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Cronaca

Crisi e abusivismo: giù il mercato dell'autoriparazione in Sardegna

Crisi e abusivismo: giù il mercato dell'autoriparazione in Sardegna
Crisi e abusivismo: giù il mercato dell'autoriparazione in Sardegna
Olbia.it

Pubblicato il 05 April 2016 alle 10:06

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Olbia, 05 Aprile 2016 -Crisi, abusivismo e concorrenza sleale nel settore delle autoriparazioni.Sono questi i tre fattori che in Sardegna negli ultimi 12 mesi, hanno portato alla chiusura dell’1,9% delle imprese artigiane di settore (48 unità) sulle 2.542 in totale che operano nella manutenzione e riparazione di autoveicoli.Per questo Confartigianato Imprese Sardegna lancia un invito alle imprese dell’autoriparazione, agli organi competenti e ai cittadini: “Facciamo fronte comune per combattere questa piaga che sta causando danni non solo economici e alimenta un mercato fuori dalle regole e assolutamente fuori controllo”.Il settore artigiano nell’isola, secondo il dossier elaborato dall’Ufficio Studi di Confartigianato (dati Istat e Unioncamere consolidati al 31 dicembre 2015), raggruppa 2.542 imprese (l’83,5% di tutto il comparto) che ha subìto un calo dell’1,9% rispetto al 2014.A Cagliari le imprese erano 1.031 e hanno subito un calo dell’1,4%; a Sassari se ne sono registrate 826 con un calo dell’1,2%, a Nuoro 462 con una perdita del 3,5% e a Oristano 223 con una flessione del 3%. A livello nazionale il decremento registrato è stato dell’1,3%.“Chiediamo collaborazione e controlli in tutte quelle strutture abusive che, oltretutto, costantemente vìolano le norme, la sicurezza e che, in particolar modo, continuano a evadere il fisco ed essere un peso per la collettività – affermano Maria Carmela Folchetti e Stefano Mameli, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna - e facciamo un appello ai negozi di autoforniture per una maggiore attenzione nella vendita dei prodotti destinati alla sicurezza dei mezzi”.La questione è complessa perché diverse sono le cause che hanno portato all’abusivismo incontrollato. La crisi economica ha generato un mercato parallelo, alimentato spesso da ex dipendenti di aziende che hanno chiuso o ridimensionato il personale. Ma c’è anche un mercato parallelo più subdolo, quello che viene svolto in ambienti invisibili ma molto conosciuti, attività in nero rese possibili soprattutto per la facilità con la quale si possono reperire i mezzi di ricambio, sia nei negozi di autoforniture che tramite internet.“Interventi a costi inferiori ma con quale sicurezza? Con quali garanzie in caso di cattiva qualità dell’intervento? – si chiedono Folchetti e Mameli – se gli artigiani rispettano una serie di norme e regole precise che tutelano consumatori e cittadini, gli abusivi, per esempio, dove smaltiscono i rifiuti? Le imprese regolari devono seguire un tracciato rigorosissimo per lo smaltimento degli olii, dei liquidi, delle batterie, del materiale sostituito. Regole costose che servono alla tutela dell’ambiente. Chi lavora in nero, come e dove smaltisce?”.Non è un problema piccolo, che i cittadini per primi dovrebbero comprendere: vale la pena risparmiare qualche decina di euro e ritrovarsi centinaia di piccole discaricheabusive sparse sul territorio? Un’azienda sarda del settore delle autoriparazioni spende mediamente 1.000 euro all’anno per lo smaltimento rifiuti, garantendo così un percorso trasparente, e circa 9.467 euro di tasse locali da pagare ogni anno solo per esistere (IRAP, addizionali comunali e regionali, IMU e Tasi). Un carico fiscale insostenibile per tantissimi imprenditori che, anche per questo, continuano a chiudere ogni giorno. Da sottolineare che dal 2011 al 2014, il prelievo è aumentato del 76,8%.Per Confartigianato Sardegna la madre di tutti i problemi è a monte, perché non esiste una regolamentazione delle vendita dei prodotti, nemmeno di quelli destinati alla sicurezza dei mezzi: freni, sospensioni, organi dello sterzo e così via; chiunque può acquistare tutto.“Basterebbe creare percorsi diversi, ad esempio, separando lo scontrino dalla fattura e applicando lo sconto sulle fatture – continuano Presidente e Segretario – ci sono esempi di negozi che hanno realizzato addirittura ingressi diversi tra clienti professionali e gli altri. Piccole cose che darebbero un contributo ad abbassare la soglia dell’abusivismo”.“Sia chiaro che abbiamo sempre combattuto l’abusivismo, ci siamo posti costantemente contro coloro che riparavano le auto e le moto dopo l’orario di lavoro, a casa loro – concludono la Folchetti e Mameli – ma adesso si sono raggiunti livelli intollerabili, occorre intervenire facendo fronte comune, perché questa situazione danneggia tutti, e tutti, prima o poi, ne pagheranno le conseguenze. Perdendo di vista l’obiettivo finale: la sicurezza degli automobilisti”.Inoltre, ricordiamo che gli autoriparatori per tanti mesi hanno battagliato per modificare il “Ddl Concorrenza”.Grazie alla pressione delle Associazioni di categoria, infatti, le Commissioni Finanze e Attività Produttive della Camera hanno modificato alcuni aspetti riguardanti la riforma dell’Rc auto restituendo alle imprese di carrozzeria la libertà di esercitare la propria attività e ai cittadini il diritto di scegliere il proprio carrozziere di fiducia. E’ stato ristabilito il principio in base al quale gli assicurati hanno diritto ad ottenere il risarcimento per la riparazione a regola d’arte del veicolo danneggiato, avvalendosi di imprese di autoriparazione di propria fiducia.Si tratta di un primo, importante risultato per la battaglia che Confartigianato sta conducendo contro il rischio, contenuto nella riforma dell’Rc auto, di mettere fuori mercato le carrozzerie indipendenti, rendendo di fatto obbligatorio il risarcimento ‘in forma specifica’, vale a dire far riparare il veicolo incidentato dalle officine di carrozzeria convenzionate con l’assicurazione.