Olbia - Aveva 46 anni
Ennio Roych quando venne ucciso durante la strage delle Foibe. Il Capitano Roych, originario di Olbia, è uno dei
145 sardi morti durante quella pulizia etnica effettuata nei territori di confine di Istria e Dalmazia ideata dal
Generale Tito. In memoria di quel martirio a Olbia, nel 2004, è stata intitolata una piazza. Piazza Ennio Roych, appunto. Doveva essere un tributo a una strage dimenticata, mentre oggi è un tributo alla
dimenticanza stessa. Incastonata tra via Torno, un ristorante chiuso, un marciapiede mal messo e le mura puniche, Piazza Ennio Roych giace dimenticata da tutti. A farle compagnia solo il degrado. Ha solo
9 anni la piazza dedicata ai martiri delle Foibe, eppure arredi e strutture sembrano vecchi di 30 anni. Le panchine sono vecchie, il legno è
cotto dal sole, la vernice scrostata. I lampioni, dal gusto retrò, sono talmente mal messi (e vandalizzati) che sembrano davvero del secolo scorso. Uno è persino
storto come la torre di Pisa. Le aiuole, una volta ricolme di verde, risultano sterili contenitori di erbacce (falciate). I pavimenti, non utilizzati dai pedoni, diventano terreno fertile per delle
piantine spontanee. Mentre i pochi conduttori di cani che passano da via Torino non si curano nemmeno di raccogliere gli escrementi. Come se ciò non fosse abbastanza, dietro l'angolo si nasconde il peggio del peggio. Nel portico del ristornate è meglio non entrare, a meno di possedere una
maschera a gas. Perchè sotto quei portici, evidentemente scambiati per
orinatoi, si nasconde il
fetido odore del degrado umano: quello che non ha rispetto per nulla, che butta le cose dove capita, che trasforma tutto in un nauseabondo giaciglio. L'umido di quel portico abbandonato non è sicuramente dovuto all'acqua piovana. E c'è da chiedersi cosa si consumi là sotto durante le ore notturne. Il tutto è osservato dalle antiche mura puniche. Mura silenti, che vedono tutto, ma che non possono raccontarci nulla.