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Cronaca

Olbia, Gianluca Corda: il dirigente che lotta contro il pregiudizio

Olbia, Gianluca Corda: il dirigente che lotta contro il pregiudizio
Olbia, Gianluca Corda: il dirigente che lotta contro il pregiudizio
Carlotta Rossi

Pubblicato il 03 August 2019 alle 19:16

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Olbia, 3 agosto 2019 - Numerose targhe, tanti ritagli di giornale dove si parla della scuola, le foto dell'ultimo viaggio d'istruzione. Una grande foto, scattata all'interno della palestra dell'istituto, con tutto il corpo docente, un calendario con gli impegni e un pc con accanto la foto della figlia sulla scrivania.

Si presenta così la stanza dove, nella sede dell'I.P.I.A. di Olbia torviamo Gianluca Corda, 41enne Olbiese, dirigente da ben 7 anni dei tre istituti Amsicora (I.P.I.A. Olbia, I.P.I.A. Oschiri e I.P.A.A.). Diplomato al Liceo scientifico di Olbia e con studi universitari sia a Sassari che a Roma.

Indubbiamente in questi anni il ruolo del dirigente scolastico è cambiato molto. Ormai si tratta di veri e propri personaggi pubblici.

In città come Olbia, in continua crescita, le scuole hanno sempre più bisogno di migliorie. In un contesto simile, il dirigente ha senza alcun dubbio un ruolo fondamentale.

Siamo andati a trovare Gianluca Corda per chiedergli qualcosa in più sui suoi istituti, cosa significa essere dirigente scolastico in questi anni, quali sono i progetti futuri per le 3 scuole.

Cosa l'ha spinta a intraprendere la strada per diventare dirigente?

Nella vita si intraprende una strada grazie all'esempio di alcuni maestri, perciò vedendo la passione con la quale alcuni miei docenti insegnavano a scuola, ho voluto intraprendere il percorso di studi per diventare docente.

Mio padre aveva un'azienda agricola, quindi l'idea iniziale era di fare il veterinario, poi mi sono appassionato alla filosofia, l'ho studiata e ho iniziato a insegnarla. Anche lì poi, nell'incontro con due dirigenti scolastici, prima il professor Fabiani e poi il Professor Antolini, mi hanno fatto appassionare al ruolo di dirigente scolastico. Per cui mi sono rimesso a studiare, ho fatto un master per la dirigenza scolastica a Roma, mentre facevo l'insegnante e ho fatto il concorso da dirigente.

Ho avuto la fortuna, a 34 anni di diventare dirigente scolastico. è stata una grande soddisfazione, il concorso è andato molto bene. Ho iniziato questa strada e oggi non me ne pento, se da un lato mi manca molto l'insegnamento della filosofia, soprattutto per quanto riguarda il rapporto umano con gli alunni. Dall'altro credo di fare un lavoro molto bello, e di riuscire comunque a trovare il modo di avere un rapporto con gli studenti e con le persone, anche facendo il dirigente scolastico.

La sua prima esperienza come dirigente è stata qui all'Amsicora?

Sì. Ho avuto la fortuna di arrivare primo nella graduatoria regionale dei dirigenti scolastici, quindi di poter scegliere. La scelta è ricaduta su una scuola che tanti dicevano "difficile", che era appunto l'Amsicora.

Ho scelto questa scuola e oggi ne sono grato, questo istituto in 7 anni mi ha dato tanto, mi ha fatto crescere. Oggi sono convinto di aver imparato a fare il dirigente facendolo all'Amsicora. Sicuramente sul profilo lavorativo è un'esperienza che mi poterò avanti negli anni, anche quando prima o poi cambierò scuola, perché comunque è normale che a un certo punto si cambi.

Che ruolo pensa abbiano i dirigenti scolastici in questi anni?

È un ruolo che è diventato sempre più complesso. Si è passati dall'essere coordinatori didattici all'essere veri e propri manager. Il rischio è cadere spesso nell'essere burocrati, perché si gestiscono tantissime cose, dal personale, i finanziamenti, la sicurezza e la didattica. Quest'ultima spesso rischia di passare in secondo piano, perché sono tante le incombenze che ci si ritrova a dover gestire.

Ciononostante, non sono tra quelli che si lamentano di questo. Credo che la trasformazione che ha avuto questo ruolo negli anni l'abbia reso più difficile, però allo stesso tempo anche più stimolante. Anche per questo, 2 anni fa, ho deciso di rimettermi a studiare facendo un master in management e innovazione della pubblica amministrazione.

Questo perché sono convinto che lo sviluppo della carriera vada sempre affrontato attraverso lo studio. Non ci sono grandi ricette, quella fondamentale è studiare, leggere... non bisogna mai smettere. È vero che è un ruolo più complicato, forse si è spostato dalla sua centralità della didattica. Ma è un ruolo che oggi consente di avere una visione della scuola a 360° che a me piace molto. è un ruolo che mi sento molto tagliato addosso.

Questo istituto quest'anno è diventato anche "tecnico". Quanto è stato determinante questo cambio?

Poco. Questo cambiamento non è passato alla città come purtroppo altre cose. La scelta di diventare anche tecnico è stata fatta perché si voleva offrire al territorio, negli stessi settori, sia una figura professionale sia una figura tecnica. Di qualità non superiore ma diversa, con un'attenzione in più alla parte teorica.

Questo messaggio non è passato, questo corso tecnico infatti non ha avuto tantissimi iscritti quest'anno. Probabilmente molti non sanno neanche che l'Amsicora ha anche dei corsi tecnici, due per la precisione, uno qui all'I.P.I.A. di Olbia e uno all'istituto agrario. Sono delle figure professionali fondamentali per il futuro, parliamo di tecnici dell'automazione, della robotica, che nel futuro all'interno delle industrie avranno un ruolo sempre più fondamentale.

Anche qua probabilmente c'è stato un errore di comunicazione, non siamo stati bravi a comunicare al territorio che la scuola stava ampliando la propria offerta formativa. Quindi, da un lato un problema di comunicazione, dall'altro un vecchio retaggio che a Olbia l'Amsicora è fondamentalmente I.P.I.A., quindi una scuola professionale con un ambiente e un contesto difficile. Cosa su cui posso tranquillamente testimoniare e perciò garantire che non è così.

Parlando di contesto difficile. Si tende a pensare che in queste scuole frequentino prevalentemente ragazzi che non hanno voglia di studiare. Poi, ovviamente c'è anche la questione riguardante la droga. Come affronta questa nomea?

Ci sono molti pregiudizi, con i quali spesso devo confessarlo, soffro. Molto frequentemente quella del superamento del pregiudizio mi sembra una battaglia persa.

[...] Però devo dire che la scuola non è come molti immaginano, c'è un errore di fondo che è quello dell'orientamento che viene fatto ancora oggi alle scuole medie. Attraverso una classificazione e a una categorizzazione delle scuole, in serie A, serie B e serie C. Basata in genere su un pregiudizio, piuttosto che un'orientamento fatto sulle reali inclinazioni e competenze degli alunni.

Perché dico che sono dei pregiudizi? Perché per esempio, sul versante della droga, posso testimoniare che avendo iniziato in questa scuola dei controlli, anche prima che lo facessero gli altri, la droga da noi non è presente.

Quest'anno abbiamo avuto una serie di controlli che hanno avuto praticamente tutti esito negativo, segno che a scuola la droga non gira più ed è un ambiente tranquillo. Non mi illudo perché qualcosa continuerà a girare però credo che non si debba pensare che questa sia la scuola dello spaccio libero o il Far West dove non ci sono regole.

Purtroppo, l'idea che hanno ancora molte persone è che questa sia la scuola dove ci sono i delinquenti, quelli che non hanno voglia di fare niente, dimenticando di tener conto che i piani di studio di questo istituto sono programmi impegnativi che richiedono studio e impegno. Siamo scuola, non un centro di formazione professionale.

Siamo un istituto che possiede al biennio le stesse materie che hanno tutte le altre scuole, e che al triennio chiede una competenza e una preparazione in alcune materie di alto livello. Per cui chi viene qua deve studiare.

Nei suoi istituti vengono svolti numerosi corsi/progetti. Come è stata la reazione degli studenti?

La reazione è stata positiva, sebbene dobbiamo fare i conti coi pochi studenti e dell'alto tasso di pendolarismo, per cui molto spesso anche progetti importanti non danno la risposta desiderata.

Essendoci tanti alunni pendolari il sistema dei trasposti non aiuta, se pensiamo che gli autobus partono da Olbia per alcuni paesi del territorio alle 14:30 e i successivi sono alle 20:00. è chiaro che per molti studenti, in piedi dalle 6:00 per venire a scuola è impensabile passare l'intera giornata qui.

Infatti alcuni progetti molto belli hanno pagato con poche frequenze. Sicuramente c'è da lavorare tanto anche su questo, ci vorrebbe l'aiuto di chi organizza il sistema dei trasporti. A volte rimane il rammarico perché progetti con grande potenziale non riescono ad arrivare a tutti.

Quale è stato il progetto che ha avuto "più successo"?

Abbiamo avuto diversi progetti interessanti. Tra i progetti PON, quelli che hanno avuto più successo sono quelli di ambito scientifico, perché forse si è riusciti a lavorare dal punto di vista del laboratorio.

Si è cercato di avere un approccio alle attività dal punto di vista laboratoriale, che è quello che forse spesso manca al mattino. La scuola in generale è ancora spesso legata a una didattica di tipo frontale, di tipo trasmissivo e quindi poche ore per le attività di laboratorio, oltre al rischio di non coinvolgere e quindi annoiare.

Ciò che oggi invece è richiesto è un tipo di apprendimento più induttivo. Più legato al protagonismo degli studenti, alla laboratorialità, al lavoro di gruppo, allo scambio di conoscenze tra studenti.

Molti progetti non solo di ambito scientifico hanno avuto successo anche perché si è ribaltata la didattica, quindi c'era un ruolo da parte del docente ma meno da protagonista che lasciava più spazio agli alunni.

[...] un lavoro di scoperta attraverso l'uso di varie attrezzature, di alcuniargomenti che magari avevano studiato la mattina in classe, esperienze concrete di laboratorio scientifico.

Quest'anno c'è stato anche il viaggio pellegrinaggio della memoria che oltre agli altri progetti è sicuramente un'iniziativa da ricordare. Ci ha consentito di vivere un'esperienza emotivamente molto forte che difficilmente dimenticheremo.

Parlando di questa sede nello specifico, spesso è discusso il problema della poca presenza distudentesse,a cosa crede sia dovuto?

Anche qua c'è un pregiudizio molto grande. Io attraverso la scuola, qualche anno fa ho partecipato a un progetto nazionale del Miur in Germania. Lì ho visto le scuole professionali molto frequentate dalle ragazze, che poi continuavano il loro percorso di studi all'università.

Da noi, in Italia in genere ma soprattutto in questa sede non succede. Nella nostra sede di Oschiri, per esempio, abbiamo tante ragazze anche nel corso elettrico, quindi non solo nel corso socio sanitario. A Olbia c'è l'idea che le professionali siano solo per i ragazzi, questo ha creato un corto circuito, quindi le ragazze tendono a non iscriversi.

Anche se negli ultimi anni, o almeno quest'anno c'è una controtendenza. Proprio in questi giorni sono arrivati dei nullaosta di ragazze che vogliono iscriversi alle nostre prime. Non sono tante ma danno l'idea che forse qualcosa sta cambiando. Il corso tecnico era nato anche con l'idea di dare alle studentesse qualcosa in più.

Ha qualche idea per risolvere almeno in parte il problema?

Sicuramente è un problema che va affrontato attraverso una comunicazione più efficace da parte nostra,magari cercando di rendere più protagoniste le ragazze che studiano nella nostra scuola.

Dovremmo inoltre cercare di chieder loro di testimoniare come di fatto si può tranquillamente affrontare un percorso di tipo professionale, e che si può trovare un occupazione di tipo lavorativo. Anche se, si sa, qui le donne fanno ancora fatica a essere assunte, questo perché c'è un problema culturale grandissimo. Noi possiamo provare in minima parte ad arginarlo ma c'è ancora un grande stereotipo.

Sempre a proposito di questo istituto, si parlava di una probabile nuova sede a Cala Saccaia, come procedono i lavori?

(In questo articolo alcuni dettagli)

Questa idea pare sia stata congelata al momento. Era un progetto nato da una proposta della provincia. Aveva individuato nella zona del consorzio industriale uno spazio da adibire alla scuola, ma pare sia una proposta superata.

Oggi dal comune ci dicono che hanno proposto uno spazio nuovo che dovrebbe ospitare 3 scuole, che al momento sono soggette al rischio idrogeologico: l'I.P.I.A., il liceo scientifico e il classico. Quindi, da quello che sappiamo, si sta individuando un'area dove si localizzeranno tutte e 3 gli istituti, in un vero e proprio campus e che non sarà comunque in zona industriale.

Al di là del progetto specifico, io credo che ci sia necessità di fare in fretta. Olbia per fortuna è una città che cresce velocemente, il liceo classico e il liceo scientifico stanno disperatamente cercando aule, noi abbiamo una scuola che è costretta ad avere laboratori in vere e proprie aule, quindi stanze totalmente inadatte.

Conoscendo i tempi in Italia delle costruzioni di una nuova scuola, siamo già ampiamente in ritardo. Già dai prossimi anni tutte le scuole avranno un forte problema di spazi.

A suo tempo aveva specificato che, nonostante fosse in cantiere il progetto di una nuova sede non avrebbe trascurato la sede attuale. Ha in programma qualche "aggiornamento" per questi istituti?

Questo è il vero problema. Purtroppo l'attuale piano di rischio idrogeologico non permette ampliamenti a queste 3 scuole, l'unica cosa che possiamo fare sono interventi di manutenzione ordinaria.

Entro l'estate acquisteremo nuove attrezzature, per cui abbiamo importanti investimenti. Comunque la scuola ha un bilancio di 1 milione e mezzo di euro, che per un istituto è tantissimo. Esso è il frutto del lavoro di tante persone, che hanno portato grandi finanziamenti europei, che consentiranno già dal prossimo anno, di avere nuove dotazioni tecnologiche all'avanguardia, finalizzate anche al miglioramento della didattica.

Abbiamo beneficiato negli anni, nella sfortuna dell'alluvione, di fondi per rinnovare i laboratori. Introdurremo innovazioni della robotica, dell'automazione, droni, robot... all'agraria stiamo acquistando nuove attrezzature agricole.

Stiamo investendo grandi risorse anche se purtroppo non possiamo investire nei locali, questo perché non è competenza nostra ma della provincia che ha comunque le mani legate a causa del rischio idrogeologico.

Per le 3 sedi come è stato il rapporto con l'alternanza?

L'alternanza è un aspetto positivo, al di là di qualche episodio, negli anni è stata un fiore all'occhiello. Devo dire che in questo senso credo di aver portato un contributo, perché quando sono arrivato nel 2012/2013 avevamo 34 aziende convenzionate, oggi ne abbiamo 110, e si parla di aziende importanti nei vari settori del territorio.

èÈato un valore aggiunto perché negli anni queste imprese sono quelle che propongono un lavoro ai nostri ragazzi. Abbiamo tantissimi studenti che, a pochi mesi dal diploma si sono inseriti nelle aziende dove avevano svolto l'alternanza.

C'è comunque da lavorare perché siamo a una fase dove bisogna migliorare i percorsi di alternanza. C'è un'elemento che va assolutamente sviluppato, che è quello della ricaduta che l'alternanza deve avere nell'attività curricolare.

Ciò che rappresenta l'esperienza in alternanza e ciò che si fa in classe non possono essere due cose che viaggiano parallelamente. Bisogna fare in modo che, ciò che si fa in azienda abbia ancora di più un legame su quello che si fa in aula ma anche sulla valutazione degli alunni.

Non è possibile che un ragazzo che fa un bel percorso di alternanza non possa avere una ricaduta positiva sul profilo scolastico. C'è da lavorare ancora tanto per creare maggiore sinergia tra il curricolo della scuola e il progetto di alternanza. Questo è l'obbiettivo dei prossimi anni.

Quindi deduco che lei sia abbastanza soddisfatto.

Io sono molto soddisfatto. È chiaro che parliamo dell'alternanza in un istituto tecnico-professionale, ho molti dubbi di un'alternanza così concepita in un liceo. Sicuramente è estremamente diverso e sicuramente farei una valutazione completamente diversa in merito se fossi il dirigente di un liceo. Ma in un'istituto tecnico-professionale è uno strumento efficacie e importante per la crescita delle competenze degli alunni.

Cosa ne pensano gli studenti e le aziende? Li ha visti soddisfatti?

Sì, in linea di massima sia gli alunni sia le aziende sono soddisfatti. Certo, ci sono state anche situazioni dove l'alternanza ha funzionato meno e che ci devono servire d'insegnamento per migliorare.

Sia dal punto di vista dell'accoglienza che gli alunni hanno ricevuto nelle aziende o della qualità del percorso, sia dal punto di vista del comportamento di alcuni alunni nel periodo di stage. A volte alcuni studenti pensano che una settimana di alternanza significhi non andare a scuola e quindi non impegnarsi.

Cosa pensa delle nuove modalità dell'esame di stato?

L'esame di stato mi ha lasciato un po' perplesso. Devo dire la verità, spero che la causa sia dovuta al fatto che era il primo anno che si affrontava. Io dall'esperienza che ho avuto come presidente di commissione in un liceo a Sassari, ho visto che non siamo arrivati molto preparati come mondo della scuola a questo tipo di esame di stato.

Ho visto criticità soprattutto nel colloquio, sia nella gestione della parte subito successiva all'estrazione delle buste. Dove ho potuto vedere un rischio di banalizzazione dei contenuti dell'esame, e in alcuni casi ho notato il rischio di non accertare le reali competenze degli alunni. Poi, l'altra criticità l'ho vista nei percorsi di cittadinanza e costituzione e anche sui percorsi di alternanza. Questo ci dice che bisogna lavorare meglio per preparare questo tipo di esame, se questo dovrà ancora essere. In generale non sono molto soddisfatto, qualitativamente l'ho visto molto basso.

In merito pensa d'introdurre diritto per tutti e 5 gli anni?

[...] Credo che sia necessario anche nel triennio e soprattutto in quinta lavorare fin da Settembre, attraverso magari le ore di potenziamento per rafforzare le competenze di cittadinanza e costituzione. è un lavoro che secondo me va fatto al fine di dare ai ragazzi uno strumento per non affrontare l'esame privi di conoscenze.

Vuole dire qualcosa ai neo-maturandi e ai giovanissimi che stanno per entrare nelle prime, indubbiamente in entrambi i casi, di fronte all'inizio di una parte importante della loro vita?

Ai maturandi faccio un in bocca al lupo, sia che inizino un percorso universitario sia che inizino un percorso lavorativo. L'augurio è che spero che i 5 anni dell'Amsicora abbiano dato qualcosa in più al loro percorso di vita. Speriamo di aver concorso in qualche modo a costruire il loro essere uomini e il loro essere donne in questi anni, aiutandoli anche a scoprire le loro abilità e le loro competenze. Quindi spero che la scuola sia stata per loro un valore aggiunto.

Ai nuovi dico di iniziare questo percorso di esplorazione e di conoscenze delle proprie competenze fidandosi della scuola, ma allo stesso tempo cercando di essere se stessi e protagonisti. Indubbiamente questi sono 5 anni importanti.

A conclusione, devo dire che quello che più mi dà gratitudine in questi 7 anni all'Amsicora è l'aver visto tante persone crescere nei 5 anni di scuola. Soprattutto alcuni che magari erano destinati a deviare il loro percorso di vita riuscire, anche grazie al contributo dei docenti e della scuola, a crearsi un futuro. Vederli oggi a lavorare in aziende importanti è una soddisfazione.