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Olbia e il rischio idrogeologico. Venturini: "le vasche non funzionano, calcoli errati"

Olbia e il rischio idrogeologico. Venturini:
Olbia e il rischio idrogeologico. Venturini:
Angela Galiberti

Pubblicato il 08 September 2018 alle 13:06

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Olbia, 08 settembre 2018 - Mentre il Comune di Olbia si avvia verso il referendum popolare sul Piano Mancini, continua a tenere banco in città la discussione sulle opere di mitigazione del rischio idrogeologico. Un argomento complesso, certamente non alla portata di tutti, che è stato affrontato questa settimana durante la conferenza pubblica della Valutazione di Impatto ambientale alla presenza dei tecnici regionali, degli ingegneri Mancini e Venturini e di molti cittadini.

Durante la due giorni sono state illustrate le soluzioni presentate al cospetto dei tecnici regionali. A giudicare dalle parole espresse dall'assessore regionale ai Lavori pubblici e commissario straordinario Edoardo Balzarini, le opere previste dal cosiddetto Piano Mancini sarebbero però sempre in "pole position".

Infatti, nella nota ufficiale della Regione Sardegna post conferenza,Balzarini sottolinea che "Siamo di fronte a un progetto definitivo le cui opere, strettamente connesse alla procedura di finanziamento e agli stanziamentioggidisponibili, hanno tutte le carte in regola per essere appaltate, una volta conclusa la procedura di VIA, già dal 2019. Ogni diverso percorso progettuale o di finanziamento porterà, inevitabilmente,a maggiori tempi per conseguire l'obiettivo, primario, della messa in sicurezza idraulica dell'abitato di Olbia e del recupero delle aree urbaneoggivincolate".

Insomma - a giudicare da queste parole - il Piano Mancini non si tocca benché diverse osservazioni fatte dal Comune di Olbia attraverso la Technital e l'ingegner Venturini siano state inglobate all'interno dello studio e delle opere.

"Nel progetto originario vi erano muri molto alti di cui forse non si erano accorti nemmeno loro - spiega l'ingegner Venturini, autore del cosiddetto Piano Alternativo della Technital che prevede un canale scolmatore e una vasca di laminazione -. Abbiamo fatto presente la presenza di questi muri, abbiamo fatto capire che la cosa non era sostenibile e hanno adottato una soluzione che già noi abbiamo adottato nel nostro progetto, che continua a essere quello, che consiste nell'approfondire in canali nel tratto di foce. Difatti il progetto Mancini approfondice il fondo dei canali nel tratto vallivo: in questo modo sono riusciti a limitare l'altezza dei muri e limitare il rialzo dei ponti. Li alzano comunque molto più di noi".

Proprio gli effetti che il Piano Mancini avrebbe sul tessuto urbano della Città di Olbia sarebbero all'origine dello scontro politico tra la Regione Sardegna, che sta portando avanti di fatto il Piano Mancini, e il Comune di Olbia, che con il cambio di amministrazione avvenuto nel 2016 preferirebbe usare un'altra soluzione: quella del canale scolmatore.

Il dott. Venturini spiega, con un esempio, cosa prevede il Piano Mancini in città."Prendiamo il ponte di via Tre Venezie - continua l'ingegnere della Technital -. Nel nostro studio non lo tocchiamo neanche, perché le nostre portate sono piccole. Loro invece di fatto continuano a mandare tutte le portate in città e quindi il ponte di via Tre Venezie sono costretti a rifarlo: da ponte di 15 metri diventa di 40 metri, praticamente un viadotto. Allargano il canale, ma di fatto riescono a non alzare: hanno risolto una parte delle criticità, quelle relative ai muri, non hanno risolto il problema degli allargamenti. Hanno abbassato il fondo, ma continua a rimanere un canale molto largo".

L'allargamento dei canali è un aspetto importante, soprattutto se si pensa al tessuto urbano. "Il Seligheddu da 15 metri circa diventa di 40 metri e invade le proprietà private, invade i giardini - continua l'ignegnere -. Addirittura i muri del Seligheddu diventano le recinzioni dei giardini privati. Quindi vuol dire demolire le recinzioni e vuol dire soprattutto, anche dal punto di vista idraulico, non avere l'apertura longitudinale: se uno vuol fare manutenzione al canale non lo può percorrere perché deve entrare nel giardino del privato. Una cosa che normalmente non si fa e infatti sono previste le fasce di rispetto fluviali proprio per questo. Qua non ci sarà più questa accessibilità: da un lato ci saranno le case, dall'altro la Assl".

Le vasche - in particolare quelle di via Nervi - continuerebbero, secondo l'ingegner Venturini ad essere 'problematiche'. "Le vasche, con quei livelli confermati, continuano ad avere criticità rilevanti - spiega -. La principale è lo scarico di fondo: queste casse sbarrano il corso d'acqua che normalmente non le allaga. Lo scarico di fondo è come il nostro lavandino di casa: quindi quando nostro rubinetto è aperto poco, lo scarico di fondo è in grado di far uscire l'acqua e il lavandino non si riempie; se però io apro molto di più il rubinetto, lo scarico non riesce più a far uscire tutta l'acqua e quindi il lavandino si riempie finché ad un certo punto tracima. Supponiamo che lo scarico di fondo venga tappato: quel lavandino si riempie molto prima. Ciò che arriva nelle casse di laminazione non è l'acqua che esce dal rubinetto, pulita, è la piena che ha già dilavato il bacino e si è portata giù di tutto, compreso quello che loro pensano di mettere nelle vasche (alberelli, parco giochi). Alla prima piena, quelle cose vengono portate via e va a intasare lo scarico di fondo. A quel punto la piena, quella vera, deve ancora arrivare perché sta cominciando a crescere e come cresce tappa lo scarico: quando arriva il picco la cassa è piena e il picco passa e arriva tutto sulla città. Quindi quelle casse non funzionano".

La variabile "tappo" non è stata inserita nell'ormai celebre modello matematico? "Hanno fatto le simulazioni con lo scarico aperto, poi hanno intuito che avevano un problema perché gli scarichi sono larghi un metro per un metro e quaranta, ci passa a malapena una lavatrice, hanno fatto le verifiche dei livelli che si formano dentro otturando per metà lo scarico. Hanno visto che il livello cresceva sopra lo scarico di superficie, ma non hanno tratto la conseguenza: quando il livello sale sopra lo scarico di superficie, esce portata. Quella portata non l'hanno calcolata e non l'hanno sommata a quella che esce dal fondo: di fatto i conti sono tutti sbagliati. Anche i canali in città li hanno dimensionati al pelo, appena le casse non funzionano più salta il meccanismo. Anche le loro casse sono risicate: se arrivasse un'onda di piena leggermente diversa, con un volume maggiore o con un picco inferiore ma che dura di più nel tempo, riempie la cassa e il picco passa: è tutto tiratissimo. Il nostro scolmatore ha un volume infinito. Arriva la piena e dura tutta la giornata? Va tutta giù".

Altro aspetto da valutare è la definizione che è stata data al canale scolmatore durante la conferenza pubblica: il canale scolmatore è stato definito come "canale tombato".

"Il problema vero è, secondo me, comunicativo. Qua in Sardegna nessuno ha mai visto uno scolmatore, nel Nord Italia ce ne sono tanti così come nel mondo - conclude il dott. Venturini -. Loro forse avevano capito (e a questo abbiamo replicato e non hanno aggiunto altro) che deviavamo i corsi d'acqua mettendoli tutti in galleria e portandoli nel Padrongianus: non è vero. I corsi d'acqua continueranno ad arrivare in città, solo sopra una certa soglia invece di tirare dritto in città l'acqua salta dentro nello scolmatore. Noi viviamo a Verona dove c'è lo scolmatore dell'Adige che scarica nel lago di Garda: noi non abbiamo più avuto allagamenti, quello scolmatore ha funzionato decine di volte senza mai un problema. E' lungo nove km e porta 500 metri cubi al secondo, quello di Olbia sarebbe lungo 11 km e ne porterebbe 270. Se c'è un'opera idraulica che non dà problemi è proprio lo scolmatore. Le casse di laminazione danno sempre problemi: la cassa del Progetto Mancini si allaga praticamente una volta all'anno, lo hanno detto loro e ce lo hanno fatto vedere. Ci hanno fatto vedere le frequenze dei livelli in cassa e in due anni c'è un livello di un 1,60 m, quindi significa che per un anno ci sarà almeno un metro, è statistica. Il corso d'acqua passa dentro alla cassa di laminazione: appena c'è po' più di acqua del normale si riempie. Poi, i detriti non vengono portati dall'acqua solo nella piena duecentennale: ci sono anche quando la piena è più piccola perché questi eventi lavano il bacino e portano giù tutto quello che nel frattempo si è depositato. A ogni piena, annuale, occorre andare nella vasca e tenere continuamente pulito tutto.È un'opera che ha bisogno di una rilevante manutenzione, lo scolmatore no: ci si entra tranquillamente con i mezzi e si attiva solo per portate di un certo tipo".