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Olbia: il malore di un'anziana, l'indifferenza dei passanti, una mano tesa

Olbia: il malore di un'anziana, l'indifferenza dei passanti, una mano tesa
Olbia: il malore di un'anziana, l'indifferenza dei passanti, una mano tesa
Sabrina Sanciu

Pubblicato il 08 July 2018 alle 08:48

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Olbia, 08 luglio 2018 - Inauguriamo oggi una nuova rubrica d'opinione: si chiama Perle ai porci (#perleaiporci) e la penna è quella di Sabrina Sanciu. Olbiese pungente e instancabile osservatrice della realtà cittadina (e non solo), Sabrina Sanciu parte questa avventura con Olbia.it da un fatto realmente accaduto in città questa settimana. Un fatto apparentemente banale che, però, descrive bene i tempi che stiamo vivendo e il degrado sociale che sta purtroppo invadendo i nostri cuori.
Quando ai bambini viene chiesto di spiegare l'amore rispondono nei modi più disparati, ma sempre e comunque carichi di empatia e sentimenti buoni.
Alcuni raccontano l'amore come una famiglia felice, altri come il cucciolo che fa loro le feste, altri come la mamma che da il bacio sulla bua, altri ancora come la condivisione di qualcosa di agoniato.
I bambini lo sanno cos'è l'amore, perché infondo è una cosa semplice.
Allora mi chiedo come si diventa freddi e distaccati? Quando succede che il cuore diventa di ghiaccio e gli occhi selezionano per cosa valga la pena inumidirsi?
Venerdì mattina in un supermercato della nostra città una donna di 75 anni si è sentita male mentre la cassiera passava la sua spesa in cassa. Le sue gambe non reggevano, aveva freddo, diceva.
La ragazza ha prontamente chiesto aiuto ai colleghi, chi si è prodigato per portare una sedia alla signora, chi le ha portato acqua e zucchero.
Non ero l'unica in attesa alla cassa, vi erano donne che facevano la spesa quotidiana con i figli al seguito, uomini soli e famiglie che prendevano l'occorrente per andare al mare, altre donne anziane che cincischiavano tra le offerte. Non troppe persone, ma neanche poche.
La malcapitata signora, che per privacy chiamerò Fortuna, era smarrita, sola e dolorante, e nessuno si curava di lei. Tutti le han rivolto uno sguardo veloce e son passati oltre, tra il tonno in scatola e le barrette di cioccolato.
Quel vuoto d'anime ha lasciato un velo di amara tristezza nel mio cuore.
Ho chiesto a Fortuna se fosse sola, mi sono offerta di darle uno strappo a casa. Lei, con l'orgoglio di chi ha vissuto una vita intera e non vuole sentirsi inutile ha provato a dir di no, ho risposto solo che non l'avrei lasciata sola.
Mi ha permesso di aiutarla, l'ho portata a casa, le ho portato su la spesa e ho aspettato che chiudesse la porta alle sue spalle.
Fortuna mi ha raccontato quanto basta del suo presente per capire che il suo male è il peggiore dei mali, e che non sente più la forza di combatterlo nonostante le pressioni dei figli che la pregano di prendersi cura di sé stessa.
Fortuna mi ha raccontato della perdita del marito e del fatto che ormai si sente inutile e sola.
Fortuna è una donna, una mamma, una moglie, una nonna.
Fortuna è la dirimpettaia della quale ignoriamo il nome, la maestra dei nostri figli, l'impiegata allo sportello.
Fortuna è una persona che ha provato a rendersi utile andando al supermercato da sola, nonostante l'avvertimento dell'amata figlia, e ha avuto un malore.
Fortuna è stata ignorata dai più.
Fortuna ha trovato una mano tesa, ma una sola mano è troppo poco.
Io non penso di aver fatto niente di speciale, ho fatto ciò andava fatto, ciò che vorrei per mia nonna casomai Fortuna potesse essere lei.
"Un like per una preghiera" non salva una vita.
La condivisione dei video scandalosi sulle violenze contro i più deboli non cambia il mondo.
I commenti social sulle ONG e sui migranti non cambiano i fatti.
Tendere una mano a chi ha bisogno dinanzi al nostro sguardo, quello sì, può fare tanto.
Chiedete ai bambini, vi diranno come fare.

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