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Cronaca

Gallura, vita facile per i profanatori: danneggiati siti storici importantissimi

Gallura, vita facile per i profanatori: danneggiati siti storici importantissimi
Gallura, vita facile per i profanatori: danneggiati siti storici importantissimi
Angela Galiberti

Pubblicato il 29 November 2016 alle 12:04

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Olbia, 29 Novembre 2016 - Il dizionario Treccani definisce così il verbo 'profanare': "In senso religioso, annullare o compromettere il carattere sacro di cose, luoghi, persone, sia mediante colpe o atti che ne violino la sacralità, sia con atto rituale;Per estens., nell’uso corrente, violare, offendere con atti, parole, comportamenti cose, luoghi, persone, istituzioni ai quali sono dovuti venerazione e rispetto".

Dunque, non si profanano solo le chiese o i templi, ma anche tutto ciò che merita un certo rispetto come siti archeologici e siti di particolare pregio ambientale. Partendo dalla definizione di questo verbo, possiamo sicuramente dire senza ombra di dubbio che in Gallura la profanazione è cosa diffusa, soprattutto nei confronti di tutti quei luoghi che non hanno una protezione fisica, ma che hanno un grande valore storico.

Gli ultimi casi non solo gridano "vendetta", ma sottolineano ancora una volta che un problema di tutela esiste. A Monti, ignoti che rimarranno presumibilmente tali, hanno danneggiato il Cippo dei Balari: una roccia di grande importanza storica, situata al confine tra Monti e Berchidda, che testimonia il passaggio in Sardegna del popolo dei Balari. Secondo una leggenda romana i Balari erano i discendenti dei mercenari di Cartagine, mentre la Storiografia moderna ipotizza il loro arrivo dalla Penisola iberica o dal Midì (regione meridionale della Francia) intorno al 2000 avanti Cristo. Il Cippo di Monti, dunque, ha un'importanza storica fondamentale per le nostre origini. Importanza evidentemente ignorata da coloro che hanno deciso di cospargere la pietra con una sostanza che, fortunatamente, non ha danneggiato l'antichissima iscrizione.

Monti non è l'unico paese a vedere violate le sue ricchezze: anche Arzachena sta facendo i conti con queste profanazioni. Il fungo di Arzachena, che domina il paesaggio del paese gallurese rendendolo così caratteristico, è stato imbrattato con una bomboletta spray. L'ignoto "writer" (se così si può definire) ha pensato bene di scrivere sul povero fungo di granito, usato nella Preistoria come riparo, una frase di Bob Marley. Il sindaco di Arzachena, Alberto Ragnedda, ha già annunciato il ripristino dei luoghi: il problema è che tutte le rocce monumentali della Gallura soffrono lo stesso problema. A Olbia ne sa qualcosa il bellissimo Castello di Pedres che domina la piana circostante. Ebbene, le rocce monumentali presenti a lato del castello sono ricchissime di "scritte" che deturpano l'aspetto del sito: scritte che, si badi bene, campeggiano lì da anni; e che dire dell'impianto di illuminazione completamente vandalizzato, distrutto e inutilizzabile? Meglio non aggiungere altro.

Non solo: Olbia deve fare i conti anche con dei "riti strani"che vengono compiuti da anni alla Tomba dei Giganti di Su Monte e d'Abe. Non stiamo parlando di coloro che credono negli "effetti curativi" del sito o di coloro che si recano sul posto per meditare: persone che nutrono un sacro rispetto per il luogo e che mai si sognerebbero di arrecare danno. Parliamo di qualcosa di "più oscuro", ma soprattuttodecisamente più "zozzone" e poco rispettoso: la settimana scorsa, presumibilmente tra sabato 19 e martedì 22 Novembre, qualcuno ha dato vita a uno strano rituale bruciando oggetti e lasciando sul posto tracce di cherosene. Non solo: coloro che hanno "officiato il rito" si sono premurati di spostare alcune rocce dall'esedra. Spostamenti, questi, notati di frequente da chi visitala Tomba con costanza. Questo non è il primo rito "scoperto" sul posto: già nel 2011 venne denunciato lo strano uso del sito da parte di un ignoto gruppo di persone. La scoperta venne fatta il 24 Giugno del 2011: all'epoca vennero trovati oggetti bruciati, monetine e un "cerchio magico" posizionato di fronte all'esedra.

Alla luce di questi fatti, è evidente che i nostri siti di interesse storico e ambientale sono alla mercé di chiunque abbia tempo da perdere e voglia di "divertirsi" danneggiando quanto di più prezioso abbiamo. Servirebbe un piano di tutela integrata per proteggere il nostro patrimonio storico: vigilanza, gestione, pulizia e possibilmente occhi elettronici. Non solo, però: servirebbe anche una seria educazione al rispetto civico nelle scuole.