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Suicidio La Maddalena, indagini chiuse: ecco la ricostruzione dei Carabinieri

Suicidio La Maddalena, indagini chiuse: ecco la ricostruzione dei Carabinieri
Suicidio La Maddalena, indagini chiuse: ecco la ricostruzione dei Carabinieri
Olbia.it

Pubblicato il 08 February 2018 alle 11:23

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Olbia, 08 febbraio 2018 -A conclusione di una complessa attività investigativa, resa non facile anche a causa della delicatezza dei fatti che sono stati accertati dagli investigatori della Sezione Operativa del Reparto Territoriale Carabinieri di Olbia, con la preziosa collaborazione della Compagnia di Porto Torres, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tempio Pausania ha emesso gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari a carico di due ragazzi di Porto Torres ritenuti responsabili, in concorso tra loro, dei reati di diffamazione aggravata e morte quale conseguenza di altro delitto. L’atto è stato notificato agli indagati e ai loro legali.

Il 5 novembre 2017, alle ore 03,00 circa, a La Maddalena, a casa di un’amica che la stava ospitando, Michela Deriu, di soli 22 anni, è stata trovata priva di vita. Sul posto, nell’immediatezza, è intervenuto personale della Stazione Carabinieri di La Maddalena che ha effettuato i primi accertamenti del caso, rinvenendo nell’abitazione due biglietti scritti a mano il cui contenuto faceva ipotizzare che l’estremo gesto commesso dalla ragazza potesse essere collegato a situazioni precedenti che avessero interessato la sfera personale della vittima.

Per tale motivo, subito dopo il ritrovamento dei biglietti, è stato effettuato un sopralluogo estremamente preciso e circostanziato, con il repertamento da parte del personale della Sezione Operativa del Reparto Territoriale di tutto ciò che potesse essere considerato fonte di prova.

Considerata la delicatezza della vicenda, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tempio Pausania ha affidato le indagini agli investigatori della Sezione Operativa del Reparto Territoriale di Olbia, al fine di verificare se Michela avesse deciso di compiere l’insano gesto perché istigata da terze persone o se vi fossero state situazioni che avessero contribuito in qualche modo nella sua decisione estrema di togliersi la vita.

Per delineare l’accaduto, gli investigatori dei Carabinieri, da subito, hanno intrapreso gli accertamenti ritenuti necessari per svolgere al meglio l’incarico affidato dall’Autorità Giudiziaria, avvalendosi sia delle indagini tradizionali, con l’escussione di oltre cento persone in qualche modo legate e/o vicine alla vittima, sia dell’attività tecnica di intercettazione telefonica, il tutto messo a confronto con una grande quantità di dati e materiale informatico, video e foto sottoposti a sequestro nel corso delle investigazioni.

Al termine della corposa e complessa attività investigativa svolta dalla Sezione Operativa di Olbia, l’Autorità Giudiziaria ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini nei confronti di C.M. e P.R., entrambi residenti a Porto Torres, poiché ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di diffamazione aggravata e morte come conseguenza di altro reato.

Le indagini hanno consentito di ricostruire l’ultimo periodo di vita di Michela, permettendo nel contempo di descrivere dettagliatamente ciò che la stessa ha fatto in quell’arco temporale, con chi si sia relazionata e quali situazioni di rilievo abbiano caratterizzato il suo percorso personale e, a grandi linee, documentare come la giovane abbia vissuto la sua breve esistenza.

E’ stato accertato che Michela, il 3 novembre 2017, solo dopo che la notizia era stata riportata sugli organi di stampa, ha denunciato, presso la Stazione Carabinieri di Porto Torres, una patita rapina a suo dire avvenuta a Porto Torres alle ore 01.30 del 31 ottobre 2017. Tale circostanza, nel corso dell’attività investigativa, non ha trovato alcun fondamento anzi gli elementi raccolti hanno portato a dimostrare che il reato denunciato fosse stato simulato dalla stessa.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli indagati (in concorso tra loro e comunicandolo a più persone) avrebbero offeso la reputazione di Michela, rivelando, senza il suo consenso, informazioni confidenziali attinenti alla sua vita e abitudini sessuali e, in particolare, avrebbero mostrato, divulgandolo in questo modo, alcune riprese video e fotografie che ritraevano la giovane in atteggiamenti intimi e privati.

Secondo gli investigatori, gli indizi più importanti sarebbero stati trovati in uno dei biglietti trovati vicino al corpo senza vita della ragazza: il biglietto accennerebbe a dei presunti ricatti. L'ipotesi investigativa, che dovrà in ogni caso passare il vaglio di un possibile procedimento giudiziario, è che gliindagati, sempre in concorso tra loro, avrebbero contribuito a cagionare (quale conseguenza non voluta) la morte di Michela.