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Cronaca

Olbia, le acque del Golfo sono bollenti: moria di cozze, danni per milioni

Olbia, le acque del Golfo sono bollenti: moria di cozze, danni per milioni
Olbia, le acque del Golfo sono bollenti: moria di cozze, danni per milioni
Angela Galiberti

Pubblicato il 17 August 2018 alle 13:51

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Olbia, 17 agosto 2018 -È una tempesta perfetta quella che si è abbattuta, per la seconda volta in pochissimi anni, sulle cozze di Olbia: eccellenza tutta olbiese che dà lavoro, reddito e dignità a oltre 100 addetti e 18 cooperative riunite in un Consorzio guidato dal presidente Mauro Monaco.

Le cozze di Olbia stanno morendo. Non sono preda di qualche virus o di qualche strano batterio: la colpa è tutta dell'acqua, o per meglio dire della temperatura dell'acqua. Una temperatura alta, altissima: tanto da innescare il processo di anossia che poi porta alla morte dell'animale.

La cozza è un animaletto delicato: vive bene tra i 18°C e i 24°C, inizia a soffrire dai 25°C ai 26°C e quando si toccano i 27°C muore. A nord di Cala Saccaia, dove i mitilicoltori olbiesi portavano le cozze a refrigerarsi quando la temperatura dell'acqua del golfo interno si alzava, sono stati sfiorati i 30°C. Inutile dire che fine hanno fatto le cozze di Cala Saccaia: tutte morte.

"Ciclicamente i picchi di alte temperature, all'interno del Golfo di Olbia ci sono sempre stati. Mediamente ogni 7/10 anni - spiega Mauro Monaco, presidente del CMO -. Quando le temperature si alzavano, i mitilicoltori spostavano le cozze dove le acque erano più profonde e la temperatura più bassa. Negli anni '70 è arrivato il colera, i traffici marittimi sono aumentati così come gli scarichi a una temperatura differente, le correnti sono cambiate a causa delle strutture portuali e negli anni '80 sono arrivate le prime alluvioni. A tutto questo dobbiamo aggiungere anche il cambiamento climatico e la tempesta perfetta è servita: il golfo è diventato un serbatoio di acqua calda".

Il Consorzio è prudente: non dà numeri ufficiali. Le uniche stime sono contenute in una Pec che è stata inviata al Comune di Olbia all'attenzione del sindaco Settimo Nizzi. Lettera con la quale si chiede al primo cittadino di avviare la procedura per lo stato di calamità naturale.

Certo è che i danni sono molti: le 18 cooperative olbiesi hanno perso migliaia di tonnellate di prodotto. In alcuni casi si parla del 90% della produzione persa. Il danno economico è importante, perché non c'è solo il mancato guadagno del produttore: bisogna considerare anche tutto l'indotto, dal grossista al ristoratore. In sostanza, parliamo di milioni di euro persi tutti nel territorio olbiese, dove questo reddito viene generato.

Su una cosa, però, non devono esserci dubbi: la salubrità del prodotto superstite alla moria non è in discussione. "Voglio tranquillizzare i consumatori - continua Monaco -. Il prodotto che arriva sulle tavole è perfetto, salubre e vivo. I nostri prodotti vengono controllati ogni settimana dalla Assl di Olbia". Assl che, sulle cozze e sulle acque, compie analisi molto approfondite: dai radionuclidi ai batteri, passando per i metalli pesanti e le tossine. Niente paura, dunque, per le cozze di Olbia in vendita.

Il problema del Golfo bollente, però, rimane: il CMO, con le sue 18 cooperative, deve affrontare anche problemi organizzativi non di poco conto. Tra poco inizierà il ciclo produttivo delle ostriche, che sono un po' più residenti delle cozze, ma che alla lunga soffrono degli stessi problemi: che faranno i mitilicoltori se l'anno prossimo si troveranno a perdere nuovamente le cozze, ma anche le ostriche?

Quesito fondamentale per la categoria, la quale necessità di altre aree dove poter sistemare la produzione perché le acque del Lido del Sole, oggi - con una produzione alle stelle e tanti progetti nel cassetto, non bastano più.