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Cronaca

Nave romana nelle acque galluresi: presentata la scoperta

Nave romana nelle acque galluresi: presentata la scoperta
Nave romana nelle acque galluresi: presentata la scoperta
Angela Galiberti

Pubblicato il 23 June 2015 alle 16:30

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Olbia, 23 Giugno 2015 - Dopo l'anteprima di domenica scorsa, questa mattina la Polizia di Stato ha presentato, in collaborazione con la Sovrintendenza dei Beni Archeologici e la Marina Militare, la scoperta relativa alla nave romana carica di laterizi ritrovata nelle acque del nord Gallura.

La nave romana di età imperiale risale al primo secolo dopo Cristo e sembra essere affondata senza troppi scossoni con un vero e proprio movimento discendente verticale. Il che ha permesso al carico di rimanere nell'esatta (o quasi) posizione in cui era 2000 anni fa. Una visione affascinante che rimarrà tale perché la Sovrintendenza non ha alcuna intenzione di scavare il sito. A dirlo è stato Rubens D'Oriano. "Non scaveremo il sito - ha detto il dottor D'Oriano, archeologo e responsabile, ad Olbia, della Sovrintendenza -. Il sito è situato a 50 metri di profondità e non ci sono abbastanza fondi. Noi siamo chiamati a preservare anche per il futuro, per le future generazioni". Insomma, un domani il sito potrebbe essere scavato o potrebbe diventare un punto interessante per le immersioni tecniche.

Durante la conferenza stampa non è stato svelato il punto esatto del ritrovamento proprio per metterlo al riparo dai saccheggiatori di reperti. La nave, una oneraria, era lunga presumibilmente intorno ai 12 metri e larga 7. Il suo carico era ed è composto da laterizi, in particolare da coppi ed embrici fabbricati nell'Italia centrale tirrenica. Secondo gli archeologi, la nave trasportava un intero tetto ed era diretta oltre la Sardegna. E' molto probabile che sotto la sabbia si nascondano i resti dello scafo.

La nave non era mai stata segnalata prima. A scoprirla è stato Gabriele Paparo, capo del nucleo SDAI della Marina di Militare di La Maddalena. "Ho trovato la nave durante una immersione privata - ha raccontato Gabriele Paparo -. In genere mi piace scendere in mezzo al nulla e percorrere lunghe distanze con un ausilio subacqueo. In una di queste immersioni ho notato, su fondo sabbioso, qualcosa di strano. Mi sono avvicinato e ho riconosciuto i coppi. Così ho avvertito la Polizia di Stato e di conseguenza la Sovrintendenza".

Grazie alla segnalazione del militare Paparo, il nucleo sommozzatori della Questura di Sassari, di stanza ad Olbia, sono tornati sul posto e su precisa indicazione dgli archeologi hanno riportato su un coppo e un embrice. "Siamo scesi a 50 metri di profondità - ha raccontato Nino Lecca, vice responsabile della Squadra Sommozzatori - su fondale sabbioso. Abbiamo visto embrici e coppi perfettamente allineati. Abbiamo fatto delle misurazioni e poi abbiamo filmato la nave e portato su due reperti. Abbiamo fatto una breve perlustrazione e non abbiamo trovato nessun resto della nave. Torneremo comunque giù per fare qualche rilievo approfondito". L'immersione a 50 metri si può già considerare una immersione tecnica. Per quel che concerne l'immersione fatta dalla Squadra Sommozzatori, è stata utilizzata aria compressa.

Alla conferenza stampa hanno partecipato il questore di Sassari, Pasquale Errico, e il dirigente Fernando Spinicci, entrambi molto orgogliosi dei loro sommozzatori.