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Olbia, la pandemia e lo stop alla danza: la parola a Mavi Careddu

Parla la storica insegnante, che ha formato generazioni di danzatori professionisti e non

Olbia, la pandemia e lo stop alla danza: la parola a Mavi Careddu
Olbia, la pandemia e lo stop alla danza: la parola a Mavi Careddu
Camilla Pisani

Pubblicato il 18 April 2021 alle 06:00

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Olbia. Gli effetti delle misure di contenimento della pandemia stanno, come emerge dall’analisi dei dati sull’occupazione e sullo stato delle aziende, minando la sopravvivenza di moltissime realtà economiche olbiesi: uno dei settori che, oggettivamente, sta subendo le restrizioni maggiori è quello della cultura e dello spettacolo, di cui fanno parte non solo cinema e teatri ma anche tutto il sistema delle scuole di danza (e delle palestre che ospitano i corsi); sono centinaia i bambini ed i ragazzi che, dallo scorso marzo, hanno dovuto interrompere la frequentazione delle lezioni di danza. Una rinuncia che pesa sul già compromesso equilibrio dei più giovani, sospesi tra chiusure, didattica a distanza ed una socialità condotta esclusivamente online: ma il fardello più pesante è quello che grava sulle spalle dei titolari di queste attività, dimenticati dalle istituzioni (quasi come se chi vive di arte fosse meno importante di chi svolge professioni diverse) e, ad oggi, privi di una prospettiva a breve o a medio termine. “Siamo chiusi, di fatto, da marzo scorso, fatto salvo per la brevissima riapertura di giugno, che però ho fatto quasi solo per dare un segnale di speranza. Nel mondo della danza, giugno e luglio rappresentano la fine dell’anno accademico, quindi non c’è stata grande risposta, anche perché già in quel momento anche chi avrebbe voluto riprendere a studiare cominciava ad avere difficoltà finanziarie oppure organizzative; in più non avere la prospettiva del saggio ha scoraggiato molti allievi. Successivamente, l’apertura di settembre ha dato qualche speranza in più, benché la partenza non fosse stata ottima, ad ottobre abbiamo raccolto qualche risultato, riuscendo a lavorare con allievi storici e nuovi, le classi erano un po’ più numerose e la gente più fiduciosa, ma molti nella fascia adolescenziale hanno rinunciato all'allenamento, forse anche per via del sovraccarico di lezioni scolastiche in DAD, al termine delle quali non avevano desiderio di continuare a stare davanti ad uno schermo; ovviamente la riapertura era stata preceduta dall’adeguamento della struttura ai nuovi protocolli, cosa che ha comportato anche numerose spese” racconta Mavi Careddu, insegnante di danza, attiva ad Olbia da quasi venticinque anni. Da quel momento in poi, com’è noto, scuole di danza e palestre sono state chiuse, e così sono rimaste fino ad oggi, quando ancora nessun segnale governativo lascia presagire una imminente riapertura: “siamo invisibili, dimenticati da governo e Regione. Per quanto concerne gli istruttori, in larga parte, per fortuna, hanno potuto avvalersi dei ristori, ma nessuno sembra aver pensato ai titolari delle attività, le cui spese fisse continuano ad esistere; impossibile pensare di far conto sulla possibilità o meno dei proprietari dei locali di ‘abbonare’ loro l’affitto, perché ognuno ha una situazione economica diversa. I ristori che sono stati previsti si sono rivelati del tutto insufficienti a tappare le falle di attività ferme da un anno, che difficilmente riusciranno a rialzarsi. Penso anche alla situazione dei teatri, che versavano già in gravi difficoltà prima della pandemia, e che adesso dovranno trovare le risorse per risollevarsi. Anche solo mantenere l’affitto e le utenze attive è un costo che va affrontato” continua l’insegnante di danza. In uno scenario decisamente difficile ma soprattutto incerto, la recentissima notizia dell’inserimento della Vetrina Coreografica di Danza tra gli eventi di rilevanza nazionale: “questo significa che sarà una di quelle manifestazioni che abilitano le scuole ad allenare i propri ragazzi in struttura, e questa è un’ottima notizia per ricominciare a far camminare il settore. Infatti, sebbene le prime fasi saranno realizzate in streaming, quindi online, nei miei progetti ci sarebbe l’idea di portare a metà luglio un appuntamento in teatro, se permetteranno la riapertura” conclude Mavi Careddu, mentore di generazioni di danzatori amatori e professionisti. Enorme difficoltà ma anche smisurata speranza nel prossimo futuro, per il mondo della danza olbiese: il desiderio di tornare a calcare le scene di un teatro, ma soprattutto di riprendere le classi, è forte e malgrado un anno di immobilità, le braci ardono alte sotto la cenere, pronte a risollevarsi.