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Olbia, Apocalypse Jesolo: quando un quartiere sembra 'bombardato'

Olbia, Apocalypse Jesolo: quando un quartiere sembra 'bombardato'
Olbia, Apocalypse Jesolo: quando un quartiere sembra 'bombardato'
Olbia.it

Pubblicato il 31 January 2019 alle 08:00

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Olbia, 31 gennaio 2019 - Riceviamo e pubblichiamo la lettera, corredata da fotografie, del cittadino olbiese Dario Bertini. La lettera riguarda alcune problematiche del quartiere di Poltu Quadu e un particolare di via Jesolo che, dopo ogni pioggia, sembra "bombardata". Ciò ha ispirato Bertini una installazione fatta con i soldatini di suo figlio: Apocalypse Jesolo.

Mentre Olbia cresce, si rinnovano lungomari e litorali e si progettano cambi epocali e restiling all'urbanistica, c'è un lembo di golfo ed un quartiere che non riescono a raccogliere il minimo interesse al raggiungimento dei dovuti standard urbanistici.

Poltu Quadu è un quartiere che negli ultimi due decenni ha subito significative migliorie, grazie anche e sopratutto all'avvento della ex Città Mercato odierna Auchan e dell'area di Sa Marinedda con annesso porto privato; ma una parte del quartiere è rimasta ancorata al vecchio millennio.Se i trasporti da e verso il centro cittadino sono stati migliorati ed ampliati, ad oggi il quartiere non è ancora collegato alla città da alcun percorso pedonale, tanto meno ciclabile.

È doveroso segnalare il prodigarsi dell'amministrazione nel soluzionare tale lacuna con l'edificazione di circa 100m di marciapiede rialzato con balaustra dal sottopasso prima del distributore Q8 sin dopo al distributore Q8, proprio fronte stagno di “pertinenza” e permanenza dei fenicotteri in visita ad Olbia; tanto che ci sorge il dubbio che in comune ci sia qualche appassionato di bird whatching tra le file dei dirigenti all'Urbanistica.

Dell'altro mezzo chilometro di marciapiede utile al congiungimento del quartiere al resto della città non c'è alcuna traccia, cosi chè i “poltu quadesi” debbono ritenersi in sicurezza solo sino a dopo il suddetto distributore, per poi rischiare la vita in uno dei punti più soggetti ad incidenti in città. Se non bastasse questo a suggellare la mia tesi basta che percorriate via Macerata, via Jesolo e tutte le strade “a mare” del quartiere per rendervi conto che, nonostante da decenni si siano pagate tutte le tasse richieste ed esse siano state incassate, permangano ancora non asfaltate, prive di qualsiasi marciapiede e versino in condizioni pietose sia d'inverno che d'estate, con buche, fossati e canyon. E pensare che via Macerata parte proprio dal palazzo ex sede di uffici dell'urbanistica ed attuale sede della polizia municipale.

Che non se ne siano accorti?

Per ultima, citerei la presenza delle uniche fosse settiche del quartiere che, vecchie di decenni, giacciono dimenticate sotto una coltre di rovi, frasche e alberi, mondezza. Discariche di inerti etc. crepate nelle loro strutture in cemento, rattoppate alla bisogna e lasciate a sversare a mare ogni tipo di liquame per mesi, durante le stagioni delle pioggie; supportate solamente da una pompa di sollevamento, che spesso e volentieri si guasta sotto il peso di un carico lavorativo presumibilmente non consono alle sue caratteristiche. Per chi volesse una foto ricordo può sempre andare in via Macerata angolo via Jesolo, guardare le bellezze del golfo per poi girarsi alle proprie spalle e scrutare dietro una casettina di cemento, ciò che sporge delle due vasche “nere”.

Potrei dilungarmi nel ricordare i pericoli della rotatoria fronte Globo, all'ingresso del quartiere, priva di zone di parcheggio per le attività presenti e fonte di incidenti e pericoli vari.

Potrei citare la totale assenza di parcheggi nelle vicinanze delle scuole pubbliche elementari, materne e liceali. Potrei altresì annoverare le cinque o sei piazze e piazzette inutilizzate e inutili di cui il quartiere è dotato e che restano deserte e prive di ogni servizio.

Potrei pensare a come si potrebbe gestire meglio e rendere produttiva un'area marittima spettacolare per fauna e ambiente come quella dell'ex peschiera, che è delimitata da una muraglia che dalle fosse settiche citate prima giunge sino al quartiere Mogadiscio. Potrei, ma per oggi basta... vi lascio in compagnia di un divertente set fotografico che ha il sapore della satira e della tristezza.

Dario Bertini

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