, ma indica anche i suoi problemi. Venerdì 22 di novembre vengo ricoverata presso il reparto di Medicina dell’Ospedale Giovanni Paolo II di Olbia. Arrivo in condizioni davvero estreme. In reparto vengo accettata dalla Dottoressa Pettinato che oltre alla professionalità, mi riserva uno sguardo dolce e compassionevole. Mi scalda il cuore e mi fa sentire finalmente in buone mani. Per non parlare della prima infermiera che mi accoglie, Francesca. Quel sorriso, quel tenero pupazzetto nel suo camice, quei modi rassicuranti e quella estrema delicatezza nel farmi il primo prelievo ed inserirmi la flebo, non li dimenticherò mai. Quando stai male sei impotente. Ed in qualche modo ti senti come un bimbo indifeso. A prescindere dalle cure che ti vengono offerte, il lato umano è di fondamentale importanza. Leggere negli occhi dei medici e del personale paramedico l’empatia, l’interesse reale per le tue condizioni, la compassione per il dolore che provi, alle volte, è più potente di qualsiasi farmaco ti venga somministrato.

Soprattutto quando non sai perché stai così.

E questo è ciò che ho letto, visto e vissuto durante la mia settimana di ricovero in Medicina. Il reparto è di una pulizia ammirevole. Le signore che se ne occupano lo fanno veramente con amore. E scambiano sempre due parole con tutti i pazienti. Anche i pasti sono buoni, serviti caldi e a scelta tra una serie di opzioni. Tutto il personale medico e paramedico lavora instancabilmente, con ritmi veramente assurdi. Vedere con quanto amore si occupino delle persone allettate è davvero commovente. Ho voluto scrivere questa lettera per ringraziarli tutti, uno per uno. Grazie a tutti i medici del reparto di Medicina e grazie a tutto il reparto di Radiologia e Cardiologia presso i quali mi sono dovuta recare per degli approfondimenti. Oberati di lavoro ma attenti e scrupolosi. Grazie a Mirko, Viviana, Maria Giovanna e grazie a tutti gli infermieri e le infermiere, le OSS e gli OSS del reparto di Medicina. Scusate se non ricordo tutti i nomi. Siete stupendi. Grazie alle signore che ci hanno servito i pasti, alle signore che ce li hanno fatti scegliere (ogni sera), alle signore che si occupano della pulizia e dell’igiene del reparto. Grazie di cuore. Un grazie speciale allo splendido Dottor Cilliano. Questo Dottore è l’esempio concreto di chi ha capito che questo mestiere è una missione prima ancora che una professione. L’attenzione, la meticolosità, lo scrupolo e la dedizione che dedica a tutti i suoi pazienti sono davvero ammirevoli. Finiti i ringraziamenti, mi sento in dovere di sottolineare alcuni aspetti organizzativi preoccupanti. Il primo: In Gallura non esiste un centro reumatologico/immunologico. La Sardegna, ed in crescendum la Gallura, detiene un primato poco felice relativamente a questi disturbi.

Non esiste un reparto o un ambulatorio né al Giovanni Paolo né al Mater.

Non c’è una “task force” che lavori in team perché alle volte, in questi disturbi, le specialistiche si incrociano. Sono disturbi/patologie spesso borderline che richiedono consulti multipli con specialisti di discipline differenti. Il calvario che deve subire il malato per arrivare ad una diagnosi e quindi ad una terapia adeguata a causa di questo percorso obbligatorio, è inaccettabile. Oltre al fatto che una diagnosi precoce porta a limitare notevolmente i danni. E questo, spesso, deve avvenire in fase “acuta” proprio ai fini diagnostici. In quel momento non si è abbastanza gravi per un trasferimento in elisoccorso presso un centro sardo specializzato ma nemmeno in grado di poter uscire dall’ospedale sulle proprie gambe per recarvisi. A prescindere da tutti i discorsoni di “quartiere” che conosco fin troppo bene, per quale motivo non si vuole concedere questa specialistica al nostro territorio? Il secondo aspetto organizzativo preoccupante: queste persone lavorano in condizioni per quanto mi riguarda al limite dell’accettabile. Turni massacranti (ho contato le ore) che un medico o un paramedico o un infermiere o un OSS di reparto non dovrebbero mai fare. È davvero necessario sottolineare quale e quanto potente possa essere la ricaduta di un loro errore dovuto alla stanchezza o ad un eccesso di stress? È evidente che debba essere potenziato l’organico, che vadano messi nelle condizioni di poter esercitare al meglio la loro professione nell’interesse supremo del bene più importante che possediamo: la salute.

Io non credo che chi di dovere non si renda conto di questo.

E non credo che non conosca quali siano le loro condizioni di lavoro. Così come credo, anzi sono convinta, che questo problema afferisca a tutti i reparti dei nostri ospedali. E allora mi chiedo: ma com’è possibile che non ci si adoperi per far esercitare queste persone nei modi e nei tempi consoni al fine di beneficiare tutti di un sistema più efficace, con margine di errore limitato? Ma veramente non ci si rende conto che chi si occupa del nostro bene più prezioso vada trattato con i guanti?

Cos’è che abbiamo di più prezioso della salute?

O davvero lo si capisce solo quando la si perde e ci si sbatte il muso in prima persona? Non ho mai messo in piazza le mie cose perché non amo farlo. Però sono anche convinta che per certi argomenti sia necessario esporsi, metterci la faccia, il nome ed il cognome. I discorsi da bar con lamentele fini a sé stesse, della durata di un caffè, non servono a cambiare le cose. Però se ogni cittadino si esponesse e se questo potesse scuotere anche solo un animo, far fare una riflessione in più a chi di dovere, portare a delle migliorie, a delle soluzioni, allora ben venga. Il sistema sanitario nazionale italiano, in termini di qualità professionale e non solo, è uno dei migliori del mondo. Mettiamo i medici e tutto il personale attinente nelle condizioni di lavorare al meglio. Ne va delle nostre vite. Ramona Cherchi