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Olbia, Amsicora: la didattica in presenza funziona, parlano gli studenti

Le difficoltà della DAD dal punto di vista degli alunni

Olbia, Amsicora: la didattica in presenza funziona, parlano gli studenti
Olbia, Amsicora: la didattica in presenza funziona, parlano gli studenti
Camilla Pisani

Pubblicato il 05 February 2021 alle 06:00

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Olbia. Scuole chiuse, scuole aperte, didattica a distanza, didattica in presenza: è il carosello della scuola all’epoca del Covid. La pandemia e l’alternarsi dei lockdown e relativi decreti ministeriali ha visto nascere una nuova idea di educazione, fatta di piattaforme online e interrogazioni nel silenzio della cameretta: la DAD, che per mesi è stata l’unica possibile alternativa agli edifici scolastici chiusi, ha generato da subito da una parte entusiasmi, dall’altra legittime perplessità. Perché se è vero che l’opportunità di non interrompere a tempo indeterminato l’anno accademico è stata sacrosanta, è altrettanto vero che questa metodologia virtuale pone in immediata evidenza una serie di criticità, dal gap tecnico e tecnologico subito da alcuni alunni, non opportunamente equipaggiati (sia nell’hardware che nelle connessioni internet) alla difficoltà di trasformare l’approccio pratico, che per alcune materie è fondamentale, in teoria. Emblematico, sul nostro territorio, è il caso dell’istituto di istruzione superiore IPIA Amsicora di Olbia. Anche se da qualche giorno le scuole superiori sono ripartite con la didattica in presenza, l'Ipia olbiese ha per diversi mesi rappresentato l'avanguardia della didattica durante il Covid e con questo articolo desideriamo raccontare quanto avvenuto nelle settimane scorse, quando con timidezza gli istituti tornavano a fare la didattica in presenza a piccoli gruppi. Dopo mesi di didattica a distanza, nel mese di dicembre, preside e docenti si sono impegnati a riorganizzare una sorta di didattica in presenza, riaprendo la scuola a gruppi di alunni che, a rotazione, frequentano normalmente lezioni e laboratori, ovviamente rispettando tutte le norme anti-contagio. A questo proposito, il rappresentante degli studenti Simone Varrucciu racconta: “nonostante la DAD abbia certamente l’aspetto positivo della comodità di seguire le lezioni da casa, senza spostarsi, noi studenti abbiamo sofferto molto il non trovarci fisicamente in classe, vedere i compagni, e anche per i docenti è stato complicato riuscire a trasmetterci, durante le lezioni, la stessa quantità e qualità di nozioni”. Il fattore umano, insomma, pare essere stato caratterizzante di questo disagio, e la cosa non stupisce, se si pensa all’intensità dei rapporti che si intessono durante l’adolescenza, e alla vera necessità di condividere il momento educativo con i propri pari. “La maggior parte della nostra giornata scolastica è composta da laboratori, quindi da un’integrazione pratica alla parte puramente teorica - spiega Simone  - è ovvio quindi che con la didattica a distanza ci siamo trovati a fare a meno di questa parte dell’insegnamento, impossibile da riprodurre a casa”. Urgente, quindi, il ritorno in classe, come chiarisce ancora il rappresentante studenti: “questo ritorno a scuola è stato per noi una fortuna. Infatti per chi studia nel nostro istituto, imparare meno non significa semplicemente un voto più basso, ma una penalizzazione nell’ingresso al mondo del lavoro. Rimanere indietro nell’apprendimento vuol dire non essere poi in grado di fare le cose per cui studiamo per cinque anni, e che, usciti da scuola, vorremmo realizzare lavorando”. Positivo il bilancio, dal punto di vista degli studenti dell’Amsicora: “i docenti si stanno impegnando al massimo per permettere a tutti noi, anche se a rotazione, di trarre il meglio dai laboratori e dalle lezioni. Con un’attenzione particolare a chi è più svantaggiato dal punto di vista tecnologico: ci sono alunni che non sono soggetti a rotazione, ma possono frequentare quotidianamente la scuola, così da non rimanere indietro sul programma”. L’importanza di restare al passo con i programmi didattici fonda la sua ragione d’essere innanzitutto nella loro effettiva efficacia. I diplomati IPIA, malgrado il periodo non proprio roseo, raggiungono un indice di occupazione del 60% (contro il 37% del 2017). Lo certifica l’annuale pubblicazione dei dati “Eduscopio” della Fondazione Agnelli sull’inserimento degli alunni nel mondo del lavoro. L’istituto di istruzione superiore Amsicora, con le sue sedi di istituto professionale Industria e artigianato (IPIA) di Olbia e Oschiri, raggiunge un altissimo indice in percentuale del 59,8% proprio nell’inserimento dei diplomati del settore industria e artigianato nel mondo del lavoro, con appena 213 giorni di attesa per il primo significativo contratto di lavoro. Da una prima analisi si tratta, nell’indirizzo di studi di riferimento (appunto Industria e Artigianato), del dato migliore in Sardegna, con una percentuale più alta della media regionale. Interessantissimo il dato che ci dice che il 15,6% dei diplomati ha un lavoro a tempo indeterminato dopo due anni dal diploma. Anche nel settore servizi si registra un significativo miglioramento delle percentuali di ingresso nel lavoro degli alunni dell’istituto agrario di Via Loiri, con una percentuale del 43,5%. Anche qui nel 2018 l’indice era del 24%. L’esperimento Amsicora, nelle settimane buie delle chiusure e delle scuole off limits, si può definire dunque un successo, considerato l’entusiasmo dei suoi stessi studenti, che hanno solo un auspicio da farsi: “l’unico modo possibile, il migliore, sarebbe poter tornare a scuola tutti insieme - conclude Simone - anche perché il confronto tra le classi, durante i laboratori, è molto importante e stimolante, ed è qualcosa che aiuta a crescere sia come gruppo classe che come persone. Anche oggi, ad esempio, io stesso sono andato ad aiutare i ragazzi di prima, e lo stesso è capitato durante gli anni precedenti, quando i ragazzi più grandi sono stati per me un aiuto, e fonte di utili consigli. Credo che questo rappresenti più del semplice fatto di lavorare in laboratorio, ma esprima alla perfezione tutti i valori che la scuola vuole insegnarci. Stiamo sfruttando al massimo le risorse a nostra disposizione, e speriamo solo di poterci ritrovare al più presto tutti insieme”. Un augurio di normalità, quello che probabilmente accomuna tutti gli adolescenti figli della pandemia, che coraggiosamente cercano qualsiasi scappatoia da quell’isolamento che sfilaccia i rapporti, ribalta la routine, ruba occasioni di crescita preziosissime, e trovano nella scuola un baluardo di aggregazione, una fiaccola nel buio che conduce e rassicura, nell’attesa di tempi meno foschi.