Thursday, 25 April 2024

Informazione dal 1999

Cronaca

Intervista agli Emplexis: la giovane band sarda vincitrice dell'Olbia Winter Contest

Intervista agli Emplexis: la giovane band sarda vincitrice dell'Olbia Winter Contest
Intervista agli Emplexis: la giovane band sarda vincitrice dell'Olbia Winter Contest
Paolo Ardovino

Pubblicato il 07 January 2015 alle 14:57

condividi articolo:

Olbia, 07 gennaio 2014 - Quattro ragazzi accomunati da una voglia matta di fare musica e farsi conoscere grazie ai loro ritmi, in grado di fondere Jazz, Rock e Funk: sono gli Emplexis Quartet, una band berchiddese formatasi nel 2012. I neo vincitori dell'Olbia Winter Contest - andato in scena a capodanno presso il Molo Brin - si raccontano tra sogni, progetti e ambizioni, che sono poi quelle di quattro giovani ragazzi decisi a dare un'impronta al loro futuro attraverso la musica. Dai Piani Bar ai Live in piazza, numerose tappe hanno fin ora trasportato gli Emplexis per tutta la Sardegna, e loro non intendono certo fermarsi qui. Olbia.it ha deciso di metterli in luce e scoprire quali sono i segreti di una giovane band proiettata verso grandi traguardi e, chissà, a rappresentare la nostra isola nel mondo della musica italiana, un giorno. Cominciamo dalla domanda più scontata, perchè il nome "Emplexis"? Il nome Emplexis significa in greco “intreccio”, proprio perché il nostro repertorio spazia molto, unendo diversi generi. Cercavamo un nome che rappresentasse le nostre idee in maniera diretta, semplice e originale: non a caso abbiamo scelto il greco, lingua inusuale nel mondo della musica. Intreccio non si riferisce però soltanto al sound del gruppo, ma anche alle varie influenze musicali che ci caratterizzano. Infatti, tutti e quattro proveniamo da stili differenti: dal progressive al rock ‘n’ roll e acid jazz. Intrecciando tutti questi vari elementi si ottiene il nostro sound, comunque definibile “fusion”. Chi sono gli Emplexis? Davide Laconi, il chitarrista, ha 18 anni, Giovanni Gaias (percussioni) 19, Federico Morittu (basso) 21 e Jacopo Calvia, il tastierista, ne ha 24. La nostra giovane età ci porta ad essere umili ma allo stesso tempo ad avere tanta voglia di crescere, in campo musicale così come professionalmente. Stiamo ottenendo risultati molto soddisfacenti e vorremmo che la musica diventasse, un domani, il nostro mestiere. Il gruppo si è formato nel 2012, allora eravate in tre e, dopo circa un anno, si è aggiunto un quarto componente. Ora gli Emplexis sono al completo? Difficile rispondere. Ancora dobbiamo definire la nostra “strada musicale", anche se ogni prova, ogni serata ed ogni brano nuovo ci aiutano a trovare il nostro vero e proprio suono. La voglia di migliorarsi ed aprirsi a nuove strade ci ha portato a realizzare il progetto reggae/soul/funk con Paolino “Paulinho” Sechi, proprio per l’ esigenza di avere un progetto più coinvolgente e adatto, ad esempio, alle piazze. Dunque, si può dire che esistono due lati Emplexis: uno tecnico e da ascolto e un altro travolgente e “ballabile”, detto ciò non è esclusa l’idea di ampliare ancora l’organico inserendo dei fiati, in particolar modo sax o trombone, per rafforzare il mix del gruppo. Quest’ ultima è una possibilità comunque lontana, ma non irrealizzabile. Com'è nata la band e qual è l'obiettivo che vi siete prefissati sin dal primo live? La band è nata quasi per caso; un nostro storico locale, il "Circolofficina" di Oschiri, contattò Jacopo per alcune serata Piano Bar. Al momento di questa proposta era presente anche Davide e nacque dunque l’idea di realizzare un piccolo gruppetto che facesse musica “soft”, adatta appunto a situazioni come un Piano Bar. Decidemmo di coinvolgere anche un batterista (Giovanni) e si formò dunque questo primo gruppo provissorio. Nacque poi l’esigenza di realizzare un qualcosa di stabile, dato che il progetto riscuoteva numerosi apprezzamenti. Iniziammo così la nostra ricerca di un bassista nelle vicinanze e già dalle prime prove in quartetto ci siamo resi conto di come la sua presenza fosse indispensabile. Da quel momento in poi il gruppo ha iniziato a cercare il proprio sound e a fissare obiettivi sempre più importanti: innanzi tutto farci conoscere e diffondere la nostra musica in maniera semplice e diretta, non a caso abbiamo in titolato la nostra ultima demo "Presa Diretta". Ora vogliamo crescere musicalmente e migliorare sempre di più la band. stiamo ottenendo risultati molto soddisfacenti e vorremmo che la musica diventasse, un domani, il nostro mestiere. Nel 2014 siete stati impegnati con numerose date e la pubblicazione del vostro primo demo-Album, Presa Diretta, mentre il nuovo anno si è aperto con la vittoria all'Olbia Winter Contest Music Show. Cosa vi aspettate dal 2015? Il 2014 è stato un anno davvero importante: dalla pubblicazione della nostra prima demo, a palchi importanti come quelli del Sardinia Reggae Festival e del Molo Brin, poi ancora la realizzazione del nostro primo book fotografico a cura di Greta Serra, la collaborazione con Paulinho, il primo premio al Concorso Musicale “Per Elisa” e tanti altri bei momenti. Il 2015 si è davvero aperto nella maniera migliore possibile grazie alla vittoria dell’Olbia Winter Contest, e ne approfittiamo per ringraziare l’associazione Punkomat Project e Olbia WInter Fest per averci dato queste grandiose opportunità. Come si suol dire: “il buongiorno si vede dal mattino”. Sarà davvero così? Noi dal 2015 ci aspettiamo grandi cose, grandi soddisfazioni e grandi risultati, ma la nostra ambizione principale per il 2015 è la realizzazione di un vero e proprio disco. Il repertorio della band è eterogeneo: dalJazz-rock al Funk, dall'Hip-Hop alla musica elettronica e il Reggae, perchè la decisione di ampliare in questo modo il vostro stile? Il sound del gruppo è eterogeneo perché le varie influenze musicali di ognuno di noi comportano tantissime idee differenti fra loro: alcuni di noi vogliono seguire una strada più vicina al jazz, dunque alla tecnica e all’ascolto; altri voglio indirizzarsi invece verso la strada del funk, del soul e dell’ hip hop, generi decisamente più ballabili e travolgenti a differenza del jazz. Alla fine però, ogni componente mette a disposizione le proprie idee affinchè vengano poi fuse per creare un suono omogeneo che risponda alle esigenze di tutti. Dopo oltre due anni di live ed esperienze qual è stato il momento più importante e quando invece avete capito che ci sapevate fare? Ci siamo resi subito conto che il nostro progetto piaceva a giovani e non. Ricordiamo ancora la nostra primissima serata, in cui suonammo per oltre tre ore nonostante la nostra scaletta coprisse al massimo un’ora, abbiamo dovuto quindi improvvisare gran parte del tempo e ce la cavammo abbastanza bene, i risultati furono infatti più che positivi. Il susseguirsi dei riconoscimenti e delle soddisfazioni ci hanno poi incoraggiato sempre di più, e siamo convinti che questo progetto possa avere un futuro rilevante. Il momento più importante di questi due anni? Non c'è dubbio: il Sardinia Reggae Festival. Qual è la band a cui più vi ispirate? Per via delle tante influenze musicali della band, non abbiamo un gruppo in particolare al quale ci ispiriamo. Sono tanti invece i singoli artisti: da Billy Cobham a Dennis Chambers, da Herbie Hancoock a John Medesky, da Jaco Pastorius a Stuart Zender, da John Scofield a Mike Stern e così via (tutti nomi di musicisti indirizzati alla fusion e al funk). Non mancano però nomi italiani, quali ad esempio gli inarrivabili Area, Perigeo, ma anche il nostro compaesano Paolo Fresu. Se dovessimo trovare un solo gruppo al quale ci ispiriamo azzarderemmo la George Duke Band del lontano ’76: George Duke alle tastiere, Billy Cobham alla batteria, Alphonso Johnson al basso e John Scofield alla chitarra.