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Pubblicato il 14 January 2016 alle 20:07
Olbia, 14 Gennaio 2016 - Sulla chiusura delle province e sull'ennesima batosta politica presa dalla Gallura a cagliari, interviene anche il sindacato. A parlare è Luisella Maccioni, segretario territoriale Funzione Pubblica Cgil. "Nel silenzio più totale dal 1 gennaio 2016 le Province Regionali Sarde sono chiuse! Una politica dissennata,cieca e soprattutto distante dai bisogni del cittadino non è riuscita in 4 anni dal Referendum abrogativo atrovare soluzioni alternative agli Enti Intermedi soppressi, a dare risposte ai territori e soprattutto agarantire il mantenimento dei servizi ai cittadini sul territorio, per non parlare dell’occupazione e dareriscontri positivi ai lavoratori delle Province che rischiano il loro posto di lavoro - scrive Luisella Maccioni della Cgil Gallura -.Insomma una politica fallimentare che continua ad accartocciarsi sulla riforma delle Autonomie Locali: unariforma che, tolta dal salvifico risparmio sui costi della politica, è essenzialmente strutturata su di unavisione centralistica dei servizi e delle risorse che abbandona la linea maestra del decentramentoterritoriale , costruisce la Città Metropolitana di Cagliari e nonostante le enormi pressioni dei territoriperiferici persevera sulla strada del trasferimento delle funzioni delle Province alla Regioni creando quelvulnus che ancor oggi ha prodotto: nessun concreto trasferimento, di funzioni è stato materialmenterealizzato verso le Autonomie Locali. E’ evidente che più si accumulano i ritardi e più gli effetti negativi sidispiegano: per le Province ora chiuse l’assenza di finanziamenti si avvicina, per i cittadini che vengonoprogressivamente privati di servizi essenziali e, in ultimo, per i lavoratori del sistema che rischiano il postooppure, nella migliore delle ipotesi, il mancato riconoscimento delle loro competenze nell’ambito deiprocessi di riordino".
La Cgil esprime tutta la sua preoccupazione e sottolinea come, dietro ad ogni diritto, c'è la presenza di un lavoratore pubblico. "Basterebbe una politica diversa mirata al potenziamento dei servizi e alla vicinanza degli EntiPubblici alla Società per evitare il dissolvimento dello stato sociale e per evitare la caduta dell’occupazione. Spesso ci si dimentica che dietro un qualsiasi diritto vi è sempre un lavoratore pubblico, cancellando ilservizio si cancella anche un lavoratore, e si disperdono patrimoni professionali e protezioni sociali - continua Luisella Maccioni -.Non ci si è posti il problema che in una Regione condifficoltà di estendere lo stato sociale è dannoso cancellare i terminali territoriali dell’architetturacostituzionale: le autonomie locali e gli enti territoriali e ancora, abbandonare i lavoratori ad un difficilepercorso riorganizzativo".
La Cgil ha provato in questi mesi a proporre strade alternative, ma la politica non le ha mai prese in considerazione. Tra queste proposte vi era quella di assegnare i dipendenti provinciali all'Inps, che ha notevoli difficoltà proprio a causa della carenza di personale. "Ma come ormai ènoto a tutti la risposta è di fronte a tutti noi. Un Ente con un centinaio di dipendenti chiuso, servizi ancoragestiti dalla Provincia Olbia - Tempio non devoluti agli Enti Locali, Enti che danno prestazioni ai cittadini allimite del collasso, lavoratori con anzianità di servizio inferiore a 15 anni e in possesso di un patrimonioprofessionale notevole lasciati a gestire un Ente ormai chiuso - conclude Luisella Maccioni -.Insomma il lavoro pubblico decresce in misura esponenziale in Gallura e con esso i servizi che venivanoerogati bisogna dare un freno al declino dello stato sociale in Gallura, bisogna rilanciare il lavoro pubblicoattraverso una politica seria di investimento nella Pubblica Amministrazione in Gallura e dire basta ai tagliche da dieci anno sconvolgono il patrimonio di servizi pubblici della Gallura. Dobbiamo partire dallaurgenza di uno stato sociale forte e qualificato per garantire alla popolazione gallurese la stessa qualitàdella vita che è presente nelle restanti aeree della Sardegna".
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