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Cronaca

Olbia, integrazione: comunità senegalese a lezione di legalità

Olbia, integrazione: comunità senegalese a lezione di legalità
Olbia, integrazione: comunità senegalese a lezione di legalità
Angela Galiberti

Pubblicato il 12 July 2013 alle 20:27

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Olbia – Una scommessa per l'integrazione. Si può definire così l'incontro che si è svolto giovedì sera, dalla mezzanotte alle tre, nella sede del Partito democratico olbiese in via Roma 138. Nella sala dove ci si confronta sui temi che riguardano la città, il segretario cittadino Angela Corda ha accolto Gabriella Marogna (Console onorario per il Senegal) e Sidy Ahmet Sy (Capo religioso della comunità Tijane), venuti ad Olbia per incontrare la comunità senegalese e tenere una lezione di legalità e integrazione. L'evento, coordinato e voluto da Omar Sarr – presidente di Sunugal, presidente di Tigian e membro della segreteria cittadina del Pd, ha visto la partecipazione viva e numerosa della comunità senegalese, che ha riempito la sala interna della sede del partito. “Con questo incontro, il Pd di Olbia vuole sostenere le istanze della comunità senegalese – ha detto il segretario Pd, Angela Corda – Sono orgogliosa di essere a disposizione di questa comunità e sono contenta che Omar Sarr faccia parte della mia segreteria. E' un uomo che ha delle grandi capacità politiche e parteciperà in qualità di rappresentante della seconda comunità straniera della città”. I senegalesi residenti a Olbia sono 427 e, probabilmente, sono stati i primi stranieri ad arrivare in Città tanti e tanti anni fa. Rapportarsi con la seconda comunità straniera significa aprire il partito alla multiculturalità e avviare un vero processo di integrazione. Processo che, inevitabilmente, deve passare anche attraverso la partecipazione politica degli stranieri. E questo non si può fare senza l'inclusione degli stranieri nei meccanismi della partecipazione cittadina. L'artefice di questo importante momento di incontro è stato Omar Sarr, una sorta di “capo-popolo” per i senegalesi olbiesi. Un punto di riferimento importante per tutti coloro che fanno parte di questa grande comunità. “Il Console Gabriella Marogna e il Capo religioso Sidy Ahmet Sy vengono spesso a trovare la nostra comunità – ha raccontato Sarr – ieri sera hanno tenuto una lezione di integrazione e di legalità. E' stato bel momento di confronto e di unione. L'integrazione passa attraverso la conoscenza reciproca e passa attraverso i diritti e i doveri. Quando arriviamo in un posto straniero, non dobbiamo pensare ai nostri diritti, non siamo quei per prendere qualcosa. Noi abbiamo innanzitutto dei doveri, dobbiamo rispettare le leggi del posto, le regole, la cultura”. Durante la serata, si è discusso delle problematiche della comunità senegalese. Per la verità, i cittadini senegalesi sono quelli che – in generale – creano meno problemi in assoluto. “Prima dell'assemblea abbiamo incontrato l'assessore alla Sicurezza, Ivana Russu – ha aggiunto Omar Sarr – tutte le volte che incontriamo le istituzioni ci dicono che se tutti gli stranieri fossero come noi, ci sarebbero meno interventi. Il nostro è un popolo tranquillo e solare, ma qua abbiamo il problema dei prodotti contraffatti, che molti di noi vendono”. Ieri sera si è parlato anche di questa problematica. “Abbiamo spiegato ai nostri fratelli cosa bisogna fare nel momento in cui si viene sottoposti ad un controllo e si ha della merce contraffatta – ha sottolineato Omar Sarr – invece di scappare, bisogna accettare il controllo e dare i documenti. Così non si accumulano i reati”. Omar Sarr è estremamente orgoglioso della sua comunità e di quello che si propone di fare con la sua associazione. “Noi aiutiamo chi vuole cambiare sistema, chi si è pentito – ha sottolineato il presidente di Sunugal – ma non ci mettiamo a servizio di chi non vuole rispettare le regole”. Ma come vive la comunità senegalese ad Olbia? “Siamo una comunità molto unita – ha detto Omar Sarr – oggi abbiamo inaugurato con la prima preghiera la prima vera moschea della città. Si trova in via Tavolara ed è merito dell'emiro del Qatar. Per noi è fondamentale avere un luogo di culto. La preghiera è un'occasione di incontro, di fare comunità. Quando qualcuno non si presenta, ci preoccupiamo e andiamo a trovarlo per capire cosa è successo. E se ha bisogno di aiuto, lo aiutiamo. Da poco abbiamo fatto due collette per due nostri fratelli che hanno avuto due brutti incidenti. Uno è diventato cieco, l'altro ha perso l'uso delle gambe. Senza questa unità, non potremmo aiutarci l'un l'altro”. E la crisi economica che effetto sta avendo sulla comunità senegalese? In quanti se ne sono andati? “Abbiamo parlato anche della crisi ieri sera – ha raccontato il presidente di Sunugal – il punto fondamentale è che bisogna avere fede, bisogna avere speranza e fiducia nel futuro. Non bisogna abbattersi. Il messaggio che abbiamo voluto dare all'incontro era questo. Ovviamente, qualcuno dei nostri se n'è andato. Quattro o cinque persone sono andate via e sono tornate in Senegal”. Il tema del rientro, per Omar Sarr, è molto delicato e si lega in modo indissolubile alla storia dell'immigrazione e alla storia dell'Africa, una storia fatta di sangue e di predatori economici. “Si dice che l'Occidente ha preso tanto da noi – ha detto Omar Sarr – e che l'Africa è un mendicante seduto su una montagna di diamanti. L'immigrato africano che viene qui non deve arrivare in Europa e pensare di prendere e basta. Noi africani dobbiamo venire con l'idea di crescere, di imparare qualcosa di importante da riportare nella nostra terra. E' importante imparare un mestiere ed è altrettanto importante pensare che, un giorno, questo mestiere possa essere trasferito in Senegal ad altri Senegalesi. Il rientro è una cosa delicata”. Quanto all'integrazione nella città di Olbia, Omar Sarr ha le idee chiare. “L'integrazione si fa con la conoscenza reciproca – ha detto il giovane rappresentante della comunità senegalese – stiamo organizzando una serata senegalese per Agosto. Ci sarà la nostra musica, il nostro cibo, la nostra arte e anche una nostra stilista”. Un modo come un altro per conoscersi divertendosi e capire che, in fin dei conti, tutto il mondo è paese.