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Olbia che non c'è più - ricordi di Salvatore Careddu

Olbia che non c'è più - ricordi di Salvatore Careddu
Olbia che non c'è più - ricordi di Salvatore Careddu
Patrizia Anziani

Pubblicato il 13 January 2019 alle 11:56

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A volte nel rivedere le cose perdute si mescola nell'animo la malinconia mentre la mente si aggrappa annaspando ai ricordi, che sono gioia perchè rappresentano per sempre il potersi riappropriare di angoli di vita. Quante e quante cose ci sarebbero da elencare.

Fare una carrellata che passa dalla mia infanzia alla mia adolescenza non è facile. Rivedere per un attimo le cose perdute, certo significherebbe fare un ritorno nel passato e rivedere i luoghi e le strade che hanno fatto parte della mia vita, dove ho vissuto: Via Romana, Via Garibaldi, Via Olbia, Via Asproni, tutta la parte vecchia di Olbia con il porto luogo di incontro di noi giovani del Cinquanta...( adesso purtroppo!!).

Il porto dove all'epoca nelle sue limpide acque ci immergevamo facendo le gare nelle competizioni di nuoto e di tuffi dall'alto della gru, con Antonello Idini campione di tuffi in questa specialità, oppure nella attraversata "dalla punta del porto all'Isola di mezzo" con qualcuno come Paolo Piga che la effettuava in apnea. Trascorrevamo alcune ore in mare così anche per avere la possibilità di estrarre e togliere a mani nude le strisce di rame che coprivano la ghiglia di qualche zattera affondata a seguito dei terribili bombardamenti su Olbia effettuati il 14 e il 24 maggio del 1943 da parte degli aerei alleati.

[caption id="attachment_120305" align="alignnone" width="2048"] La foto del comune di Obia distrutto dai bombardamenti del 14 maggio del 1943[/caption]

Così con il rame raccolto e con il ferro ed il piombo che riuscivamo a recuperare ci recavamo a vendere il tutto da "Tartaglia" nel suo deposito sito in via Mameli. Con la somma ricevuta, che non superava mai le 100, 150 lire, per noi cifra enorme, avevamo la possibilità di recarci in Corso Umberto dove nella gelateria Toscana potevamo comprare il gelato e la farinata senza incidere nell'economia dei nostri cari, ma potevamo anche andare al Cinema Olbia ad assistere al programma pomeridiano. Prima di entrare eravamo soliti acquistare un sacchetto di semi di zucca o noccioline per ciascuno da "zia Mirra", che aspettava seduta i suoi clienti con il cestino posto sopra una cassetta di tavolette all'ingresso del locale.

All'uscita del cinema ognuno doveva fare ritorno alla propria abitazione perchè all'ora dell'Ave Maria, intorno alle 18.00, ai primi rintocchi della stessa, ognuno doveva essere nel desco familiare in attesa della cena, e in quella del nuovo giorno.

Forse, questo uguale agli altri, ma con la speranza che avesse con sé nuovi orizzonti, accarezzati dalle cose belle, con valori che distinguevano ogni nostro agire, in particolare l'amicizia che era senza gelosie, senza possesso, senza invidia, il volersi bene, con il dividere tra noi giovani quanto si aveva per vivere.

Così recarsi a scuola, trscorrere il tempo libero giocando con palle di stracci nel cortile della stessa o in via Garibaldi, programmando incontri con altri amici delle altre zone di Olbia vecchia, come Sa Rughe(la Croce), Santu Sempriese ( San Simplicio). Incontri di giochi dove il rispetto della competizione giovanile semplice ci accompagnava, in un ambiente che non aveva niente di eclatante ma bello da vivere.

[caption id="attachment_120304" align="alignnone" width="995"] Una cartolina delgi anni Cinquanta[/caption]

Forse perchè le cose semplici sono quelle che hanno alimentato la nostra infanzia e l'adolescenza.

Lentamente il tempo è passato, tante cose adesso della mia Olbia sono cambiate, tante in bene altre in meno, ma rimarranno sempre uguali sia per me come per tutti gli amici con cui ho diviso quegli anni in Sos Carreras ( le strade) a testimonianza del tempo passato.

Salvatore Careddu