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Pubblicato il 08 September 2017 alle 18:02
Olbia, 8 settembre 2017 –Divieto di sparare,vale a dire una moratoria perricostituire almeno in parte le popolazioni dei selvatici e consentire agli esemplari sopravvissuti agli incendi e alla siccità di recuperare condizioni fisiche accettabili; aggiornamento immediato del catastodelle aree “andate in fumo”; potenziamento dei controllianche per assicurare la sicurezza dei cittadini;un piano straordinario di contrastoal bracconaggioche per la Sardegna rappresenta una vera piaga.
E quanto chiede con una lettera al presidente Pigliaru e agli assessorati competenti, il coordinatore regionale Enpa per la Sardegna, Giuseppe Fascì, che segnala lo stato di autentica emergenza nel quale versa il “sistema-ambiente” della regione a causa degli incendi e della siccità. "Trovo paradossale e contraddittorio che le istituzioni regionali da un lato si affrettino a chiedere al governo il riconoscimento dello stato di calamità naturale, dall’altro non facciano nulla per fermare la caccia", spiega Fascì. "Nelle passate settimane l’allarme sullo stato di conservazione della fauna è stato rilanciato anche dall’Ispra, l’istituto scientifico del Ministero dell’Ambiente responsabile anche sul monitoraggio della fauna selvatica, che ha sollecitato misure straordinarie. Con il risultato che alcune Regioni – prosegue Fascì "sono ricorse a dei semplici palliativi, misure insensate, come lo stop delle preaperture per poche ore, finalizzate soltanto a gettare fumo negli occhi."
La Sardegna, che è terra importantissima per molte specie migratorie, ha invece bisogno di iniziative forti e concrete a tutela di un patrimonio, faunistico e ambientale, che non appartiene solo ai sardi né agli italiani, ma a tutto il continente europeo e non solo. Sommare qualsiasi forma di pressione venatoria ai disastrosi effetti del fuoco e della siccità può creare un danno irrimediabile agli animali come all’ ambiente, in una Regione che ha nel turismo il fiore all’ occhiello della propria economia. "I nostri amministratori – conclude Fascì - non dovrebbero rincorrere il consenso del mondo venatorio; devono piuttosto valorizzare gliassetambientali dell’isola, puntando tutto sulla loro tutela e valorizzazione, proprio come accade in tanti altri Paesi. Perché la nostra vera risorsa è la natura, non certo i cacciatori."
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