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Cronaca

Gian Franco Saba eletto Arcivescovo di Sassari: ecco il suo primo discorso

Gian Franco Saba eletto Arcivescovo di Sassari: ecco il suo primo discorso
Gian Franco Saba eletto Arcivescovo di Sassari: ecco il suo primo discorso
Olbia.it

Pubblicato il 27 June 2017 alle 17:42

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Olbia, 26 giugno 2017 - L'olbiese Gian Franco Saba, parroco di Sant'Antonio di Gallura, è stato eletto Arcivescovo di Sassari: ecco il suo primo discorso.

Cari fratelli e care sorelle della Chiesa che è in Sassari,

«grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo».

A tutti voi l’abbraccio di un fratello che Papa Francesco, nella sua paterna bontà, ha chiamato per essere travoi pastore del gregge di Cristo, servo del Pastore dei pastori, scelto a pascere il Suo gregge con amoretenero e fermo. La grandezza del dono ricevuto è incalcolabile in rapporto alla povertà della mia persona.

Perciò, pregate per me affinché lo Spirito Santo mi renda idoneo a «confortare i vostri cuori e confermarli inogni opera e parola di bene». Sono persuaso che da entrambe le parti i nostri cuori sono colmi disentimenti forti e profondi. Lungo il cammino in compagnia del Risorto i nostri cuori si scalderanno dellaluce dello Spirito ed i nostri occhi sperimenteranno la gioia di incontrare Cristo attorno alla mensaeucaristica e lungo le vie della vita, dove ci attende per essere accolto, riconosciuto, curato. Sia io che voisiamo già stati raggiunti da Cristo per interpellarci: di cosa parlate, quali sono i vostri pensieri, i vostrisentimenti e progetti? Egli ora ha mostrato il suo invito, forse inedito ed inatteso secondo le logicheumane: ho detto Sì a Cristo nella persona di Papa Francesco, lo diciamo insieme come Chiesa famiglia diDio, popolo in cammino.

Grazie Padre Santo per la fiducia, vedo nella sua scelta il risultato di un discernimento che mi consegna losguardo vivo del Signore che con il suo amore «fonda» e dà «consistenza» a tutto il mio essere ed operarein vista della missione che mi affida. Nel Sì odierno, rinnovo il voglio, desidero ed è mia ferma decisione digettare le reti sulla Parola di Cristo per collaborare con Lei ed il Collegio apostolico affinché «la gioia delVangelo riempia la vita ed il cuore» di tanti uomini e donne del nostro tempo.

Come ci ricorda san Clemente di Roma, nel corpo di Cristo i doni sono dati per servire, poiché «in tutte lecose c’è una composizione, e l’una ha bisogno dell’altra in vista della salute del corpo intero».

Quale programma dunque? Certo questo non è il momento di progetti, ma solo quello di fissare lo sguardoin Dio e curvare l’orecchio del nostro cuore all’ascolto. Tuttavia, ho pensato di racchiudere il progetto divita per questo nuovo Sì nelle parole tratte dal Libro sulla Santissima Trinità di Agostino: Dilectioneamplectere Deum. Questa è la nostra fede, questa è la fede della Chiesa, in questa linea si aprono i larghiorizzonti di rinnovamento spirituale ed umano a cui ci guida lo Spirito Santo nell’insegnamento di PapaFrancesco e dei suoi predecessori. Veramente il «Padre è misericordioso in tutto, largo di benefici e ditenerezza ed con dolcezza e amabilità, elargisce le sue grazie a quanti si accostano a Lui con pensierosemplice» (San Clemente).

L’amore di Cristo e per Cristo ci custodisca: non siamo divisi! Chiedo a Dio che nel mio abbraccio possiatesperimentare l’abbraccio di Cristo, in modo speciale coloro ai quali è negato ogni riconoscimento fondatosull’amore.

L’amore viene da Dio e conduce a Dio apre il cuore e l’intelligenza. Preghiamo sin d’ora affinché siamoservitori di una Chiesa viva, in cammino, impegnata, ricca di slancio missionario, che sappia discernere meteche siano vette. La ricca tradizione pastorale e culturale della Chiesa turritana è veramente grande.Applichiamoci per saper raccogliere l’insegnamento della nostra storia e saperlo comunicare in modocomprensibile e creativo nella vita di oggi.

Un profondo esercizio alla cura del cuore, dell’interiorità, dell’intelligenza ci eleveranno da ogni mediocrità.La Parola di Gesù ci dona la disciplina dell’impegno. L’impegno che attinge all’interiorità ci eleva e ci mostra orizzonti più larghi rispetto ad un Io chiuso in se stesso. E nei momenti di stanchezza ci dona l’energia perrisalire. In alto i cuori, preghiamo nell’Eucaristia sulla scia di sant’Agostino, il quale ci ricorda che siamo«tessuti dall’alto e se siamo tessuti dall’alto è impossibile che siamo dilaniati». L’interiorità ha perciò unaforza sociale rinnovatrice: spinge la nostra azione a tessere comunità solide, impegna la creatività dellospirito umano a spendersi per rinsaldare tessuti usurati e crearne di nuovi alla luce delle rinnovate vocidella persona umana.

Dilectione amplectere Deum. La Chiesa turritana ha ricevuto il dono della fede cristiana tramite le vie dicomunicazione marittima del Mediterraneo in epoca romana. I primi semi della fede cristiana eranocustoditi all’interno di imbarcazioni che trasportavano merci, schiavi, uomini e donne appartenenti aculture e religioni differenti. Una comunicazione della fede donata spesso per contagio, per attrazione. In questo processo di comunicazione abbiamo avuto il dono della fedeltà totale a Cristo dei martiri Gavino,Proto e Gianuario, nostri patroni.

Anche oggi la capacità di abbracciare con il linguaggio dell’amore evangelico gli spazi pubblicidell’interdipendenza umana ci farà assaporare la gioia della missione, la fatica dell’apostolato e la dolcezza della prossimità alla persona umana. La via dell’amore sprigiona dinamiche inclusive, sostiene i processi dirigenerazione e conforta la dedizione piena ad accogliere la sfida culturale, educativa e spirituale.

L’azione pastorale sarà perciò cura dell’altro al plurale. Anche nella nostra terra abitiamo un terrenoplurale. Il riconoscimento dell’unicità di ciascuno rende questo terreno fertile. E tutti siamo chiamati daCristo a lavorare nel Suo campo, a lavargli i piedi nell’estraneo. L’amore per Dio e l’amore per l’umanitàsono inseparabili. Contemplando il Cristo Crocifisso diverremo discepoli di un Dio che ha tanto amato ilmondo da donare il Suo Figlio Unigenito. La contemplazione del Cristo Crocifisso ci dona la grazia dicontemplare l’incontro (sacrum commercium) tra Dio e l’uomo. Soltanto alla scuola del Maestroimpareremo insieme a forgiare strutture e soprattutto formare cuori ed intelligenze che traducono i donidella fede con lo stile dell’incontro che dice all’altro: Voglio che tu sia ciò che sei (Volo, ut sis). Il grandevescovo Agostino ci insegna che «Chi ama una cosa vuole che essa sia o che non sia. Qualunque cosa tu ami vuoi che sia, mentre non ami affatto ciò che non desideri che sia».

La pluralità fa parte della struttura umana, siamo uguali perché umani, mentre rimane indelebile il dato chenessuno è mai identico ad un altro. Apprendiamo insieme l’arte di costruire la Chiesa, ci insegna il beatoPaolo VI; siamo atleti di Cristo, unti con l’olio dello Spirito per entrare nello stadio per conseguire unacorona incorruttibile, per portare la fiaccola dell’amore accesa sino al giorno di Cristo Signore.

Costruire la Chiesa è perciò un’opera di fede e di amore. Nessuno può porre un fondamento diverso di quello che vi è stato posto, che è Gesù Cristo (1Cor 3, 10-12). In Lui tutto cresce ben ordinato. Questa coscienza ci aiuterà a maturare sempre più lo spirito del discepolo missionario in formazionepermanente. Già nel IV secolo san Giovanni Crisostomo esortava: «Non ti staccare mai dalla Chiesa». E PapaFrancesco, in un recente discorso, ci ricorda: «La Chiesa è come un fiume, l’importante è essere dentro ilfiume. Se sei al centro o più a destra o più a sinistra, ma dentro il fiume, questa è una varietà lecita».

La spiritualità inclusiva matura nel quadro di una cultura che coglie le complessità delle umane situazioni. Sispegne la paura di discendere nei vasti campi della vita umana e apre un «dialogo col mondo in cui si trovaa vivere», divenendo «parola, messaggio e colloquio». Elaborare una cultura inclusiva equivale adaccogliere la sfida dei nostri tempi. Quanto più saremo capaci di ritornare alle sorgenti della sapienza dellacultura umana, potremo sviluppare la «coscienza di un’origine comune, di una mutua appartenenza e di unfuturo condiviso da tutti» (Laudato Si’).

Cari amici, con questi sentimenti interiori rivolgo il primo saluto a tutti voi cari fratelli e care sorelle dellaChiesa turritana; siamo un popolo in cammino che attinge da Cristo la speranza e dalla prossimità gli universo gli altri la forza, la tenacia, la capacità di osare e di riprendere percorsi conosciuti e sperimentarne dinuovi; ricordo in particolare voi cari fratelli e sorelle toccati dalla sofferenza che portate il peso dell’assenzadi lavoro, di salute, di vedere riconosciuto un posto nella società. A tutti voi che siete alla ricerca della gioiavera, di una voce amica che sostenga la solitudine e gli affanni della vita.

Saluto i fratelli e le sorelle appartenenti ad altre confessioni cristiane e fedi religiose, in particolare quantinon hanno spazi di personale e pubblica dignità.Un saluto cordiale e deferente alle autorità pubbliche, civili, militari, scolastiche e accademiche.Tendiamoci la mano gli uni gli altri per servire l’uomo, per promuovere un rinnovato umanesimo fondatosulla cultura dell’incontro. La dimensione spirituale e teologica dell’abbraccio nella carità si traduce inprogetti concreti che favoriscono la cultura dell’accoglienza a partire dagli ambiti più ordinari della vitapubblica e sociale. La contrapposizione piccolo e grande non appartiene ad una pastorale che scaturiscedalle viscere del Dio delle misericordie.

A voi, cari fratelli sacerdoti e diaconi, il mio abbraccio fraterno: ci unisca la serena concordia, la solidarietàfraterna, la stima ed il perdono, la comprensione cordiale e la correzione discreta. Pregate per me affinchépossa essere per voi padre, fratello ed amico. Tanti tra voi già li ricordo come ex alunni. Ai seminaristi e aiformatori un saluto di speciale simpatia: più che mai siete il segno visibile del dono luminoso dellagenerosità d’animo delle forze giovani.

Tutti i membri della Chiesa, religiosi e religiose, gruppi, associazioni, movimenti sentite sin d’ora la miastima e la forza dell’incoraggiamento perché possa risplendere la luce di Cristo e la gioia del Vangelo nelvillaggio globale della vita.

Carissimo padre Paolo,non avrei mai immaginato di succederle nella cattedra di san Nicola. La ringrazio per il grande lavoroapostolico profuso. Un terreno dissodato dalla sua tenacia ed infaticabile dedizione apostolica. Mi haordinato presbitero, da subito mi ha posto davanti servizi pastorali esigenti e belli; ha sostenuto le intuizionidella giovinezza e certamente perdonato anche le insufficienze degli sprint giovanili. Abbiamo collaboratonella diocesi di Tempio-Ampurias gomito a gomito per tanti anni, soprattutto nel campo della formazionedei laici e delle vocazioni sacerdotali. Come non vedere in questo rinnovato incontro un disegno dellaProvvidenza di Dio.

Una confidenza. Per quest’estate avevo già programmato un mese di ministero al Cairo con i Padridomenicani di Parigi presso il contesto musulmano. Una telefonata ha cambiato tutto! In questi annidiventava sempre più forte il pensiero di poter donare le attuali energie per il dialogo islamo-cristiano.

Le chiedo la cortesia di pregare per me e di invitare la Chiesa diocesana ad accompagnarmi in questi mesi dipreparazione alla consacrazione episcopale e all’ingresso in diocesi.

Un saluto deferente a S.E. Mons. Pietro Meloni, mio vescovo negli anni del Liceo e della Teologia. Grazie peravermi introdotto nel ministero con l’ordinazione diaconale e aver dato il placet per l’inizio degli studi inscienze patristiche mentre svolgeva il ruolo di Amministratore apostolico della mia diocesi da Nuoro nel1992.

Infine, ma certo non perché ultimo, a Lei Eccellenza Mons. Sanguinetti, un saluto pieno di emozione. Inquesti anni abbiamo condiviso tante gioie e tante fatiche apostoliche. Ci lega un’umana simpatia dai tempiin cui era vescovo di Ozieri. Come mio vescovo, quanto allora era espressione di un rapporto menoravvicinato ed interpersonale, progressivamente la nostra relazione sacerdotale è divenuta una delle piùbelle opere edificate in Cristo. La scelta, personale e sentita, di chiederLe la presidenza dell’Eucaristia nella quale riceverò la consacrazione episcopale, suggella tutto il nostro rapporto. Grazie perché come capitànoacuto ed attento ha saputo orientarmi nelle navigazioni dei servizi pastorali lungo l’ultimo decennio. Ora lafraternità diventa ancor più solida e fondata nella comune missione.

Per la Chiesa diocesana delle mie origini, Tempio-Ampurias, imploro da Dio che continui ad adornarla didoni nello Spirito, affinché possa rifulgere la luce di Cristo sul suo volto. È stata grembo materno che mi hagenerato alla fede, mi ha coltivato, in essa Cristo mi ha chiamato al ministero. Per tutti prego ed a tuttichiedo scusa se qualcuno sentisse nel suo cuore amarezze derivanti dai miei limiti. In modo speciale, aiconfratelli un grazie affettuoso per la simpatia e l’amicizia.

La mia famiglia di origine. Non siete gli ultimi. Da voi ho ricevuto tanto. Qui c’è mio babbo Giovanni,benedetto da Dio con il dono degli anni. Mamma Caterina, in paradiso da non tanto tempo, è presente e mipiace ricordarla come appare in una mia foto da bambino: tiene la sua mano sul mio capo, si vedonosoltanto le sue dita, Lei scompare. Così sono stati i miei genitori per me: mi avete sostenuto nelladiscrezione attiva. Ai miei fratelli, cognate e nipoti il grazie per la gioia della serena fraternità che ciaccomuna. Con il santo Giovanni XXIII posso dirvi che serbo nel cuore quanto ho imparato nella casa natale.

Valori che poi non ho più ritrovato neppure nei tanti libri letti durante gli studi.I santi Simplicio e Antonio Abate accompagnino e benedicano questo nuovo cammino.In ascolto del magistero di Papa Francesco, invito umilmente il popolo di Dio, insieme ai presbiteri, aireligiosi e alle religiose, a vivere questo tempo di preparazione con la preghiera.

Donami Padre tenerissimo un cuore trafitto dall’amore del Signore,un cuore rivolto a Dio ed ai fratelli.Donami un cuore saldo, avvinto dallo Spirito Santo, aperto e disponibile ai fratelli,donami un cuore che cerca, donami un cuore che include e quando interviene per correggere il gregge chegli mi è stato affidato, non abbia il sapore del disprezzo dell’altro me il profumo della cura dell’altro.

Donami un cuore pronto a sporcare le mani per una Chiesa in uscita,un cuore che gioisce perché scopre l’altezza dell’amore che sa gioire per gli altri, con gli altri.

Donami un cuore che si lasci interpellare dall’estraneo e dallo sconosciuto.

Maria, Madonna delle grazie, venerata nella diocesi di Sassari sotto diversi titoli, tu che hai sperimentato le gioie e le sofferenze dell’amore, sostienimi insieme al popolo turritano che Tuo Figlio Gesù mi affida.

I santi patroni Gavino, Proto e Gianuario, Nicola, titolare della Chiesa Cattedrale, i beati Francesco Zirano edElisabetta Sanna, i servi di Dio Giovanni Battista Manzella e Maria Paola Muzzeddu, siano nostri fratelli edintercessori nell’annuncio del Vangelo.

Amen.

Da Tempio Pausania, 27 giugno 2017

Mons. Gian Franco Saba

Arcivescovo eletto di Sassari