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Cronaca

Olbia, l'elemosina al mercato: c'è l'ombra del racket?

Olbia, l'elemosina al mercato: c'è l'ombra del racket?
Olbia, l'elemosina al mercato: c'è l'ombra del racket?
Angela Galiberti

Pubblicato il 14 July 2018 alle 12:53

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Olbia, 14 luglio 2018 -È un piccolo gruppetto ed è formato sempre dalle stesse persone: arriva di primo mattino, quando il mercato inizia a popolarsi di avventori e se ne vanno tutti insieme alla stessa ora, più o meno alle 12:30. Non accettano centesimi (c'è un "minimo" alla donazione) né buste di spesa: quando qualcuno accetta (raramente) del cibo lo regala a terze persone.

Nessuno ha le prove che dietro questa attività ci sia una sorta di racket, ma l'insistenza con la quale questo gruppo di persone di origine africana chiede denaro a chi fa la spesa al mercatino del sabato sta rendendo insofferente il nutrito popolo degli standisti e gli stessi avventori.

In seguito a una segnalazione circostanziata, questa mattina ci siamo recati al mercato di via Sangallo, a Olbia, e abbiamo compiuto un giro di "perlustrazione". Un acquisto qua, uno là, due parole scambiate con i commercianti: la richiesta è unanime, "Vorremmo solo un po' più di controllo".

Durante la nostra visita al mercato, non abbiamo notato situazioni di particolare tensione, giusto un po' di insistenza da parte di chiede l'elemosina, ma sempre con molta educazione.

"Oggi è una giornata tranquilla - racconta uno dei commercianti -, ma non è sempre così. Notiamo sempre più spesso risposte particolarmente dure da parte dei nostri clienti e molta insistenza da parte di chiede. Prima o poi succede qualcosa di grave".

La situazione è stata ovviamente segnalata alla Polizia Locale, ma poco si può fare: chiedere l'elemosina non è reato.

Dal punto di vista umano, poi, la situazione è davvero complessa: da una parte c'è l'empatia nei confronti di una persona che evidentemente si trova in una situazione difficile, dall'altra parte c'è l'insofferenza per un atteggiamento che qualcuno ha definito come "arrogante" o "troppo insistente".

La settimana scorsa, ad esempio, si è venuta a creare una situazione molto tesa che fortunatamente non si è trasformata in qualcosa di grave: il fatto non è stato denunziato, ma potremmo considerarlo come il sintomo di qualcosa che sta covando sotto la cenere. Per questo i commercianti chiedono un po' più di controllo al mercato.

Rimane il forte dubbio che questi ragazzi, alcuni molto giovani, siano vittime di una sorta di "sistema organizzato" un po' come succede per coloro che vendono merce contraffatta sulle spiagge e per coloro che vendono le rose tra i tavolini degli esercizi pubblici.

Di "racket dell'elemosina" si parla ormai da qualche anno perché il modus operandi dei giovani coinvolti è sempre lo stesso in quasi tutte le città italiane. A Milano, la Polizia locale ha compiuto l'operazione "Baseball cup" che ha fruttato un corposo dossier depositato in Procura: per ora nessuna inchiesta giudiziaria ha preso il via, ma le indagini a macchia di leopardo vengono fatte in tutta Italia.

Il forte sospetto è che dietro ci sia la famigerata mafia nigeriana: già molto presente in Italia per lo spaccio di droga, ma soprattutto per la tratta e lo sfruttamento della prostituzione.

Le caratteristiche di questo tipo di elemosina sono sempre le stesse: i gruppi presidiano sempre gli stessi posti, la questua viene fatta con un cappellino da baseball (particolare che abbiano notato stamattina in uno dei giovani che ci ha chiesto l'elemosina), arrivano sempre alla stessa ora e alla stessa ora lasciano il posto. Nessuno di loro accetta del cibo quando gli viene offerto.

Gli indizi non sono prove, ma in Svizzera - precisamente nel Canton Ticino - hanno ridimensionato fortemente il fenomeno con un'azione di contrasto compiuta sia sul fronte dei residenti (soprattutto coloro che si sentono in dovere di aiutare, a prescindere dallo status di sfruttato di chi "aiutano"), sia sul fronte degli sfruttati e della criminalità organizzata.

I cittadini ticinesi sono stati invitati a segnalare le situazioni a rischio e l'intervento viene compiuto sia dalle forze dell'ordine che dalle associazioni caritatevoli: da una parte lotta alla criminalità, dall'altro aiuto a chi ne ha bisogno. I risultati di queste azioni sono incoraggianti.

E noi cosa vogliamo fare per queste persone?