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"Balentes" a Pratobello

Vanna Sanciu

Pubblicato il 13 September 2015 alle 20:25

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Olbia, 12 settembre 2015 Calorosa ospitalità da parte di tutti gli orgolesi presenti ieri sera a Pratobello in occasione della proiezione del trailer "Balentes", il film ambientato in Sardegna e diretto dalla giovane antropologa regista “sardo- australiana” Lisa Camillo Satta. Cresciuta tra Roma e la Costa Smeralda, dove i suoi genitori lavorano, e l’Australia dove attualmente vive con il suo compagno, dopo aver completato gli studi in antropologia e cinema ha realizzato un documentario sulle popolazioni aborigene : "Live Trough this" ottenendo importanti riconoscimenti e diretto un singolare video musicale con un unico piano sequenza intitolato "Requiem" . In un primo momento Lisa aveva pensato di girare un film sulla vita in Costa Smeralda, ma in seguito alla presa di coscienza dei gravi problemi della Sardegna, ha deciso di realizzare un documentario-denuncia sui mali che attualmente affliggono la nostra terra. In questi due anni Lisa ha girato la Sardegna in lungo e in largo, intervistando centinaia di persone, lavoratori, giovani disoccupati e personaggi importanti. Ha presentato i gravi problemi che affliggono l’isola, prospettando possibili soluzioni che sembrano a portata di mano, ma che nessuno riesce veramente ad applicare. La regista ha spiegato ai presenti le motivazioni profonde che l'hanno spinta a realizzare questo lavoro" Ci stiamo deprimendo, ammalando, e questo mi fa piangere il cuore, ma allo stesso tempo sono fiduciosa nel cambiamento, perché ho trovato nell'isola delle persone coraggiose che hanno una gran voglia di fare e una grinta incredibile. Noi sardi vogliamo davvero salvare questa nostra terra. Questo documentario " Balentes" è dedicato a tutti noi che ci stiamo svegliando, ricordando il coraggio che noi avevamo e abbiamo dimostrato. Pratobello è un posto simbolo della Resistenza dei sardi a scelte sbagliate per il nostro territorio e per me simbolizza il senso del documentario e il nostro coraggio perché, per una volta, per pochi giorni, ci siamo uniti, senza colori di partito, dimenticando i rancori esistenti tra noi e abbiamo lottato insieme per difendere il nostro territorio. Dobbiamo essere uniti, solo così riusciremo a far rinascere la nostra isola". "Balentes" è stato girato in diverse località sarde, durante la tappa di ieri sera a Pratobello sono state registrate alcune sequenze e sono stati ripercorsi i drammatici avvenimenti del dicembre 1969, quando gli orgolesi si opposero con fierezza all'installazione di una base militare nel loro territorio. Alla presentazione del trailer hanno assistito anche uomini e donne che hanno vissuto quei fatti in prima persona e che hanno reso la loro testimonianza. "Un grande esempio di dignità e di coraggio da parte del popolo orgolese che in quei drammatici giorni ha tenuto testa allo Stato che voleva sottrarre agli abitanti il territorio comunale di Pratobello per installare una base militare." commenta la regista. Dopo la proiezione è stato offerto un buffet allestito dai produttori locali: formaggio fiore sardo, ricotta mustia, pane carasau, frutta, miele, torrone e vino cannonau. Il lavoro di Lisa aspetta solo le ultime fasi di montaggio per essere completato e si conclude con le sequenze girate alla festa di Santa Reparata, a Buddusò, paese natale della mamma di Lisa, in un gioioso ritorno alle radici della giovane regista, accompagnato dall'abbraccio affettuoso degli amici e dei parenti ritrovati. Brava Lisa, speriamo che una balente regista- poetessa possa contribuire al cambiamento della nostra amata terra. Una nota poetica Nel corso della serata di ieri si è esibito il coro Supramonte di Orgosolo che ha interpretato una bellissima poesia del poeta orgolese Peppino Marotto:" Sa lotta de Pratobello" . Peppino Marotto, autore del testo "Sa lotta de Pratobello", è stato membro fondatore dei Tenores di Orgosolo ed è autore di numerose poesie in lingua sarda. Alternava la sua passione per la poesia e il canto all'impegno politico. Fu barbaramente assassinato da ignoti sicari il 29 dicembre 2007 mentre si recava in edicola ad acquistare il quotidiano. Ecco il testo e la traduzione della poesia del grande poeta orgolese Peppino Marotto. Sa lotta de Pratobello Versi di Peppino Marotto Canto a binti de maju sun torrados Sos pastores in su sesantanoe Tristos, né untos e nen tepenados. Su vinti’e santandria proe proe Fini partidos cun sa roba anzande Da sa montagna, passende in Locoe; càrrigos e infustos viaggende cun anzones in manu a fedu infatti, su tazzu arressu muttinde e truvande; avvilidos, pessende a su riccattu impostu da su mere ‘e sa pastura: mettade ‘e fruttu e piùsu in cuntrattu. Est obbligu emigrare in pianura Pro salvare su magru capitale Da sos frittos iverros de s’altura. Tùndene e murghen pro su principale, ma da su mere e da sa mal’annada si ristabìlin in su comunale, ca sa paga ‘e s’affittu est moderada e poden liberamente pascolare sen’agattare muros in filada. Ma in lampadas devene isgombrare tottuganta sa montagna orgolesa pro vàghere una base militare. L’ordina su ministru ’e sa difesa cun manifestos mannos istampados, postos in sos zilléris a sorpresa… che bandu de bandidos tallonados. E sos pastores cand’han bidu gai, Sos cuìles in su bandu elencados: Su pradu, S’ena, Olìni e Olài Costa de turre cun Su Soliànu, Loppàna, Ottùlu, Unìare e Fumài; belle tottu su pasculu montanu isgombru de animales e de zente cheret su ministeru italianu, espostu a su bersàgliu su padente de bombas e mitraglias e cannone; dana su bandu: pro motivu urgente si riúnat sa popolazione de ambo sessos mannos e minores bénzana tottus a sa riunione S’improvvisana tantos oratores e decidene de lottare unidos istudentes, bracciantes e pastores; d’accordu sindacados e partidos, proclama cattolicos, marxistas: sos bandidores síana bandídos… Serran buttega artigianos, baristas, e partin tottus, minores e mannos, pro che cazzare sos militaristas: pizzinneddos e bezzos de chent’annos e zovaneddas de sa prima essida han’indossadu sos rusticos pannos. Tottu sa idda in campagna est partída, in càmiu e in macchina minore. Sa lotta durat piús d’una chida; a Pratobello finas su rettore ch’est arrivadu cun su sagrestanu pro difende su pradu e su pastore… Sos polizottos cun mitras in manu Chircaìan sa lotta de virmare, ma mutìana e currìana invano, ca dae s’assemblea popolare ch’in bidda si vaghìa frecuente sa zente vi decisa a non mollare e de lottare in modu intelligente tuttuganta sa popolazione contra cussu invasore prepotente: respingere ogni provocazione, bloccare cun sas massas sas istradas, impedire s’sercittazione de sos tiros a sas forzas armadas, chi calpestare cherìan sas prendas de sas terras comunes non muradas dae s’edittu de sas chiudendas. A sos sordados chi tentan d’esstre, Sa zente che los tòrrad’a sas tendas, Finas ch’hana decisu de partire, unida e forte sa zente orgolesa sa lotta vi disposta de sighìre. E cando l’hana raggiunta s’intesa Sos delegados dae s’assemblea, a Roma, in su ministru ‘e sa difesa, sos cumbattenttes de sa idda mea, fizzos de sa Barbagia de Ollolài, parìa sos sordados de Corea… E una lotta de populu gai, naraìan sos bezzos pili canos, chi in bida insoro non l’han bida mai. Tottus sos progressistas isolanos Solidales, cun tanta simpattia A Orgosolo toccheddana sas manos. E naran: custa sì ch’est balentìa Peppino Marotto Quando il venti di maggio son tornati i pastori nel sessantanove tristi, né unti né pettinati. Il venti di novembre sotto la pioggia eran partiti con le bestie che figliavano dalla montagna, passando da Locoe; carichi e fradici viaggiando con agnelli in mano e la madre dietro il gregge magro chiamando e intruppando; avviliti pensandola ricatto imposto dal padrone della pastura: metà del frutto e più in contratto. è obbligo emigrare in pianura per salvare il magro capitale dai freddi inverni dell’altura. Tosano e mungono per il principale, ma dal padrone e dalla mal’annata si rifanno nel comunale, perché la paga dell’affitto è moderata possono liberamente pascolare senza trovare muri in infilata. Ma a giugno devono sgomberare tutta quanta la montagna orgolese per fare una base militare. L’ordina il ministro della Difesa con manifesti grandi stampati, messi nelle bettole a sorpresa… come bando di banditi tallonati. E i pastori quand’hanno visto così, gli ovili nel bando elencati: Su pradu, S’ena, Olìni e Olài Custa de turre cun Su soliànu, Loppàna, Ottùlu, Unìare e Fumài; quasi tutto il pascolo montano sgombro di animali e di gente vuole il ministro italiano, esposta al bersaglio la foresta di bombe e mitraglie e canone; danno il bando: per motivo urgente si riunisca la popolazione di ambo i sessi, grandi e piccolini vengono tutti alla riunione. S’improvvisano tanti oratori e decidono di lottare uniti studenti, braccianti e pastori; d’accordo sindacati e partiti proclamano, cattolici, marxisti: i banditori siano banditi… Chiudon bottega artigiani, baristi, e parton tutti, piccoli e grandi, per cacciare i militaristi: piccini e vecchi di cent’anni e giovanette alla prima uscita hanno indossato i panni rustici. Tutto il paese in campagna è partito in camion e in macchina piccola. La lotta dura più d’una settimana; a Pratobello anche il prete è arrivato con il sacrestano per difendere Su pradu e il pastore… I poliziotti con mitra in mano cercano la lotta di fermare ma chiamavan e correvano invano, perché dall’assemblea popolare che in città si faceva frequente la gente era decisa a non mollare e di lottare in modo intelligente tutta quanta la popolazione contro quell’invasore prepotente: respingere ogni provocazione, bloccare con le masse le strade, impedire l’esercitazione dei tiri alle forze armate, che calpestare volevan le perle delle terre comuni non murate dall’editto delle chiudende. I soldati che cercan d’uscire la gente li respinge nelle tende finchè han deciso di partire, unita e forte la gente orgolese la lotta era disposta a continuare. E quando l’han raggiunta l’intesa i delegati dall’assemblea, a Roma, nel ministero della Difesa, i combattenti del paese mio, figli della Barbagia di Ollolai, sembravano i soldati di Corea… E una lotta di popolo così, dicevan i vecchi dai capelli canuti che in vita loro non l’han mai vista. Tutti i progressisti isolani solidali, con tanta simpatia Orgosolo applaudono e dicono: questa si che è Balentìa. Peppino Marotto Il testo è stato tratto dal sito " Ichnussa- la biblioteca digitale della grande poesia in lingua sarda.