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Cronaca

L'Olbia di Tonino Cau: viaggio nella solidarietà per gli ultimi

L'Olbia di Tonino Cau: viaggio nella solidarietà per gli ultimi
L'Olbia di Tonino Cau: viaggio nella solidarietà per gli ultimi
Giulia Padre

Pubblicato il 28 July 2019 alle 12:36

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Olbia, 28 luglio 2019 -Tonino Cau è l'olbiese d'adozione che tutti dovrebbero conoscere: un uomo che per la nostra città si è speso tanto, e tanto ha ricevuto in cambio. Una figura d'eccezione che, in quasi quarant'anni, ha cambiato le sorti di innumerevoli giovani, olbiesi e non.

Giunto a Olbia nel novembre del 1971, da sacerdote "tradizionale" quale era, Tonino decide di cambiare strada: le esperienze che ha vissuto gli fanno capire di voler ricoprire un altro ruolo. Inizia così ad impegnarsi nel sociale e adoperarsi per "gli ultimi", i più poveri.

Ad accompagnarlo in questa nuova avventura c'è Ignazio Demuro, anche lui parroco, e insieme decidono di insediarsi nella zona di Orgosoleddu, oggi conosciuta come Santa Maria o Santa Mariedda. "La situazione che ci siamo trovati davanti era una delle più disastrate: quello era il quartiere più povero di tutta Olbia. La gente veniva da noi per dirci che a loro mancava tutto, a partire dall'acqua." - racconta Tonino.

"Io e Ignazio ormai eravamo preti operai, e per prima cosa fondiamo un comitato di quartiere. Lì vicino ne esisteva un altro, e siamo riusciti a far fondere i due per creare un'unione più efficace."

Così iniziano le "lotte operaie", come le definisce Tonino, per risollevare un quartiere intero. Per fortuna l'unione fa la forza, e insiemei due preti e la comunità riescono ad ottenere la realizzazione di diverse opere pubbliche: ad esempio, viene rimessa in sesto la scuola di Santa Maria, chiusa e inutilizzata da ben otto mesi. "In quella scuola mancavano i bagni per i bambini, il più vicino era a 1km. Non ci siamo persi d'animo, abbiamo organizzato manifestazioni su manifestazioni per farci sentire dalle autorità, e siamo riusciti ad inaugurarla."

La vita di Tonino prosegue così, fianco a fianco di quelli che allora erano i più sfortunati della città. "Noi non abbiamo mai voluto nessuna carica, anzi, ci animava solo un principio: era la comunità che doveva prendere in mano la situazione e agire, noi facevamo solo da ponte per i dialoghi con le istituzioni."

Man mano che la situazione a Orgosoleddu si evolve e migliora, iniziano i contatti tra i due preti operai e la Regione: serviva il reparto di Medicina, e i due non si sarebbero arresi facilmente. Inizia dunque una grande battaglia, per la quale si mobilita tutta la Gallura: "Mi ricordo almeno 5mila manifestanti in piazza, forse di più. Venivano da tutta la Gallura, chi da Oschiri, chi dall'oristanese, chi da Arzachena. E' stata una cosa enorme, mai vista prima." E infatti, poco dopo anche il reparto di Medicina è stato conquistato per Olbia.

"Non è stato tutto rose e fiori" - racconta Tonino - "molti hanno cercato di metterci i bastoni tra le ruote: i sindacalisti, per esempio, che pensavano rubassi la scena a loro, o il mondo ecclesiastico, che al contrario mi dava del sindacalista e del comunista. Io ho sempre risposto alla stessa maniera: anche se ho dismesso l'abito talare e mi sono sposato, sono un uomo di fede e seguo i principi del Vangelo. Lì c'è scritto di aiutare i poveri disgraziati, e io l'ho messo in pratica per davvero."

Un'altra vittoria per Tonino è stata la scuola serale: "Lo statuto dei Lavoratori è stato emanato nel 1974, ma noi eravamo già operativi nel 1972." - ci spiega. "Ma insegnavo anche nell'ex succursale della n.3, ora conosciuta come "il comprensivo". Lì avevo nove classi, quindi i bambini erano tantissimi. Mi ricordo che una volta una bambina, che frequentava la prima media, mi chiese se poteva uscire 10 minuti prima. Ovviamente risposi che non potevo, e le domandai perché tanta fretta. Mi disse che aveva 10 fratelli, e che se non fosse uscita prima, non avrebbe trovato più niente da mangiare." Ecco le storie degli ultimissimi che aiutava Tonino, una parte di Olbia inascoltata e alla fame.

Dal '91 agli anni 2000, Cau ha fondato diversi gruppi giovanili: insieme ai Missionari della Consolata, si cantava e si suonava. Vengono organizzati corsi di formazione e centri di disintossicazione.

Il marzo del '95 è un altro momento di svolta per Tonino: una ragazza dei gruppi giovanili gli mostra una pubblicità progresso: un marocchino puliva i vetri di una macchina al semaforo, mentre l'automobilista all'interno sbuffava. Sotto la didascalia "Invece di mandarlo via, invitalo a pranzo." E così ha fatto. Tonino, colpito da quell'immagine, invita a casa sua a pranzo un immigrato che aveva conosciuto di recente, per fargli conoscere anche sua moglie e i due bambini.

Ecco il passaggio dai poveri olbiesi, ormai risollevati, agli immigrati, "i nuovi ultimi". Fonda una nuova scuola, questa volta per insegnare l'italiano inizialmente ai senegalesi, una delle poche nazionalità che arrivava fino in Sardegna. Ora invece, si contano dalle 30 alle 35 nazionalità diverse, con oltre 100 alunni seguiti durante tutto l'anno scolastico a titolo gratuito. Più tardi nasce anche il Labint, creato ad hoc per migliorare l'integrazione sociale nella città di Olbia.

Alla domanda su come si affronta il tentativo di garantire maggiore integrazione di questi tempi, Tonino risponde con semplicità: "Noi non facciamo polemiche, testimoniamo con le azioni. Non sono qui a dire che i migranti siano tutti bravi, perché non lo sono, esattamente come non tutti gli italiani sono santi. Abbiamo però insegnato ai nostri studenti l'arte del dialogo: anche in caso di opinioni divergenti, è bene rispondere con calma e gentilezza, oppure restare in silenzio."

Le cose che più colpiscono su Tonino non sono la sua infinità bontà e pazienza, perché quelle sono sotto gli occhi di tutti. E' il modo in cui si esprimesempre al plurale, a sottolineare l'altruismo che lo anima. A suo dire, Tonino non ha conquistato niente, o almeno non da solo. Se lo ha fatto, è stato grazie alle persone che lo hanno capito e seguito, accompagnato nel suo cammino verso un'Olbia migliore. Beh, noi crediamo che i meriti Tonino li abbia, e che sia stato, e continui ad essere, un uomo di inestimabile valore per la nostra città.