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Olbia, Giovannelli: il Cipnes voleva trattare percolato siciliano nei suoi impianti olbiesi

Olbia, Giovannelli: il Cipnes voleva trattare percolato siciliano nei suoi impianti olbiesi
Olbia, Giovannelli: il Cipnes voleva trattare percolato siciliano nei suoi impianti olbiesi
Angela Galiberti

Pubblicato il 12 April 2013 alle 20:27

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Olbia - La bomba è arrivata inaspettatamente, come un fulmine a ciel sereno. A sganciarla è il Sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli, durante il consiglio comunale. "Ho avuto notizia - dice il sindaco guardando tutta l'aula - che il Cipnes vuole trattare nel suo impianto di depurazione del percolato proveniente dalla Sicilia". Parole che pesano come macigni nella sala di Poltu Cuadu che, improvvisamente, diventa silenziosa e gelida come una caverna antartica scavata nel ghiaccio millenario. Giovannelli ha in mano dei fogli: sono le prove di quanto affermato da lui stesso. Settimo Nizzi, Presidente del Cipnes, è in sala. Non guarda il suo rivale alle comunali, parla al telefono, manda sms, ma c'è e sta ascoltando. Aspetta solo il suo turno. Giovannelli parla a ruota libera. "Questo è il contratto che il Cipnes ha stipulato - sottolinea sventolando dei fogli pinzati - secondo quando c'è scritto, il Cipnes si rende disponibile dall'11 Aprile per trattare dalle 30 alle 40 mila tonnellate di percolato provenienti dalla discarica di Bellocampo di Palermo". Il percolato, secondo gli accordi, arriva in Sardegna con delle navi. Ogni nave trasporta 3000 tonnellate di materiale. Giovannelli è deciso nel voler denunciare ciò che secondo lui è una mossa gravissima. "A Olbia non è possibile trattare rifiuti provenienti da altre regioni - tuona il primo cittadino - c'è un'ordinanza sindacale, mai decaduta, che prescrive questo divieto.. è la numero 7 del 2008 ed è stata protocollata a tutti gli enti del territorio Cipnes compreso". Giovannelli racconta una storia quasi kafkiana. Viene a sapere di questo accordo da un uccellino molto bene informato. Inizia un giro di telefonate con la Capitaneria. Sente il direttore marittimo Nunzio Martello. Si riprotocollano le ordinanze. Sinchè, ieri mattina, alla Capitaneria di Olbia arriva una chiamata: è la Capitaneria di Palermo che annuncia la partenza della nave piena di percolato diretta ad Olbia. Il direttore marittimo Martello avverte Giovannelli. Le chiamate diventano febbrili e alla fine tutto si blocca. L'ordinanza è in vigore e dunque quella nave non può venire in Sardegna. La nave - definita da Giovannelli "carretta del mare" - viene bloccata. La storia sembra a lieto fine. Ma l'aula aspetta la versione del Cipnes, cioè di Settimo Nizzi che si alza e prende la parola. Sostanzialmente, Nizzi nega ogni responsabilità personale. "Io non sapevo niente di questa cosa - dice con sicurezza l'ex deputato - E' stato il dirigente a dare questa disponibilità, non io". Per Nizzi il problema non sussiste. Probabilmente si è trattato di semplice errore amministrativo. C'è stata una dichiarazione di disponibilità, c'è un'ordinanza che vieta questo genere di operazioni, si blocca tutto. Normale amministrazione. Per il presidente del Cipnes il problema si chiude qui. Per Giovannelli invece rimane tutto aperto. Mostra il contratto alla stampa. I giornalisti prendono nota. Il caso scoppia. Perchè il contratto dice, papale papale, che il Cipnes vuole trattare quel genere di rifiuti. Ha un'autorizzazione della Provincia che dice che può trattare sino a 146mila tonnellate di rifiuto liquido. E il percolato è un rifiuto liquido. Questo genere di operazioni hanno un costo, ovviamente. Chi tratta il rifiuto viene pagato a peso d'oro. Ma non si sa quanto il Cipnes ci avrebbe guadagnanto: la cifra è stata sbianchettata.