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Cronaca

Olbia e sanità, Rubattu (Ginecologia): "Partoanalgesia sospesa"

Olbia e sanità, Rubattu (Ginecologia):
Olbia e sanità, Rubattu (Ginecologia):
Angela Galiberti

Pubblicato il 14 July 2020 alle 14:49

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Olbia, 14 luglio 2020 - Una sanità in forte sofferenza è quella descritta dal primario Antonio Rubattu, responsabile della Ginecologia di tre ospedali: il Giovanni Paolo II di Olbia, il Paolo Merlo di La Maddalena e il Paolo Dettori di Tempio.

Il dott. Rubattu ha parlato, come i suoi colleghi, durante il consiglio comunale dedicato alla sanità olbiese-gallurese e come i suoi colleghi è andato a fondo nella questione, descrivendo per filo e per segno quali sono le criticità vissute nei tre nosocomi. "Il Covid ci ha aggredito tra gennaio e febbraio, ancora siamo in attesa dell'accreditamento del nostro laboratorio: questa è una gravissima criticità che fa si che i pazienti prima di entrare in ospedale debbano sostare in tenda in attesa di un tampone che, grazie alla collaborazione del Lai primario del laboratorio, viene fatto in tempi rapidi ma, non essendo il nostro laboratorio ancora accreditato, è un referto verbale orale che dal punto di vista legale potete immaginare che spazio può trovare in un aula di tribunale".

Già il non avere il laboratorio accreditato per i tamponi è un problema, poi c'è tutto il resto: una vera e propria cascata di problemi, a cominciare dall'attività operatoria praticamente sospesa. "Possiamo operare solo le urgenze indifferibili, cioè un paziente che ha un sintomatologia acutissima, questo stato pone a forte rischio la capacità del sistema di accudire una seconda urgenza indifferibile. Se stiamo operando un politraumatizzato e arriva una gravida con distacco di placente, probabilmente non ci possiamo occupare di lei se non facendo i salti mortali che naturalmente facciamo".

Altro problema importante riguarda il cosiddetto "parto indolore": il reparto di Ginecologia e Ostetricia, a Olbia, è una vera istituzione nel percorso nascita. Le donne possono scegliere di partorire come preferiscono (con la sedia, con il parto in acqua, nella maniera tradizionale) e possono scegliere la partoanalgesia. Anzi, potevano scegliere la partoanalgesia: come ha sottolineato il primario Rubattu, questa possibilità è stata sospesa.

"Già sapete la lunga battaglia fatta per avere la Neonatologia, conclusa forse con una mezza promessa ma è la prima volta che si scrive che a Olbia la Neonatologia forse esiste, forse è la prima volta che otteniamo questo risultato e siamo grati di questo, però è tutta da costruire - ha detto Rubattu -. Non hai la Neonatologia, non hai la partoanalgesia, ma perché una donna dovrebbe partorire a Olbia? Eppure le donne credono in noi. Siamo ancora uno dei pochi ospedali dove c'è un barlume di speranza. In Italia non partorisce più nessuno, è destinata all'estinzione. Perché? Perché la donna non ha tutela. Non ha la partoanalgesia, non ci sono asili e quant'altro".

Il dott. Rubatu ha poi posto l'accento sulle specialità che mancano, come Urologia e Ginecologia. Secondo il primario, tali specialità devono poter esistere anche in Gallura (non importa in quale presidio) perché è assurdo far spostare per centinaia di chilometri delle persone anziane.

E poi, l'annosa questione dei medici che vorrebbero venire in Sardegna e che non possono come una collega ginecologa che vorrebbe andare a lavorare al Paolo Merlo.

"Abbiamo trovato una collega che vorrebbe andare tutti i costi a La Maddalena, è una sessantenne, ha probabilmente 5/6 anni di lavoro, è amante del mare, è una ginecologa espertissima e vuole andare a lavorare a La Maddalena. E' successo che, in periodo COvid, devi fare domanda online, devi obbligatoriamente inserire il documento di identità, se non lo inserisci non ti fa andare avanti: stranamente non l'ha messo e il sistema è andato avanti. Siamo arrivati ad analizzare l'elenco dei candidati ed è stata bocciata. Stamattina è venuta in lacrime da Roma cercando di far qualcosa. Il tutto viene analizzato non da noi, ma da un burocrate che non sta qui evidentemente. Avremmo risolto, secondo voi, se avessimo avuto la sede qui? L'avremmo risolta".

E intanto, forse si sta bruciando l'ultima risorsa per rinforzare il presidio di La Maddalena, che ha un grande bisogno di professionisti esperti.

Poi, la convenzione con le altre aziende sanitarie. "Qui la lancio affinché voi riflettiate. Avevamo alcune convenzioni in essere, in particolare per anestesiste, si sono dileguate al sole:nessuno ci vuole mandare anestesisti. Noi iniziamo a sospettare che questo territorio forse non è proprio amato e questo ci sta mettendo a dura prova".