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Cronaca

Olbia e il centro accoglienza: controlli, segnalazioni e pranzi alla Mensa Caritas

Olbia e il centro accoglienza: controlli, segnalazioni e pranzi alla Mensa Caritas
Olbia e il centro accoglienza: controlli, segnalazioni e pranzi alla Mensa Caritas
Angela Galiberti

Pubblicato il 08 November 2017 alle 19:21

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Olbia, 08 novembre 2017 -Che fine hanno fatto i migranti eritrei accolti dalla Città di Olbia? Può sembrare una domanda capziosa o irriverente, eppure in linea generale poco si sa su ciò che avviene all'interno del CAS aperto all'interno dell'ex Hotel Savoia. Un'apertura che, almeno inizialmente, aveva scatenato feroci polemiche in città con tanto di barricate (ma solo sui social).

La presenza del Cas è tutto sommato una presenza discreta, anche se l'occhio vigile del Comune di Olbia non manca di tenere sotto osservazione la zona. L'amministrazione non ha alcun potere ispettivo nei confronti della struttura, ma quel poco che può fare lo fa seguendo un rigido protocollo. "Non possiamo fare ispezioni, a meno che non si tratti dei minori - spiega Simonetta Lai, assessora alle Politiche Sociali del Comune di Olbia -. I colloqui con i bambini abbiamo preferito farli con una nostra interprete eritrea. I primi 37 richiedenti asilo, provenienti dall'Eritrea, sono stati tutti ricollocati: sono stati trasferiti in Germania e Olanda per motivi familiari o lavorativi".

Con la partenza dei 37 eritrei, sono rimasti all'ex hotel Savoia una cinquantina di richiedenti asilo di varia nazionalità e, per ora, non ci sono notizie di altri arrivi. "Ci sono marocchini, senegalesi, algerini - spiega l'assessora olbiese -. Se non riescono a ottenere lo status di rifugiato, si ritrovano senza documenti, escono dal Cas e diventano dei fantasmi".

Il fatto che il Cas sia una presenza discreta, non significa che non ci siano dei piccoli problemi. "La cosa che abbiamo potuto verificare è che l’unica cosa che manca è una cucina all’interno della struttura - spiega Simonetta Lai -. Il Catering continua ad arrivare da Sassari. La problematica è che alcuni di questi ragazzi non gradiscono ciò che viene portato da Sassari e così si recano allamensa della Caritas con un conseguente raddoppio di costi che è molto gravoso peri volontari. Un altro problema che abbiamo riscontrato è che nella zona veniva venduto alcol ai minorenni, così abbiamo attivato dei controlli. Non abbiamo notizia dei percorsi di alfabetizzazione. Purtroppo la normativa non aiuta: quando chiedono asilo, devono aspettare un pezzo di carta per 60 giorni senza fare niente".

"Queste problematiche sono state segnalate - conclude l'assessora Lai -. Il Comune non può intervenire. I Cas dipendono dalle prefetture. Se anche dovessimo fare interventi sanitari dobbiamo avvertire, a meno chenon sia un fatto particolarmente grave".