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Cronaca

Olbia, povertà e zero strutture: il problema immigrazione esiste

Olbia, povertà e zero strutture: il problema immigrazione esiste
Olbia, povertà e zero strutture: il problema immigrazione esiste
Camilla Pisani

Pubblicato il 03 May 2016 alle 12:26

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Olbia, 3 maggio 2016 - Poche strutture e mezzi insufficienti: questa la fotografia dell'attuale situazione immigrati a Olbia. Con l'avvicendarsi dell'estate, stagione in cui la presenza di extracomunitari aumenta vertiginosamente, anche i problemi legati all'accoglienza si acuiscono notevolmente. Lab Int, laboratorio interculturale per l'integrazione, afferma che ad Olbia non sono presenti profughi in entrata ma solo di passaggio verso altre destinazioni; questo perché la città non dispone di un centro di accoglienza, rendendo di fatto impossibile occuparsi di queste persone. Il lavoro di Lab Int e di tutte le associazioni dedicate all'integrazione è quindi rivolto ai cosiddetti immigrati stabili, persone che compionoun percorso sociale per potersi creare una vita lavorativa e relazionale regolare.

La situazione estiva è drammatica, perché in moltissimi arrivano ad Olbia nella speranza di trovare un lavoro che spesso non c'è, e si ritrovano a vivere alla giornata nella più completa povertà; come ci racconta Ginetto Mattana di Libere Energie, il dormitorio di via Canova è frequentatissimo, anche se non tutti i senza dimora scelgono di andarci: delle circa 60 persone senza una casa, solo una 30ina passano la notte in dormitorio, a volte per scelta personale e a volte per problematiche più serie. Spiega Mattana : "molti non vengono al dormitorio perché non possono fronteggiareilpiccolo contributo economico previsto per entrarci, altri perchè la sera sono troppo ubriachi e non vengono accettati, altri ancora perché sono "anime libere" che, piuttosto che sottostare alla regola, preferiscono dormire all'addiaccio, in luoghi di fortuna".

Il problema, quindi, esiste: la mancanza cronica di strutture e fondi per fronteggiare un'emergenza povertà che attanaglia sardi e stranieri è qualcosa di concreto. Il CSU (Centro servizi umanitari), gestito dalla Caritas, cerca di promuovere percorsi di integrazione positiva affinché gli immigrati possano, al di là del mero assistenzialismo, camminare con le proprie gambe, ma gli strumenti non sono sufficienti. Ad Olbia manca la cena per i poveri, e da maggio a settembre è l'associazione Libere Energie ad occuparsi dei pasti domenicali; una lacuna importante è quella della mancanza di un centro diurno, che servirebbe anche ad evitare la dispersione sociale negativa di immigrati senza fissa dimora.

Diversa è la situazione relativa ai venditori ambulanti, un universo a sé, altrettanto problematico e ricco di complessità: come ci dice Mattana : "gli ambulanti non vengono al dormitorio perché vivono in abitazioni private, ammassati in pochissimi metri quadri. Mancando ad Olbia un servizio di docce pubbliche, l'igiene è un fattore trascurato, con conseguenze prevedibili sul piano sanitario.

Il numero di ambulanti è sempre crescente e, anno dopo anno, si stanno diversificando le provenienze geografiche: dopo marocchini e senegalesi, adesso sono i pakistani a dominare la piazza. E sono proprio marocchini e pakistani i protagonisti delle frequenti risse dovute, spesso, al troppo alcool."

La questione è complessa e l'analisi spesso inquinata da un senso del politically correct inutili ai fini di una ricerca di soluzione; tra necessità primarie che non possono rimanere inascoltate e strumenti insufficienti per fronteggiarle, le conseguenze in termini di civiltà, decoro e umanità sono enormi: l'urgenza di oggi è quindi quella di individuare strategie efficaci per scivolare fuori dall'assistenzialismo e arrivare ad un piano che operi (a lungo termine) accoglienza e integrazione, nel segno della legalità e del buonsenso.