Friday, 26 April 2024

Informazione dal 1999

Cronaca

Gambling: evoluzione e problematiche di un fenomeno

Gambling: evoluzione e problematiche di un fenomeno
Gambling: evoluzione e problematiche di un fenomeno
Olbia.it

Pubblicato il 01 September 2017 alle 12:27

condividi articolo:

Olbia, 26 Agosto 2017 - Il fenomeno del gioco d'azzardo, in Italia, ha una storia particolare. Per quasi cento anni (dal 1897 al 1992) è stato considerato illegale. Lo stato lo giudicava un’attività immorale e lesiva per il benessere pubblico. Una prima parziale apertura c'era stata nel secondo dopoguerra, ma era comunque “controllata”. Era, infatti, possibile giocare solo a superenalotto, schedine e lotterie. Inoltre, vennero resi legali i quattro casinò attualmente ancora sul territorio (Sanremo, Campione d'Italia, Venezia e Saint Vincent). Quella scelta era dettata da uno scopo “legale”, ovvero quello di contenere il più possibile lo sviluppo del gioco clandestino. A partire dal 1992, però, lo Stato italiano ha compreso le potenzialità economiche derivanti dall'azzardo e deciso di sfruttarlo. Negli ultimi venti anni, questo settore, è diventata la terza industria nazionale dopo Eni e Fiat, con una raccolta pari a 95 miliardi ed un'incidenza sul Pil del 4%. Per capire il boom che il settore ha raggiunto negli ultimi anni, basta citare il caso delle slot machine. Le “macchinette” fanno la loro comparsa tra il 2003 e il 2009 sotto il governo Berlusconi. In quattordici anni, hanno raggiunto l'incredibile cifra di 400.000 sul territorio, con una penetrazione di una ogni 143 abitanti.

Il caso Sardegna - Tra le regioni maggiormente colpite dal fenomeno dell'azzardo vi è la Sardegna. Attualmente, l'isola è una delle regioni con la maggiore densità di slot machine, 22 ogni 10 mila abitanti. La spesa per le slot e altri giochi di azzardo è pari a 1 miliardo e 542 milioni. La città più “peccaminosa” da questo punto di vista è Nuoro con 32 locali autorizzati ogni 10.000 abitanti. Cagliari, al contrario, è quella dove si gioca meno, con appena 12 attività. Da questo punto di vista, fa notizia il caso del piccolo comune di Onanì, un paesino di appena 400 anime con ben 4 sale autorizzate al gioco. Se si analizza, invece, la percentuale di penetrazione delle singole slot, la Sardegna piazza 4 province nelle prime 10 posizioni. In testa c'è Olbia-Tempio, dove c’è una slot machine ogni 96 abitanti, mentre al secondo posto c’è Sassari, con una slot ogni 107 abitanti. Oristano si situa al quarto posto con una ogni 109, mentre Nuoro è quinta con una ogni 111.

Con questi dati, non deve meravigliare che anche il fenomeno ludopatico stia diventando dilagante. Sull'isola, non esistono dati certi a riguardo (come, del resto, non ve ne sono in Italia), ma, secondo quanto riferito dal Serd, servizio dell’Asl impegnato nelle cura delle varie tipologie di dipendenze, qui si spendono la bellezza di 500 mila euro al giorno in slot machine.

Associazioni contro il Gap - Da tempo, numerose associazioni si battono per limitare il fenomeno del Gambling. Nel maggio scorso, alcune di queste, con una lettera aperta, hanno chiesto l'intervento dello Stato per provare a limitare il fenomeno. Tra i punti cardine della lettera, vi è l'abolizione di ogni forma di pubblicità tese a fidelizzare i giocatori o a cercane di nuovi. Attualmente, lo Stato vieta gli spot ludici solo nelle trasmissioni radiofoniche e televisive “generaliste” e in quelle indirizzate prevalentemente ad un pubblico di minori. Questa scelta non tiene conto dell'evoluzione che l'azzardo ha assunto negli ultimi anni. In particolar modo, la diffusione di Internet e dei casinò online (attivi dal 2009 nel nostro Paese) ha causato un incremento del fenomeno tra i più giovani. Stando agli ultimi dati, nel 2016, il 49% dei giovani studenti italiani ha tentato la fortuna almeno una volta. Tra questi, il 72% dichiara di sostenere una spesa media settimanale per i giochi inferiore a 3 euro. Parliamo di un fenomeno, dunque, in continua evoluzione. Servirebbero leggi ad hoc, attualmente inesistenti, per arginare questo trend, ma, occorrerebbe anche una maggio “responsabilità culturale” da parte degli italiani che continuano a coltivare il mito del guadagno facile.

PER APPROFONDIRE: