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Fit-Cisl, Zoccheddu: in Sardegna da anni manca un piano regionale dei trasporti

Fit-Cisl, Zoccheddu: in Sardegna da anni manca un piano regionale dei trasporti
Fit-Cisl, Zoccheddu: in Sardegna da anni manca un piano regionale dei trasporti
Olbia.it

Pubblicato il 23 June 2018 alle 20:08

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Cagliari 24 giugno 2018- “Il problema dei trasporti più importante in Sardegna non è la continuità territoriale area, nonostante sia il tema maggiormente di moda. La questione primaria è quella dei collegamenti regionali e alle conseguenze del loro funzionamento deficitario: lo spopolamento delle zone interne, causato soprattutto dalla mancata garanzia di una mobilità sostenibile, porterà alla concentrazione della popolazione nelle città e sulle coste. Stiamo trasformando la Sardegna in una ciambella col buco”. È il grido di allarme di Valerio Zoccheddu, segretario generale Fit Cisl Sardegna, nella sua relazione davanti al consiglio generale sulla situazione dei trasporti nell’isola.

Un quadro d’insieme molto fosco, a partire dalla gestione dell’Anas delle strade sarde. “Oltre seicento milioni di investimenti – spiega Zoccheddu – cinquanta di manutenzioni straordinarie, oltre tremila chilometri di strade da gestire nelle mani di un dirigente incapace di assolvere al proprio compito. L’autorevolezza che vanta con la direzione romana non gli consente di gestire gli innumerevoli dossier della strade sarde, con interventi ormai al collasso e la gestione della manutenzione ordinaria lasciata al degrado, per il continuo esodo del personale addetto all’esercizio non sostituito”. A questo si lega la gestione del trasporto pubblico locale, con la data del 3 dicembre 2019 (quando scadrà la proroga sui contratti di servizio, su strada e ferrovia) sempre più vicina: “Le aziende pubbliche hanno un parco autobus di circa 1.300 mezzi con una media di sette anni di vita, quasi la metà con oltre dieci anni di vita. Gli investimenti regionali previsti per il rinnovo mezzi sono di ventitré milioni per il 2017, venti per il 2018 e 15 nel 2019, per un totale di circa 250 bus nel triennio, per tutte le aziende pubbliche e private. Questo significa che verrebbe sostituito solo un quinto della flotta totale, con un conseguente peggioramento della qualità del servizio. Mettere a gara il TPL in un unico ambito ottimale regionale, come dimostra il fallimento nelle regioni dove è stato attuato, è un azzardo che non offre alcuna garanzia di economicità ed efficienza e, soprattutto, mette a forte rischio la tenuta dell’attuale forza lavoro impiegata: circa 3.500 dipendenti tra pubblico e privato”. Sul versante delle ferrovie, prosegue il piano di investimenti per la velocizzazione della rete, con interventi finanziati per 600 milioni nel prossimo triennio. “La giunta regionale intende integrare il contratto con Trenitalia per ulteriori 40 milioni per commissionare treni diretti sulla tratta Cagliari-Sassari con l’obiettivo di un tempo di percorrenza di circa 2 ore e 30’, con l’entrata in servizio dei nuovi treni Swing.

Rimane però il fatto che la rete ferroviaria sarda sia l’unica rete regionale a binario unico senza elettrificazione di un solo chilometro e senza trasporto merci. Appare del tutto evidente come in Sardegna manchi ormai da troppi anni un piano regionale dei trasporti, l’ultimo risale al novembre 2008, sia per le merci che per le persone, che consenta di inserire ogni intervento all’interno di un progetto organico e che possa, nel tempo, raggiungere l’obiettivo di offrire ai sardi una mobilità all’altezza delle aspettative e indispensabile per progettarne e accompagnarne lo sviluppo”.

Sul fronte trasporto aereo e marittimo, invece, ci si trova a vivere un momento interlocutorio. “Le politiche per la continuità territoriale da e per la Sardegna attraverso il trasporto aereo e marittimo sono state e sono condizionate, per un verso da scelte spesso contraddittorie da parte delle giunte regionali che si sono succedute (tariffa unica residenti e non, contro tariffa agevolata solo per i residenti; esclusività dei voli e numero degli stessi, agevolazioni alle low-cost), dall’altro da ostacoli degli euroburocrati che, in nome della libera concorrenza, si scordano del diritto della Sardegna alla mobilità con costi analoghi alle altre regioni europee. Mentre per il trasporto marittimo rimane la pesante eredità di una concessione dello stato a Tirrenia che, a fronte di 72 milioni annui di contributo, lascia libera scelta delle tariffe con conseguenze economiche pesantissime. Se ritorniamo al concetto espresso all’inizio circa il fatto che oggi ciò che appare prevale su ciò che è, possiamo capire perché sia poco o nullo lo spazio riservato dai mass-media alle attività portuali e alla movimentazione delle merci, alle piattaforme logistiche da interconnettere con le città. Eppure a nessuno può sfuggire il ruolo che ha il sistema della mobilità delle merci, sia in arrivo e in uscita dall’isola che al proprio interno, per lo sviluppo produttivo della Sardegna. Nessuna impresa si sognerebbe di impiantare una qualsiasi attività senza avere certezza su tempi e costi per approvvigionare le materie prime e inoltrare il prodotto lavorato”.

Infine, un accenno ai servizi ambientali. “Anche per quanto riguarda la raccolta R.S.U. rischiamo di ripetere sempre le stesse cose. Abbiamo il rammarico di non essere riusciti ad organizzare la tavola rotonda con aziende e assessore regionale sull’assenza in Regione di ambiti ottimali per governare gli appalti, lasciati oggi nell’anarchia più totale. Una giungla dove si assiste alle scorribande di aziende che nascono e muoiono nel giro di qualche anno e rinascono magari con lo stesso proprietario, che partecipano alle gare praticando ribassi improponibili che si scaricano un minuto dopo sulle buste paga dei lavoratori e sulle manutenzioni dei mezzi”.