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Cronaca

Olbia: 28 anni dal Moby Prince e una città in silenzio

Olbia: 28 anni dal Moby Prince e una città in silenzio
Olbia: 28 anni dal Moby Prince e una città in silenzio
Angela Galiberti

Pubblicato il 10 April 2019 alle 10:00

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Olbia, 10 aprile 2019 - Sono passati 28 anni dalla tragedia del Moby Prince: il traghetto nella Navarma, diretto a Olbia, finito in fiamme nella rada di Livorno dopo essersi scontrata con l'Agip Abruzzo.

A 27 anni da quella immane catastrofe, a Livorno sono stati ricordate le 140 persone che perirono, sole, in mezzo al mare.

Grazie alla commissione parlamentare di inchiesta coordinata dall'ex parlamentare sardo Silvio Lai, è stata gettata nuova luce su una vicenda che di chiaro non ha mai avuto nulla.

Ancora oggi, i parenti delle vittime - che non hanno mai smesso di lottare in questi anni - non sanno cosa è successo esattamente: non sanno cosa ha causato realmente il disastro, non sanno perché i loro cari non sono stati soccorsi, non sanno perché sono morti.

In questi anni sono stati tanti i silenzi che hanno bruciato il cuore delle famiglie coinvolte.

Tra questi silenzi vi è anche quello della Città di Olbia.

Mentre la Città di Livorno, luogo più vicino fisicamente alla tragedia, ha un memoriale dedicato alle vittime vicino al porto, all'Isola Bianca non c'è niente che ricordi questo terribile fatto.

Certo, Olbia è fisicamente più lontana dal luogo in cui è stato trovato il traghetto annerito dal fuoco con le sue 140 vittime, ma era la destinazione finale della nave.

Una nave che trasportava anche tanti sardi che meritano di essere ricordati qua, nella loro terra, nel punto di approdo e di partenza di tantissime vite.

Buddusò, nel 2016, ha deciso di ricordare una delle vittime - Maria Mela, buddusoina: le hanno intitolato una via nella zona di Sant'Ambrogio.

Nel 2017, avevamo lanciato la stessa proposta: ricordare le vittime anche a Olbia con un memoriale.

La rilanciamo, perché Olbia - città in cui si incrociano tante vite - non può dimenticare quelle 140 persone che avrebbero dovuto toccare il suolo sardo proprio qui.