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Olbia, da un progetto scolastico ad una futura occupazione: questo è Open Food

Il progetto degli istituti superiori olbiesi

Olbia, da un progetto scolastico ad una futura occupazione: questo è Open Food
Olbia, da un progetto scolastico ad una futura occupazione: questo è Open Food
Giada Muresu

Pubblicato il 25 December 2021 alle 10:00

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Olbia. Istruzione non significa solamente apprendere tramite libri seduti dietro i banchi di scuola. Man mano che passano gli anni i docenti e dirigenti scolastici promuovono nuovi progetti per coinvolgere ed entusiasmare quanto più possibile gli studenti. Questo è quello che è accaduto per una trentina di giovani di quattro istituti superiori: Licelo linguistico-classico Gramsci, Liceo scientifico Mossa, Liceo artistico De Andrè e l'isituto Amsicora di Olbia. Tutti hanno partecipato al progetto "Open Food- cuochi senza barriere", grazie al coinvolgimento del Comune di Olbia e a diversi professionisti di vari settori.

Lo scopo del progetto? Abbattere le barriere nei rapporti tra le persone: nessuna distinzione solo voglia di condividere diverse esperienze, oltre ad un inserimento lavorativo. L'iniziativa è arrivata alla sua seconda edizione - lo scorso anno causa Covid non si è svolta - e grazie anche alla volontà del Comune per mano della vice-sindaca e assessora alla Pubblica Istruzione Sabrina Serra, con il lavoro del fotografo Giuseppe Ortu, la cuoca Gavina Braccu, Rossella Meloni e Giuseppe Barracu de "Il Matacchione" di Olbia e ovviamente i protagonisti assoluti: i giovani.

Iniziato ad ottobre con due diversi laboratori: uno di cucina e il secondo riguardante la creatività, quindi la comunicazione visiva ovvero tutto ciò che rigurda il lavoro dei ragazzi rappresentato con il linguaggio della fotografia. Infatti, con il professionista Ortu, gli studenti si sono divertiti a girare video, a montare le attrezzature e a creare il set adeguato per poi essere i protagonisti della mostra "Di che pasta siamo fatti?, esposta fino al 12 gennaio al museo archeologico di Olbia.

Per la parte della cucina, i giovani si sono cimentati nella creazione di vari piatti a partire dalla materia prima. Con i professionisti del settore, gli studenti hanno imparato cosa vuol dire fare squadra e hanno avuto un assaggio per ciò che concerne il mestiere dello chef e di conseguenza il sacrificio del ruolo. Una bellissima esperienza per tutti, ognuno ha imparato e trasmesso qualcosa, infatti dalle voci dei protagonisti si evince entusiasmo, gioia, divertimento, momenti di condivisione, di conoscenza verso nuovi lavori ma anche verso i prodotti locali che il nostro territorio offre.

Durante la conferenza tenutasi al museo il 21 dicembre, per rendere noto l'evento alla presenza di tutte le figure coinvolte qualche giovane meno timido degli altri, ha espresso il proprio parere: "E' stato davvero interessante partecipare e conoscere la differenza tra cucina tradizionale e cucina innovativa, la prima di Gavina la seconda di Giuseppe e del suo ristorante", ha commentato Mauro.

Una seconda ragazza ha dichiarato: "E' stato emozionante fare nuove conoscenze tra i vari istituti, io stessa ho voluto portare una ricetta di mia nonna per poterla riproporre". Oltre all'aspetto sociale ed emotivo, il progetto ha lasciato una porta aperta ai giovani che un domani non troppo lontano vorranno intraprendere i vari mestieri: cuochi, sommelier, camerieri di sala, imprenditori, produttori agricoli. 

Presenti nella struttura organizzativa anche Diego Di Niglio con la sua azienda agricola "Coda di Lupo" situata ad Arzachena e Maria Frisciata di Salaria che ha concesso gli spazi per cucinare ai giovani e ai cuochi.

Nella foto di copertina Alessia Casu e Emma Dlakic, due studentesse che - come si nota dalla loro divisa - hanno partecipato ad Open Food e anche loro come tutti gli altri erano emozionate per l'esperienza vissuta e perchè no, magari in un futuro saranno interessate a questo tipo di lavoro.