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Cronaca

Olbia, allarme di Prospettiva Donna: i centri anti-violenza rischiano la chiusura

Olbia, allarme di Prospettiva Donna: i centri anti-violenza rischiano la chiusura
Olbia, allarme di Prospettiva Donna: i centri anti-violenza rischiano la chiusura
Angela Galiberti

Pubblicato il 24 April 2013 alle 15:53

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Olbia - In regime di spending review niente è sicuro. Diritti che sembravano acquisiti in virtù di valori non negoziabili rischiano di scomparire. Lo stesso vale per i centri anti-violenza, una conquista sociale tutto sommato recente che rischia di morire per asfissia. Per aiutare le donne vittime di violenza di genere non basta il volontariato gratuito, figuriamoci il buon cuore. Ci vogliono strutture fisiche adatte, professionalità formate e retribuite, assistenza legale e psicologica. Ci vuole, insomma, il sostegno economico dello Stato. Prospettiva donna, l'associazione olbiese che si occupa del Centro Anti-violenza gallurese, non ha ancora ricevuto un centesimo dalla Regione Sardegna. "La situazione è molto difficile - ha dichiarato Patrizia Desole, presidente dell'associazione - il prossimo anno probabilmente verranno azzerati tutti i finanziamenti e chissà cosa faremo". Per rendersi conto del dramma sotterraneo che si vive in Provincia basta una cifra: 200. Duecento sono infatti le donne che l'assiciazione guidata da Patrizia Desole sta attualmente seguendo. 200 donne col loro carico di problemi, di lividi, di pianti e di bambini al seguito. 200 famiglie che vivono l'orrore della violenza di genere. E tra queste 200 donne c'è qualcuna che rischia di essere uccisa se non viene adeguatamente protetta. La protezione dei centri anti-violenza è indispensabile. Nei casi più gravi, quando le leggi non sono abbastanza severe o le forze dell'ordine fanno spallucce, le case rifugio salvano la vita. Se chiudono i centri anti-violenza troppe donne si ritroveranno senza protezione e troppi aspiranti assassini potrebbero trovare la loro "occasione".