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Cronaca

Olbia. Piano Nizzi: niente espropri e acqua fuori dalla città

Olbia. Piano Nizzi: niente espropri e acqua fuori dalla città
Olbia. Piano Nizzi: niente espropri e acqua fuori dalla città
Angela Galiberti

Pubblicato il 09 February 2018 alle 19:05

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Olbia, 09 febbraio 2018 - In anteprima per i lettori di Olbia.it, ecco il Piano alternativo al progetto Mancini per salvare la città di Olbia dalle Alluvione. Progetto che, per brevità, chiameremo "Piano Nizzi".

Lo Studio di Fattibilità del Piano Nizzi è opera di un raggruppamento temporaneo di progettisti guidato dalla Technital. Nella relazione generale, lunga 260 pagine, i progettisti della Technital coordinati dall'ingegnere Simone Venturini hanno analizzato non solo il Piano Mancini, ma anche il doppio progetto dello Studio d'Equipe, Olbia Futura e lo studio dell'Ing. Gioia risalente al '67.

Cosa prevede, dunque, il Piano Nizzi? La Technital prevede la realizzazione di un canale scolmatore capace di imbrigliare tutti i corsi d'acqua del Comune di Olbia e di una o più eventuali vasche di laminazione. Stando a quanto riportato nella corposa relazione, il piano non prevederebbe espropri. La Technital, partendo da una approfondita analisi del contesto ambientale e urbano della città, propone tre soluzioni progettuali:

  • Sdp1:Casse di espansione su Seligheddu (600.000 m³) e sull’Abba Fritta (400.000 m³)e scolmatore di piena a partire dal San Nicola;
  • Sdp2:Cassa di espansione su Seligheddu (600.000 m³) e scolmatore di piena a partiredall’Abba Fritta;
  • Sdp3:Scolmatore a partire dall’Abba Fritta portata immessa dal Seligheddu nelloscolmatore maggiore rispetto a quella scolmata negli SdP1 e Sdp2 per compensare lanon realizzazione di una cassa di espansione sullo stesso.

In sostanza, il progetto si pone come obiettivo quello di portare fuori dalla città l'acqua e di riqualificare i fiumi cittadini, proponendo un uso civile e persino navigabile in alcuni casi.

E il Piano Mancini?L'analisi della Technital boccia il progetto nelle sue componenti di impatto urbanistico. Benché i calcoli idraulici siano corretti e perfetti, tutto il resto - secondo l'analisi - andrebbe rivisto. In particolare, nella relazione sul Piano Mancini si critica soprattutto l'utilizzo delle sponde rialzate sui canali (vedi foto di copertina, relativa al San Nicola) giudicandole "non compatibili con il tessuto urbano". Tra le altre criticità rilevate figurano la mancata previsione di adeguamento delle rampe dei ponti.

Anche sulle vasche i tecnici Technital esprimono perplessità, in particolare sui "muri" che dovrebbero contenere l'acqua e sulle vasche vere e proprie che potrebbero non più essere utilizzate per altri scopi. Leggiamo: " L’ingente scavo necessario per la realizzazione dellecasse di laminazione comporterà una radicale alterazione del fondo con l’asportazione ditutto il materiale di copertura. Appare impossibile pensare ad un recupero agricolo delsedime delle casse così realizzate. Il fondo delle casse SN1 e SN2 si situa su uno spessostrato di granito (avendo previsto di rimuovere la copertura di materiale sciolto) e quindi ilfondo delle casse risulterà inutilizzabile per qualsiasi uso agricolo: le cassecostituiranno un elemento del tutto avulso dalla città, aree per lo più circondate da arginiall’interno dei quali si troverà l’incisione del corso d’acqua (necessariamente approfonditorispetto allo stato attuale) ed una vastissima area quasi piatta di granito scavato".

Critiche anche sul fronte dell'alimentazione delle casse. Ecco cosa dice la relazione sulla parte di cassa in linea con l'Abba Fritta: "La figura seguente evidenzia la sezione 1 del tratto di deviazione dell’Abba Fritta a montedella cassa ove gli argini sono indicati di altezza pari a 15 m (evidentemente è un errore esi intende 1,50 m. Infatti, data la pendenza della scarpata interna di argine pari a 2 su 3 ela base della scarpata pari a 2,25, l’altezza dell’argine risulta pari a 1,50 m = 2,25 x 2/3 =1,50 m).Siccome il fondo del rio è a quota 10,00 m s.m.m., la sommità arginale risulta pari a 11,50m s.m.m.Ciò significa che quando la cassa invaserà fino a quota 12,85 m s.m.m., il livello in cassasupererà la quota degli argini dell’Abba Fritta, tracimando: ciò provocherà il crollo degliargini".