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Cronaca

L'olbiese del mese: intervista a "zia Anna"

L'olbiese del mese: intervista a
L'olbiese del mese: intervista a
Olbia.it

Pubblicato il 06 November 2013 alle 16:10

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Zia Anna, classe 1940, è un personaggio che non ha bisogno di presentazioni. Una persona semplice, genuina, come si conviene alle donne di una volta, anche di grande onestà. La sua attività in Via Regina Elena, la famosa pasticceria di zia Anna, è un via vai di cittadini olbiesi che lei chiama per nome o, se la memoria in quel momento non l'assiste, con vari e affettuosi epiteti ("Amò" è uno di quelli che utilizza di più). Sono tanti i momenti che non trascriverò dell'incontro con la nostra "Olbiese del mese", ma il modo migliore per capire di cosa sono fatti quei momenti è fare un salto da lei, Anna Maria Varrucciu, perchè possiate godere della sua umanità.

Zia Anna, vorrei iniziare dalle sue origini, le è stato conferito il riconoscimento di "Donna della Gallura" e nel 1996 anche del "Il Gallurese dell'anno" per La Nuova Sardegna, quanto si sente olbiese?

Io sono orgogliosa di definirmi olbiese DOC, sono nata in zona San Simplicio, Via Fiume d'Italia 55, nel 1940. Sono cresciuta e ho lavorato ad Olbia, sempre, fino ad oggi.

Mi avete detto anche l'anno, io non volevo domandarle l'età, non mi sarei mai permesso con una signora.

Ma io "amò" non la nascondo mica, sono felicissima dei miei anni e anzi, mi sento molto in forma. Ogni giorno vengo a lavoro come fosse il primo, senza fatica. Non mi piace quando mi dicono che mi sto affaticando, che seguo troppo il lavoro, io sono davvero contenta di poter stare a contatto con la gente, tutti i giorni.

Ha certamente un ricordo, un'immagine o una sua personale avventura da condividere con i nostri lettori, per esempio mi parli del quartiere di San Simplicio sessant'anni fà.

Io lì ci sono cresciuta, oggi è un quartiere, ma prima mi ricordo benissimo che consisteva in una serie di case sparse. Nient'altro.Pensa che intorno alla chiesa di San Simplicio non c'era altro che terra battuta, due scivoli conducevano all'entrata e intorno tanti terreni, acquistati, ma nei quali non aveva ancora costruito nessuno. In particolare ricordo che la strada tra le case della mia via aveva il fondo in granito, tanto che prepararono le mine per farlo saltare e poter fare bene la strada, che fecero poi in sanpietrini.

Quindi avevate un rapporto diverso con la campagna? Non mi dica che non le piace il mare...

Io adoro la campagna, è il mio mondo. Lì trovo un senso di pace. Non mi piace molto il mare. Anche se ho un bel ricordo delle uscite che facevo da piccola con mio padre in barca per procurare della legna, andavamo sino a Cala Saccaia con la barca, poi babbo parlava con i pastori e caricavamo la legna. Al ritorno lui lasciava a me il timone e si fumava la sigaretta. Arrivati ad Olbia poi c'era da lavorare di nuovo per portare la legna sino a casa.

Viene da una famiglia numerosa, anche il benessere prima ad Olbia non era lo stesso.

Si, sono la prima di nove figli. E' vero, le cose sono molto diverse, anche se questo è un periodo di crisi, e si sente molto, si vede anche negli occhi della gente. Olbia ha vissuto il benessere, i giovani di oggi, rispetto a quando ero giovane io, dovrebbero sentirsi fortunati. Si dava un peso diverso alle piccole cose, si cercava di accontentarsi. Pensa che vicino casa mia abitava un signore anziano, poverino, mi faceva pena, e io andavo a dare una pulita a casa sua per aiutarlo. Lui in cambio mi dava un cesto di frutta e del latte. Portarlo a casa era una gioia. A mia madre si illuminavano gli occhi.

Una vita di lavoro, ma ha sempre fatto questo lavoro?

No, io in realtà prima di arrivare qui in Via Regina Elena, sono stata capogruppo al settore imballaggi in Palmera, sono stati anni bellissimi, ben 17. Ho un bellissimo ricordo di quel lavoro. Ero brava, apprezzata, ma soprattutto avevo una squadra che era una famiglia, avevamo legato moltissimo. Quando sono andata via, all'inizio, ho sofferto molto, perchè mi mancava quell'ambiente, quel posto. Ma non rimpiango nulla, oggi rifarei quella scelta.

Questa sua attività compie 37 anni nel 2014, una vita nel centro della città, ma quanto è cambiata Olbia?

Moltissimo, è cambiata molto come sono cambiati i tempi. Devo dire che io mi sono sempre sentita al passo con i tempi, ho sempre cercato di aggiornarmi, ma sono sempre rimasta coerente con me stessa. Il centro della città in particolare è molto cambiato, ricordati che 40 anni fa' le cose erano molto diverse, le strade, le case, ma anche le persone. Un tempo le amicizie, le passeggiate in centro, erano cose che si apprezzavano. Andare al centro significava respirare un po'. Anche in memoria dei vecchi tempi bisognerebbe ritornare a queste cose, può darsi che ci faccia stare meglio.

Lei è un personaggio molto amato, la conoscono tutti, ma lo sa che "il Tramezzino con il the alla pesca da Zia Anna" è un'istituzione?

(Sorride, piena di orgoglio) Si, lo so. E' questa è una cosa che mi riempie il cuore. Io augurerei a tutti di trovare nella vita la gioia che gli olbiesi hanno voluto regalarmi. A volte mi dicono "sei grande" e io rispondo che non sono grande, sono un metro e sessanta! I giovani poi sono la mia felicità, sono sempre affettuosi, gentili. Voi giovani mi emozionate. Mi mancano i giovani.

Posso chiederle quale è stato fin'ora il giorno più bello della sua vita?

Si, ti dico anche la data, il 30 Gennaio del 1981. Quel giorno è nato Settimo, mio figlio. Un giorno bellissimo, mi ricordo che Dott. Pala me lo fece vedere subito, era nato "con la camicia".

Oggi Settimo l'aiuta in questo lavoro così impegnativo, ma lei continua a investirci molto del suo tempo e delle sue forze.

Mi alzo tutti i giorni e dalle 7 del mattino sono qui con mio figlio, facciamo tutto. Fino alle 8 anche alle 9 di sera. Bionica socu!

Insomma alternate il gallurese al sardo, conoscete entrambi i dialetti utilizzati in città...

Ho conosciuto tantissime persone in una vita. Sono internazionale!

Devo infine chiederle, come nostro consueto fare, di condividere, se lo ha, un augurio per l'Olbia di domani e per gli Olbiesi.

Vorrei che tutti sapessero che il centro vive, che può essere il luogo di incontro per tutti, sia per chi ha bisogno di un aiuto o di un consiglio, sia per chi vuole fare una passeggiata o svagarsi un po'. Sappiano che noi siamo qui, in attesa, perchè chi vuole possa trovare aiuto.

Antonio Savigni