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Cronaca

Olbia. Morto il dott. Giulio Achenza: il ricordo affettuoso della direzione ASL 2

Olbia. Morto il dott. Giulio Achenza: il ricordo affettuoso della direzione ASL 2
Olbia. Morto il dott. Giulio Achenza: il ricordo affettuoso della direzione ASL 2
Olbia.it

Pubblicato il 25 March 2015 alle 20:41

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Olbia, 25 Marzo 2015 – “Con la morte del dott. Giulio Achenza, scompare una rappresentante autorevole della storia della sanità della Gallura”, raccontano il Commissario della Asl di Olbia, Paolo Tecleme, e il Direttore Sanitario, Salvatore Ortu, i quali, neo assunti, hanno conosciuto l’allora primario del reparto di Medicina dell’ospedale San Giovanni di Dio di Olbia. Negli scorsi giorni, all'età di 94 anni, è morto Giulio Achenza, padre di Marino, attuale direttore del reparto di Medicina dell’ospedale di Olbia, di Annalia, biologa del Dipartimento di Prevenzione della Asl, e di Giovanni, per tanti anni Segretario Generale del Comune di Olbia. Negli anni ’50, quando Olbia era poco più di un paese, il trentenne Giulio Achenza, neo laureato, insieme al fratello Ezio, avviò un ambulatorio privato, per poi esser assunto prima a Cagliari, poi a Olbia all’interno dell’ospedale San Giovanni di Dio (inaugurato l’11 febbraio 1956), sotto la gestione del “Fate Bene Fratelli” di Roma, sino al 1969, anno in cui all’ordine è subentrato l’ente regionale Luigi Crespellani. La gestione del presidio è poi passata nel 1981 alla Usl, da cui, nel 1985, il dottor Achenza andò in pensione. “Negli anni ’50, l’ospedale veniva portato avanti da pochi professionisti, erano sette i medici, che all’interno della struttura facevano di tutto”, raccontano i manager della Asl di Olbia, che ricordano affettuosamente il dott. Achenza, come di un medico di altri tempi, “dai modi cortesi e gentili con tutti”, sempre vestito in maniera impeccabile, con giacca e cravatta, “perché diceva che gli ammalati avevano il diritto di avere a che fare con medici che oltre ad esser impeccabili da un punto di vista professionale, dovessero esserlo anche nell’aspetto”. Un uomo che, quando ancora viveva a Berchidda, suo paese natale, viaggiava in treno, perchè la patente si era sempre rifiutato di prenderla e che, in città, si spostava a piedi. Erano tempi in cui i medici utilizzavano il cavallo per raggiungere i pazienti e in cui, se ci si trovavano a Tavolara a pesca, si utilizzavano i segnali di fumo dalla “terra ferma” per segnalare l’urgenza e l’imminente ingresso in sala operatoria. “Erano altri tempi”, raccontano il commissario e il direttore sanitario, “ma sicuramente noi tutti abbiamo raccolto la grande eredità lasciataci in dono da grandi professionisti come dottor Giulio Achenza. Un’eredità pesante, che ci deve far riflettere, soprattutto in periodi di cambiamento come questi, dove è importante ricordare la storia di quella che è oggi la nostra comunità professionale, sviluppatasi in continuità con quella del passato”.