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Cronaca

Olbia, la favola Alternanza scuola-lavoro: ecco perchè non funziona

Olbia, la favola Alternanza scuola-lavoro: ecco perchè non funziona
Olbia, la favola Alternanza scuola-lavoro: ecco perchè non funziona
Giulia Padre

Pubblicato il 17 September 2018 alle 17:49

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Olbia, 15 Settembre 2018 -Parlare di Alternanza Scuola-Lavoro è sempre problematico: considerando il fatto che è entrata in vigore solo da qualche anno e le sue dinamiche non sono proprio chiarissime, non risulta difficile credere per quale motivo la maggior parte delle persone che non l'ha vissuta in prima persona si affretti sempre a dire "È davvero una bellissima realtà".

Secondo le direttive del Ministero, l'Alternanza si dovrebbe svolgere con semplicità: in primis si basa sul presupposto che i ragazzi, sia liceali che frequentanti istituti tecnici, operino rispettivamente per 200 e 400 ore triennali all'interno di un'azienda. Affiancati da tutor competenti, i giovani studenti imparerebbero a relazionarsi con il mondo del lavoro e inizierebbero ad apprendere un "mestiere".

In verità, dietro il complicato marchingegno dell'Alternanza c'è molto altro: oltre al surplus di burocrazia, si tratta di un progetto molto difficoltoso da portare avanti. Se per gli Istituti Tecnici il meccanismo funziona più o meno con efficacia, nei licei è un vero disastro: nel territorio olbiese è praticamente quasiimpossibile trovare strutture ospitanti che possano essere in linea con i percorsi di studio dei ragazzi. E se per quanto concerne le materie scientifiche c'è qualche possibilità (Veterinari, Assl, Laboratori, ecc), per gli umanisti non c'è proprio niente da fare.

Esclusi i pochi fortunati che hanno avuto l'opportunità di lavorare davvero in settori interessanti e che rispecchiassero desideri di carriera, gli altri studenti si sono ritrovati a dover supplire ad un monte ore infinito in aziende del territorio per niente coerenti con il loro percorso di studi.

Oltre a questa inconvenienza, che potrebbe anche passare per "esperienza di vita" senza nessun problema, ci sono anche altre seccature: i nati nel '99, vere e proprie cavie del progetto, hanno perso 200 ore di studio. Solo dopo aver eseguito il percorso triennale infatti, il Ministero ha reso nota la completa inutilità dell'Alternanza ai fini dell'esame di Stato. I nati dal 2000 in poi invece, si ritroveranno ad affrontare la maturità dovendo parlare della loro esperienza lavorativa, sperando che sia stata soddisfacente.

In secondo luogo, c'è la questione organizzazione: i ragazzi, mandati nelle aziende a scaglioni, non fanno altro che perdere lezioni e spiegazioni, tutte riguardanti argomenti oggetto di verifica la settimana successiva a quella lavorativa. Infatti, sebbene i professori siano tenuti a rispettare gli orari di Alternanza e salvaguardare l'andamento scolastico degli alunni, per questioni tempistiche e, ancora una volta, burocratiche, ciò non è sempre possibile. Ovviamente tutto va sempre a discapito del ragazzo.

Il rovescio della medaglia dell'Alternanza non è da sottovalutare: non sono i ragazzi ad essere poco intraprendenti, sfaticati e per niente volenterosi, ma piuttosto spesso e volentieri gli studenti si son ritrovati a dover accumulare ore di lavoro gratuito durante l'estate, unico periodo nell'anno di pausa dallo studio in cui avrebbero potuto dedicarsi ad occupazioni stagionali ben più proficue. Ci sono stati casi di collaborazioni scuole-aziende nel settore della ristorazione e del turismo che poco avevano di Alternanza, ma rasentavano un lavoro a tempo pieno non retribuito. Per non parlare di alcune esperienze durante le quali gli studenti non hanno fatto nulla, se non stare in piedi in qualche angolo.

Non è questione di essere choosy: se bisogna imparare a essere "sfruttati", tanto vale farlo ricevendo una retribuzione che potrebbe essere utile per l'università, per un corso di formazione post diploma o per il perfezionamento di una lingua straniera.

E poi, parliamo delle aziende: è vero che occuparsi di studenti appena maggiorenni che non sanno fare nulla o quasi può essere faticoso, ma che senso ha aderire all'Alternanza Scuola-Lavoro senza un progetto? Che senso ha inserire dei giovani in un contesto lavorativo senza qualcuno che ami insegnare loro qualcosa? Qualsiasi lavoro, trasmesso con passione, può insegnare qualcosa - a patto di non usare i ragazzini come tappabuchi o stagisti da spremere.

Altrimenti, quale sarebbe il vero senso dell'Alternanza Scuola-Lavoro?