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Fiorai sfrattati dal cimitero: 40 anni di lavoro, 15 anni di silenzio

Il Comune sfratta i fiorai, ma i progetti venivano protocollati

Fiorai sfrattati dal cimitero: 40 anni di lavoro, 15 anni di silenzio
Fiorai sfrattati dal cimitero: 40 anni di lavoro, 15 anni di silenzio
Angela Galiberti

Pubblicato il 19 January 2021 alle 12:44

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Olbia. Dura lex sed lex, dicevano i latini con la loro spietata saggezza, ma oggi nel piazzale davanti al cimitero vecchio di Olbia ci si chiede se il problema vero sia stata veramente "la legge" o se, invece, ci sarebbero state lentezza e cecità da parte di chi, quella legge, avrebbe dovuta applicarla. La storia dei fiorai olbiesi sfrattati dal cimitero vecchio non inizia ieri, non inizia oggi e nemmeno quindici anni fa: inizia 40 anni fa, con il lavoro onesto dei genitori dei ragazzi che sgomberano i gazebo dalle loro cose. Non si diventa ricchi vendendo fiori davanti al cimitero, questo è certo: si guadagna il tanto per vivere in modo dignitoso e onesto. "Ci dicono che non siamo in regola - spiega Giovanna Spano -, ma qua i miei genitori non ci sono arrivati per caso. Li ha portati il Comune e hanno fatto un sorteggio per ottenere questi stalli che sono numerati". A terra, sotto i nostri piedi, ci sono delle strisce gialle: i fiorai olbiesi raccontano che sia stata l'Aspo, molto tempo fa, a farle. "In Comune hanno tutti i nostri progetti, non ci hanno mai risposto", sottolineano tutti e tre gli olbiesi, mentre liberano lo spazio. La storia di questi gazebo e di quest'area è vecchissima e molto complicata. Nel corso di 40 anni le normative sono cambiate, ma nessuna amministrazione ha mai preso questa matassa in mano per sbrogliarla in modo tale da assicurare sia la legalità (com'è giusto che sia), sia la possibilità di lavorare ai fiorai rispettando le norme. A livello di licenze, sono tutti in regola, ma per il commercio itinerante ed è così che tutti hanno iniziato. I gazebo sono relativamente recenti: utilizzando Sardegna Foto Aeree, tali gazebo compaiono per la prima volta tra il 2004 e il 2005. L'amministrazione dell'epoca era quella Nizzi. In tutti questi anni qualcosa poteva essere fatto: i fiorai ne sono certi. Purtroppo, la situazione si è complicata e ora, dura lex sed lex, l'amministrazione si è mossa. In seguito all'incendio di uno dei chioschi e le conseguenti indagini, tutto il gomitolo intricatissimo dei fiorai è venuto a galla, con tanto di promesse impossibili da mantenere. Giuseppe Vacca, originario di Cagliari ma residente a Olbia ormai da tempo, è costernato: "A 57 anni vorrei poter semplicemente lavorare. In Comune hanno tutti i miei progetti protocollati, non mi hanno mai risposto. Li ho protocollati anche per il cimitero nuovo: tutto tace. Durante l'ultima riunione, fatta con il sindaco, i politici e il comandante della Polizia Locale, Nizzi ci ha detto che avremmo potuto vendere con il furgone. Mi organizzo e il giorno dopo arriva la Polizia Locale a multarmi perché non possiamo farlo, c'è un'ordinanza che lo vieta. Perché non ce lo hanno detto in quella riunione? Perché il comandante della polizia non ha parlato in quell'occasione?", dice mentre osserva il suo furgoncino posteggiato senza poterlo aprire per vendere qualche fiore. In tutti questi anni, ha regnato un pilatesco "non vedo" le cui conseguenze, però, oggi ricadono proprio sull'anello debole: quei fiorai che assicurano un servizio tutto l'anno a un'utenza prevalentemente anziana che si muove con i bus pubblici. Poteva essere trovata una soluzione? Era possibile ritirare l'ordinanza del 2015 per permettere il commercio itinerante in quell'area? Poteva essere permesso ai fiorai di lavorare a rotazione in alcune aree vicino al cimitero per un tempo definito e poi predisporre i bandi per le concessioni del suolo pubblico come prevede la legge? Insomma, poteva esserci un'altra soluzione legale per tutti che non prima il silenzio assordante e poi la dura mano della legge che, giustamente, non ammette deroghe? Come mai è stata tollerata così a lungo questa situazione?