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Cronaca

Olbia, manifestazione alluvionati: niente folla in Piazza Crispi

Olbia, manifestazione alluvionati: niente folla in Piazza Crispi
Olbia, manifestazione alluvionati: niente folla in Piazza Crispi
Angela Galiberti

Pubblicato il 18 May 2014 alle 15:13

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Olbia, 18 Maggio 2014 - "L'unione fa la forza", dice il detto popolare. Eppure queste parole non sembrano proprio fare breccia nella mente degli alluvionati sardi in generale e olbiesi in particolare. Questa mattina, in Piazza Crispi, c'erano poche centinaia di persone. La gran parte facce note: quelle, cioè, che si fanno vedere a ogni riunione degli alluvionati. Qualche viso nuovo è arrivato dagli altri comuni sardi alluvionati che hanno deciso di rispondere all'appello del Comitato per la Tutela dei Diritti degli Alluvionati di Olbia. Non sono mancate le associazioni di categoria, i comitati di quartiere, qualche politico. Ma il grosso degli alluvionati, questa domenica mattina, non si è proprio fatto vedere. Difficile dare una spiegazione di questo forfait. Di sicuro, con questi numeri sarà difficile balzare in prima pagina sulle cronache nazionali e quindi catturare l'attenzione del Governo Renzi. In ogni caso, la volontà di andare avanti con la protesta c'è. Moreno Contini, presidente del Comitato per la Tutela degli Alluvionati, ha confermato che si proseguirà con le manifestazioni. "Se dopo questa manifestazione non otterremo i risultati sperati - ha detto Moreno Contini rivolgendosi alla piazza - andremo a Cagliari. E se ciò non fosse abbastanza, andremo a Roma". Durante la mattinata, sul piccolo palco allestito per l'occasione, si sono alternati i rappresentanti delle aree alluvionate della Sardegna, dei comitati, delle istituzioni e delle associazioni di categoria. Un racconto di disperazione senza soluzione di continuità che sottolinea l'abbandono della Sardegna al suo destino da parte dello Stato. Uno Stato patrigno capace di pensare solo a 90milioni di euro per abbattere gli interessi dei presti che le banche possono concedere agli alluvionati. Il tema ricorrente della giornata è stato, ovviamente, il risarcimento. Una chimera, allo stato attuale delle cose. Anche perché il grosso delle donazioni che gli italiani hanno fatto alla Sardegna non sono mai arrivate in terra sarda. "Dove sono i soldi della Croce Rossa? - ha detto Antonella Sanna, un'alluvionata olbiese - A chi faranno la carità?". I 5 milioni raccolti dalla Croce Rossa, per ora, rimangono un mistero insoluto. Gli alluvionati vorrebbero i soldi per ripartire, pagare i lavori, ristrutturare casa, ma non è detto che l'ente fornisca questi 5 milioni di euro in questo modo. E' più probabile che si diano vita a dei progetti, ma solo dopo una ripartizione sul territorio regionale e un colloquio con gli enti locali. La Croce Rossa non è l'unica messa sotto accusa per la supposta lentezza nell'agire. Anche gli enti bilaterali di assistenza sono stati fustigati. "Dove sono gli enti bilaterali di assistenza? - ha detto Benedetto Fois, presidente della CNA Gallura - Agli artigiani qualche soldo è arrivato, ma gli edili dove sono? Questi enti non si stanno muovendo. Ma soprattutto, dov'è finito lo Stato?". Le storie di solitudine e mancati aiuti sono state tantissime. "Da noi l'emergenza è iniziata intorno alle 18 - ha raccontato Francesca Chessa, arrivata ad Olbia da Torpè -. Siamo stati sei ore sopra il tetto della nostra casa, siamo riusciti a salvare due disabili che adesso sono in un istitito. Noi vogliamo riunire la nostra famiglia e tornare tutti insieme a casa". "Abbiamo ricevuto solo un lumicino dalla Curia - ha raccontato con una ironia amarissima Giovanni Bonannini, olbiese e titolare di una nota vetreria -. Il giorno dopo nella mia vetreria c'erano 60 persone. Io devo ringraziare il popolo sardo. Gli operai che ci hanno aiutato non hanno voluto la paga. I fornitori ci hanno chiamato. Ci ha chiamato la Coldiretti. Siamo riusciti a ripartire con attrezzature nuove che pagheremo in 3 o 4 anni". Tutte queste persone, con le loro storie, hanno testimoniato che in realtà l'alluvione non è mai finita. Il fango è stato spalato, le suppellettili danneggiate sono state buttate, le strade sono pulite. Ma dentro le case vuote e ancora umide si consuma ogni giorno la tragedia della solitudine e dell'abbandono.