E' presente anche una saletta adibita alla visione di filmati e alla consultazione informatica. Nel cortile attiguo invece sono in bella mostra gli attrezzi utilizzati nelle attività agricole per lavorare i campi, per il trasporto e trasformazione del latte, e per la gestione degli allevamenti animali.

Immancabile poi la parte dedicata alla viticultura e alla cura e governo degli animali. In particolare nella Sala 1 sono visibili gli strumenti relativi alla viticoltura tra cui fa bella mostra di se anche il tradizionale cassone per la pigiatura dell'uva, e un torchio in legno risalente alla fine del Seicento.

Gli ambienti domestici invece fanno rivivere l'atmosfera tipica gallurese con la sala da pranzo perfettamente ricostruita al primo piano del museo. Immancabile poi la cucina con il tradizionale tavolo per la panificazione, e la camera da letto.

Al secondo piano trova spazio l'esposizione di macchinari antichi per la lavorazione della lana e del lino con storici capi di abbigliamento e di tessuti. Trova alloggiamento anche un'area riservata alle tecniche di lavorazione del sughero, che rappresenta un'altra importante tipicità della Gallura

La struttura museale è una creatura di Pier Giacomo Pala, che se ne prende cura in tutti gli aspetti. Dall'allestimento alla promozione, nulla è lasciato al caso: "Il museo ha riaperto il 18 giugno scorso - ci racconta Pala - e devo dire che con stupore ho potuto notare che le visite al plesso museale inizialmente in gran parte riguardavano solo turisti sardi. Dai primi di luglio è andata crescendo invece la percentuale di visitatori provenienti da altre città italiane. Sono attesi per i prossimi giorni i primi gruppi dall'estero. Con piacere sto registrando prenotazioni da parte di gruppi sia italiani che europei. Questo mi fa sperare che il turismo, seppur timidamente, stia riprendendo fiducia e voglia di muoversi".

Pier Giacomo Pala ci racconta delle difficoltà che stanno toccando il settore del turismo in Gallura, e non solo: " È un momento di grande difficoltà perché il Galluras non riceve aiuti da enti pubblici. Tutte le spese di gestione e manutenzione sono a mio carico. Mi ha fatto molto piacere ricevere nel periodo di lockdown, diverse donazioni da parte di chi ama il mio museo e ammira il mio grande lavoro. In diversi hanno ritenuto che una loro donazione potesse essere essere d'aiuto per la sopravvivenza della struttura museale Galluras. Ovviamente la generosità di queste persone ha suscitato in me una grande soddisfazione perché non mi aspettavo di certo gesti di tanto buon cuore da persone, quasi tutte, a me sconosciute. Questa grande generosità non può che stimolarmi ulteriormente a portare avanti il "progetto Galluras" iniziato 24 anni fa con l'apertura del mio museo".

Sappiamo tutti che questo sarà un anno che metterà alla prova la nostra Italia sul fronte economico. Le ripercussioni del fermo delle attività produttive, l'incertezza finanziaria e le difficoltà per una ripresa in tempi brevi molto spesso portano allo sconforto. Fa piacere scorgere segnali di ottimismo nell'imprenditoria privata in un settore come il turismo che è alla base dell'economia in Gallura.

"Altri motivi di orgoglio per me sono avere visitatori che arrivano da ogni parte del Mondo: America, Russia, Francia, Germania, Polonia, Spagna. Spesso i miei visitatori decidono le loro vacanze in Sardegna proprio per regalarsi un'immancabile visita al Museo Galluras. Per molti è veramente affascinante visitare di persona l'unico esemplare al Mondo di martello della Femina Agabbadora".

Un rituale così fortemente emozionale a distanza di tempo in Gallura non dispensa più dolore. Oggi si trasforma a quanto pare in occasione per una timida rinascita del turismo, sul territorio sardo.