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Cronaca

Da Olbia all'Australia: storia di Francesco Alfieri, lo chef vegano

Da Olbia all'Australia: storia di Francesco Alfieri, lo chef vegano
Da Olbia all'Australia: storia di Francesco Alfieri, lo chef vegano
Angela Galiberti

Pubblicato il 06 February 2018 alle 13:53

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Olbia, 06 febbraio 2018 - Moltissimi olbiesi, per necessità o per crescita personale, scelgono di varcare i confini naturali dell'Isola e di immergersi in una realtà completamente diversa rispetto a quella di origine: c'è chi sceglie l'Italia come meta prediletta, chi preferisce l'Europa con le sue mille città multietniche, c'è chi invece decide - dopo una puntatina in Scozia - di andare letteralmente agli antipodi e di approdare nella terra dei canguri.

Il nostro viaggio alla scoperta - parafrasando Beppe Severgnini - degliolbiesis inizia con Francesco Alfieri: un giovane olbiese che, alla soglia dei 30 anni, ha deciso di dare una svolta alla sua vita - in tutti i sensi, non solo dal punto di vista lavorativo.

Francesco è, infatti, uno chef vegano e la sua professione è stata una diretta conseguenza della sua scelta etico-alimentare: un percorso particolare e intenso che, alla fine, lo ha portato a Brisbane nel Queensland australiano.

"Il mio percorso lavorativo è iniziato quando sono diventato vegano, nel giugno 2011 - spiega Francesco Alfieri -; è in quel momento che ho deciso di intraprendere questa carriera nella cucina. Ho seguito un corso di cucina italiana per un anno, in seguito ho lavorato a Livorno in un ristorante vegano e poi sono andato a Glasow, in Scozia, per 2 anni e mezzo perché volevo imparare molto bene l'inglese. Il mio obiettivo finale era quello di arrivare in Australia e ce l'ho fatta".

L'Australia è un continente meraviglioso e ricco, ma è anche un Paese dalle rigide regole immigratorie e Francesco le conosce molto bene: "Per rimanere due anni qua devi necessariamente venire prima dei 30 anni: così puoi ottenere una Working Holyday Visa, dura un anno e può essere rinnovata a patto di prestare servizio nelle farm per tre mesi". Anche il rinnovo va chiesto entro il 31esimo anno di età: le regole sono severissime e difatti il WHV è lo strumento più richiesto dai giovani per un'esperienza in Australia.

Francesco, però, ha compiuto un percorso differente: vuoi per scelta, vuoi perché la vita a volte ti mette di fronte a delle prove inaspettate - magari dovute anche a un pizzico di incoscienza. "Sono arrivato qua con 3000 dollari australiani, pensando di avere abbastanza denaro e invece era poco perché lo stipendio medio, qua, è di 4500 dollari - racconta lo chef olbiese -. Dopo due settimane ho iniziato a stringere la cinghia, anche perché dovevo pagare 300 dollari di affitto ogni settimana. Inizialmente sono riuscito a trovare un lavoro in un ristorante di nuova apertura. Per il mancato rispetto di una regola, il ristorante non ha aperto e ho vissuto quella che chiamo la mia settimana nera".

Francesco si è trovato davvero in difficoltà, con il conto praticamente a secco e tanti sogni che stavano per non realizzarsi; fortunatamente - grazie all'aiuto di alcune persone conosciute in Australia - il giovane olbiese è riuscito a cavarsela. "Mi hanno aiutato gli amici - racconta -. Inizialmente, per sbarcare il lunario, facevo le pulizie nelle case: quella che poi sarebbe diventata la mia fidanzata mi prestava l'aspirapolvere e io, così, potevo mantenermi. Poi ho trovato un lavoro come chef in un ristorante vegano, il Green Edge, e dopo qualche mese ho scelto di cambiare e ho iniziato a lavorare in un altro cafè che si chiama Evolve Organic".

E il visto? "Non ho fatto i tre mesi nelle farm. Sei mesi fa ho conosciuto quella che poi è diventata la mia fidanzata e a dicembre ho fatto l'application per il Partner Visa che non è altro che un visto di coppia". Se pensate che ottenere questo visto sia così facile vi sbagliate di grosso e a spiegarlo è lo stesso Alfieri: "Ho sborsato 4500 euro per il visto - continua -. Non è un visto di matrimonio, perciò bisogna registrare la coppia di fatto in Comune; una volta che la coppia è registrata si può chiedere il visto e dopo qualche tempo puoi richiedere il Permanent che ti dà gli stessi diritti di un australiano. Dopo 4 anni di vita in Australia puoi eventualmente chiedere la cittadinanza. Noi europei siamo abbastanza fortunati, non è lo stesso per chi è di nazionalità asiatica. Per il Partner Visa devi dimostrare realmente di essere una coppia: non basta che il tuo sponsor lo dica, bisogna avere le prove come dichiarazioni di amici validate da un notaio, fotografie, condivisioni social e cose di questo tipo. A un cinese o a un indiano fanno molti più controlli di quanti non ne facciano agli europei".

Le rigide regole immigratorie non rendono l'Australia un paese ostile, anche se - come spiega Francesco - gli australiani sono molto orgogliosi delle loro tradizioni e faticano a tollerare chi cerca "imporne" altre, sembrando persino 'razzisti'. "Gli australiani in genere abbastanza friendly - spiega Francesco Alfieri -. Abito nel Qeensland e qua le persone sono molto rilassate e c'è molta meno frenesia rispetto ad altri posti. Sono piuttosto diversi da noi italiani, diciamo che sono simili ad americani e scozzesi, però ci sono delle piccole differenze tra loro. Ciò che mi ha stupito inizialmente abitando qua è la grandezza della comunità italiana".

"Non sono razzisti nei confronti degli italiani, non c'è stato un solo secondo della mia vita in cui io non mi sia sentito accettato - spiega Francesco -. L'Australia è un mix di popoli e di per sé non dovrebbe essere un Paese razzista, ma per certi versi lo è. Più che altro devi rispettare i loro usi e costumi: non sono tanti, ma ci sono e sono intoccabili. Il barbecue della domenica è sacro, ma lo è anche il cricket. Se non ti piacciono va bene, l'importante è non criticare".

Insomma, l'Australia è un paese dalle mille sfaccettature: un paese civile, ma con regole ferree per l'ingresso; un popolo tutto sommato accogliente, ma che pretende il rispetto dei propri usi e che non tollera "imposizioni".

L'Australia è però essa stessa paese di colonizzazione vera e propria: non a caso gli aborigeni sono definiti legalmente come popolo nativo. "Hanno uno status a parte che sulla carta dovrebbe dare delle agevolazioni, ma nella pratica non funziona così - sottolinea Francesco -. Il razzismo è anche questo, perché alcuni hanno ancora sentimenti negativi sugli aborigeni, mentre la maggioranza delle persone vive in pace con loro e li rispetta moltissimo".

Infine, le differenze con l'Italia: "Qua è semplice trovare lavoro, mi è bastato guardare degli annunci. In Italia è molto difficile. Inoltre, qua i lavori si intendono fissi a meno che non sia specificato; in Italia il lavoro è quasi sempre precario".