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Elezioni Olbia: intervista a Carlo Careddu (Coalizione civica e democratica)

Elezioni Olbia: intervista a Carlo Careddu (Coalizione civica e democratica)
Elezioni Olbia: intervista a Carlo Careddu (Coalizione civica e democratica)
Angela Galiberti

Pubblicato il 18 May 2016 alle 20:04

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Olbia, 18 Maggio 2016 - Continuano le nostre interviste ai candidati a sindaco per la Città di Olbia. Questa volta a parlare è Carlo Careddu, vice sindaco di Olbia, assessore all'Urbanistica e candidato sindaco per la Coalizione Civica e Democratica.

Partiamo dalle Primarie di Coalizione. Seimila olbiesi hanno scelto di partecipare a questa consultazione popolare e la maggior parte di queste persone ha scelto lei come candidato sindaco. Secondo lei, il centrosinistra olbiese ha colto il messaggio che gli olbiesi volevano dare? In fin dei conti, il suo è un nome di rottura rispetto al passato e a determinate dinamiche.

C'è stata una libera determinazione. Le persone sono andate spontaneamente a votare, siamo stati un caso nazionale a livello di percentuali e penso che la loro sia stata una scelta consapevole. Poi, che il mio nome rappresenti una rottura probabilmente lo dice il dato generazionale perché il più giovane degli altri candidati aveva 10 anni più di me.È vero che non c'è nessun merito a essere giovani, perché poi bisogna dimostrare di avere determinate capacità.È vero che emerge nell'elettorato, a livello nazionale, la necessità di un ricambio generazionale e penso che ciò abbia influito moltissimo nella scelta del candidato alle primarie.

Lei è un avvocato e si è ritrovato a guidare un assessorato, quello all'Urbanistica, piuttosto complicato, portando a casa discreti risultati. Cosa ha imparato in questi cinque anni che potrebbe esserle utile in caso di vincita alle prossime elezioni?

L'Assessorato in una città come Olbia è un assessorato molto impegnativo, se non altro per il quadro normativo che regola e disciplina tutte le attività da compiere tanto per la gestione del territorio quanto per l'edilizia privata, le attività produttive, per il demanio e così via. Deviavere una capacità incredibile di ricostruire uno scenario. Oggi più che mai un politico non può prescindere da una conoscenza anche tecnica.È fondamentale perché le scelte politiche devono essere consapevoli e fondate. Quindi, occorre una grande attività di studio spirito di abnegazione, capacità di confrontarsi con i tecnici sullo stesso piano. Abbiamo portato a casa delle cose importanti per la città che sono passate un po' in sordina perché io non ho una grande capacità di comunicare. Mi interessa più la sostanza dell'apparenza, sono impegnato sulle cose e le porto avanti. Anche se devo dire che ho fatto delle esperienze straordinarie che esulano un po' dal canovaccio normativo sic et simpliciter ti assegna. Mi riferisco alla pianificazione partecipata quando ti apri alla città e chiedi che dal basso ci siano proposte istanze che riguardano la città del futuro. Per me è stata un'esperienza straordinaria mi ha arricchito e penso che abbia dato origine a una proposta molto interessante che ho depositato nel dicembre dello scorso anno.È una proposta di puc che, se dovesse capitare a me, sarà una delle prime cose che porterò in aula.

C'è tanta attesa per ilPuc.È una cosa che Olbia aspetta da 20 anni. Sappiamo che è pronto, lei ce l'ha detto e confermato tante volte, anche adesso. Quali sono i pilastri fondamentali di questo Piano Urbanistico Comunale?

Intanto il metodo. Quindi la pianificazione partecipata: città che partecipa e che è protagonista delle scelte. Poi, il Puc non deve essere considerato una pedissequa ripartizione di cubature, quindi decidere chi diventa ricco e chi diventa povero. Il Puc è uno strumento di pianificazione che proietta lo sviluppo futuro della città che ha dei risvolti economici e sociali importanti. Noi abbiamo cercato di ridisegnare questa città affrancandoci da uno stato di fatto: Olbia è un paese nato senza nessun strumento urbanistico alle spalle, quindi diciamo che è Olbia è nata spontaneamente. Abbiamo cercato di dare una connotazione di città siamo la terza città della Sardegna e in forte di crescita. Abbiamo un porto e un aeroporto che, anche per la posizione geografica, ci posizionano ad un certo livello nello scenario sardo e internazionale. Ci siamo concentrati sulla qualità dei servizi e sulle nuove prospettive di sviluppo. Abbiamo fatto un ragionamento sulle cosiddette penetranti verdi perché riteniamo che questa città debba valorizzare il suo ecosistema. Riteniamo che il suolo sia un bene non riproducibile e quindi bisogna consumarlo per cose di qualità e che servono. Abbiamo dato nuove opportunità agli olbiesi e soprattutto abbiamo studiato il nostro territorio dal punto di vista idrogeologico. Non possiamo commettere gli stessi errori che sono stati commessi in passato che a questa generazione di figli sono stati tramandati e dati in eredità. Quindi, una scelta consapevole da questo punto di vista. Abbiamo fatto un ragionamento sui borghi e sulle frazioni per consentire ai figli di non dover migrare all'interno del comune ma di rimanere nella propria frazione. Abbiamo cercato di dare dignità urbana a quartieri che a suo tempo nacquero in maniera spontanea e che oggi sono pezzi di città sul territorio che devono essere collegati e dotati di servizi. Abbiamo fatto un ragionamento sulle zone turistiche avendo un confronto serrato con la Regione, dando possibilità che potrebbero consentire già domani, nel caso il Puc fosse approvato, di far partireimportanti investimenti sulla costa. Naturalmente facendo cose di qualità che non deturpino il nostro ambiento. Abbiamo fatto un ragionamento sulla mobilità sostenibile, su infrastrutture importanti che si affacciano sul golfo. Il ragionamento principale è quello di creare le condizioni per creare un porto turistico non appena il Piano regolatore del porto potrà fare pendant con il Piano urbanistico comunale. Abbiamo fatto un ragionamento anche di inclusione sociale perché laddove riqualifichi con i servizi poi devi cercare di recuperare le sacche di desolazione ed emarginazione. Dentro l'ITI, fatto in collaborazione con la Regione, abbiamo messo una serie di progetti che riqualificheranno la sponda sud del Golfo interno fino a Poltu Quadu anche dal punto di vista sociale. C'è un fil rouge che collega il golfo al centro storico con progetti importanti come l'Università al centro, che è un progetto che non è solo di tipo edilizio ma che riguarda l'organizzazione della cultura ad Olbia.

Che posto ha la cultura nel suo programma?

Ha un ruolo fondamentale non solo per l'elevazione di noi cittadini, La cultura può essere anche oggetto luogo motivo di economia. Ho assistito ad un concerto all'aeroporto con le voci bianche di Vienna. Vienna spende circa un miliardo all'anno in cultura perché c'è un ritorno pauroso da questo punto di vista. Noi abbiamo necessità di investire in cultura per elevarci come cittadini, abbiamo anche necessità di fare cultura per attrarre flussi e quindi promuovere economia. Noi abbiamo un patrimonio archeologico incredibile, abbiamo delle strutture importanti come il Museo e il Michelucci che devono essere messi a sistema con tutto il patrimonio storico-archeologico. Abbiamo una classe intellettuale che probabilmente trascuriamo troppo spesso, che ha voglia di esserci e che ha voglia di essere protagonista. Se noi riuscissimo a investire un po' di più del nostro bilancio in cultura faremmo bene ai nostri figli e faremmo bene alla nostra economia e renderemmo più attrattiva la città per i turisti.

Lei ha appena citato il Museo Archeologico e la domanda, a questo punto, nasce spontanea: avete avuto cinque anni per mettere a norma il Museo, perché non l'avete fatto?

Il museo vive una condizione strana e conflittuale. Noi abbiamo costruito un museo in un'aerea che non è di proprietà del comune. Abbiamo parlato più volte con l'Autorità portuale, chiedendo che investisse qualche soldino per mettere a norma quella struttura che collega il museo alla terra ferma. Non abbiamo avuto questa capacità. Però quando penso al museo e penso ai siti che possono essere luoghi in cui promuovere cultura, penso anche a un modello di gestione diverso rispetto a quello che abbiamo impostatofino ad oggi. Penso a una fondazione che possa attrarre capitali privati che possa farsi carico delle strutture che possono essere messe a reddito nel senso buono del termine come dicevamo prima. E il museo penso che possaessere il fiore all'occhiello di questa offerta. Abbiamo un patrimonio archeolgico importante là dentro che in altri paesi del mondo avrebbe fruttato molto di più. Abbiamo iniziato con le audio guide che danno un servizio ai nostri turisti. L'idea è quella, però, di costruire una struttura viva che non sia solo uno spazio diesposizione ma che sia un luogo di attività, una fucina diciamo. Quel museo lo immagino vivo con bookshop, un punto ristoro, mostre estemporanee anche diarte anche moderna. Questa è la mia frontiera. Da questo punto di vista tanti giovani (e non solo)olbiesi e non solo ti danno subito disponibilità perché hanno idee e contenuti. Se noi abbiamo questa capacità di costruire un soggetto giuridico snello, agile, che abbia questa mission che possa attrarre capitali anche da altre fondazioni culturali, penso alla Fondazione di Sardegna, e abbia la capacità di coinvolgere giovani e cooperative di giovani che questo lo fanno per professione, allora penso che possa esserci veramente una svolta per la città.È un progetto ambizioso, che richiede tempo e impegno e soprattutto visione se manca il progetto poi non si fa niente.

Pareche il percorso "Fondazione" sia già in itinere: abbiamo visto una delibera in proposito pubblicata recentemente nell'Albo Pretorio del Comune.

C'è una delibera del Sindaco che parla di una fondazione che però è più orientata alla realizzazione di uno spazio espositivo permanente. Il mio contributo ulteriore è quello di rendere invece questa fondazione più aperta a gestire spazi vivi. Io sono un fruitore del Man di Nuoro, che è una realtà straordinaria. Anche in Sardegna si può promuovere cultura. Non è vero che se non hai un bacino alle spalle non lo puoi fare, perché Olbia ha dei flussi importanti, basti pensare solo al flusso crocieristico. Allora bisogna semplicemente calare un progetto serio, poi le strutture fisiche sono il problema minore perché quando ci sono le idee in qualche modo si fa. Io sono un fruitore del Festival della Letteratura di Gavoi, ci vado ogni anno. Quel festival viene realizzato nelle piazze e nei sagrati, quindi una città come Olbia che ha un patrimonio immobiliare pubblico importante può realizzare un progetto, però naturalmente ci devono essere le idee. Perché se facciamo una struttura e poi non sappiamo cosa farci dentro, è inutile che quella struttura la facciamo.

Olbia è talmente ricca di sale conferenze e sale convegni che alla fine ci si perde. Si pensa poco al capitale umano, che pure c'è.

Il capitale umano c'è, in alcuni casi è rassegnato. Bisogna avere la capacità di risvegliarlo: Secondo me c'è una voglia di sostenere idee potenti, da questo punto di vista. C'è un fermento febbrile di giovani: li vedo, li sento quando organizzano eventi e concerti. Questi giovani sono una generazione europea e internazionale interessantissima che torna qua e che vuole essere interpellata. Noi dobbiamo avere la capacità di farla partire questa operazione. Olbia è in crescita anche da questo punto di vista. Parlo con tante le persone quando vado alle manifestazioni: ci sono dei veri e propri gruppi che si organizzano e che hanno voglia di fare cultura. Se queste generosità le mettiamo in rete, le facciamo incontrare e diamo loro gli strumenti, Olbia puiò avere secondo me un futuro diverso dal punto di vista culturale.

Ci pare di capire che lei stia pensando a una Fondazione molto aperta...

Una fondazione aperta, moderna, aperta anche a contributi privati. Quello che succede in tutto il mpndo si declina in questo modo. Ormai la cultura è un investimento. Chi ha interesse ha calcare un palcoscenico internazionale come quello di Olbia - il nostro è uno dei comprensori turistici tra i più importanti al mondo - penso che abbia tutto l'interesse a farlo qua. Noi abbiamo qua abbiamo delle presenze che sottovalutiamo sotto tutti i punti di vista. Magari tra coloro che comprano la villa ad Olbia c'è il principale finanziatore del Bolshoi, il balletto moscovita. Allora queste persone sono in qualche modo interessate a partecipare ad un progetto in cui però gli olbiesi siano protagonisti. Recentemente abbiamo concluso l'operazione dell'Ex Mattatoio di via Roma. Potrà divenire un centro multiculturale: ho pensato alla musica, ma anche alle esposizioni non permanenti, magari di artisti contemporanei che hanno interesse a venire ad Olbia in altri periodi.

Quindi, a breve inizieranno i lavori al Mattatoio. Ci sembrauna buona notizia. E i lavori per la riqualificazione di Via Redipuglia che fine hanno fatto?

Il progetto è stato approvato definitivamente da diverso tempo e dè stato finanziato. Abbiamo resistito a due ricorsi al Tar del Cipnes nella sua precedente gestione e abbiamo trovato un accordo. Ha superato la Commissione Regionale che valuta gli appalti, che ci ha datodelle condizioni precise. Gli uffici stanno sviluppando queste condizioni: fatto questo, se tutto va bene il bando verrà pubblicato a Maggio e poi ci sarà il via ai lavori. Il progetto è molto semplice, ma interessante,epenso che farà avvicinare Olbia al mare.

Questo progetto l'abbiamo seguito nel tempo: molti olbiesi non aspettano altro.

Questo è uno dei miei crucci principali. Ho avuto spesso discussioni con gli Uffici, da questo punto di vista, perché pensavo ad un'attività più celere. Devo dire che non posso fare una colpa proprio a loro che sono sotto organico e che hanno dovuto affrontare diverse questioni che ci hanno impantanato l'attività, anche quella ordinaria.

Zona franca: lei ci crede?

Chi non si chiude nel palazzo sente ciò che dicono i cittadini. Io credo un po' allafiscalità di vantaggio, però bisogna evitare di prendere in giro le persone. Il risultato conseguito con la Zona Franca non interclusa, ammesso che poi possa arrivare a destinazione, è un risultato che riguarda le aziende che operano estero su estero. La Palmera che compra il tonno in Giappone e poi lo rivende in America avrà probabilmente un vantaggio, ma il carrozziere, il panettiere o il cittadino che fa benzina non avrà alcun tipo di vantaggio. E poi bisogna intendersi degli strumenti che finanziano la Zona Franca. Faccio un esempio chiaro. Lo Stato oggi retrocede alla Sardegna i due terzi dell'Iva che guadagnain Sardegna. Fatta 100 milioni l'Iva fatta in Sardegna, ne rimanda indietro circa sessanta milioni. Sono cifre a caso, ovviamente. Con questi soldi ci paghiamo la sanità. Nel casoin cui da domani dovessimo dire in Sardegna non si paga più l'Iva, lo Stato rinuncerebbe a quella pretesa creditoria ma allo stesso tempo non rimanderebbe indietro più niente. E quindi noi avremmo un buco di bilancio importante. Bisogna capire come fare l'una e l'altra cosa: alleggerire i cittadini, ma allo stesso tempo evitare di prenderli in giro perché poi magari bisogna aumentare le imposte dirette e indirette per coprire il buco generato dal mancato gettito.

Abbiamo solo accennato al turismo. Al di là del porto turistico e della cultura, su cosa si può puntare?

Penso che Olbia possa fare molto ma non solo all'interno delle mure cittadine. Il sindaco di Olbia dovrà contare, a livello istituzionale regionale e nazionale, per quello che in realtà rappresenta: la terza città della Sardegna, una delle economie più forti non assistite. Da questo punto di vista, in quei tavoli in cui si decide il futuro di turismo e trasporti (che io immagino come tavolo unico perché si porta la gente in Sardegna peroffrire qualcosa), la voce del comune di Olbia deve assolutamente contare.Naturalmentenoi dobbiamo portare idee e capacità di elaborazione, ed essere molto determinati, altrimenti è inutile che ci siamo. Dobbiamo pretendere che ci sia una pianificazione regionale come avviene in tutte le regioni che fanno delturismouna delle principali voci nella propria economia. L'industria delle vacanze è fondamentale, dopo di che non esaurisce il panorama produttiveperché anche l'agroalimentare è un'industria importantissima, così come la zootecnia. Dobbiamo avere la capacità di conquistare i mercati e mettere in correlazione i diversi settori.

Parliamo un po' del Mater Olbia. La stampa ha visto solo la hall e i bagni. Lei che impressione ha avuto di quel cantiere alle porte della città?

Sono rimasto giù con voi giornalisti e non sono andato a fare il giro. Diciamo che ciò che è stato fatto e solo un sopralluogo e niente di più. Ci sono dei lavori che stanno procedendo a ritmi serrati, avete visto quanti operai ci sono, la maggior parte olbiese. SI dice che faranno a breve un turno ulteriore. I lavori stanno procedendo con il piglio giusto, dopo un avvio incerto per tanti problemi extra politici ed per questioni che la proprietà ha subito. Mi dicono coloro che ci sono stati che nei piani superiori stanno facendo piazza pulita di tutto e si sta reimpiantando tutto perché si vuole fare un ospedale di eccellenza che risponda agli standard normativi internazionali. Questa è una buona notizia per noi perché avremo un ospedale efficiente allo stesso tempo questi lavori determinano nuova occupazione per tante famiglie. Le date del crono programma, che ho pubblicato nella mia pagina facebook, sono ben ponderate e da qui bisogna ripartire. Questo è ciò che riguarda la parte che già esiste, la seconda parte - quella che riguarda il centro di ricerca - è il secondo modulo che deve aspettare le varianti urbanistiche e la Vas. Stiamo aspettando che la Provincia si pronunci, dopo di che andranno avanti speditamente i progetti. Abbiamo un investitore serio che ha strumenti finanziari certi. Però in tutta questa vicenda bisogna fareun plauso alla classe politica perché su questo punto siamo andati avanti tutti insieme. C'è stata una condivisione piena senza remore. Questa è una storia straordinaria, come 40 anni fa ci è capitato con la Costa Smeralda. Si sta aprendo uno spazio incredibile sull'economia della conoscenza. Dobbiamo accompagnare tutto questo per i nostri giovani. Dobbiamo poter attrarre corsi di laurea da tutto il mondo.

Il Qatar è un investitore moltoparticolare. I qatarioti stanno facendo un investimento sicuramente molto importante, ma non sono certamente solo dei benefattori. Secondo lei cosa potrebbero chiedere in cambio?

Quando mi hanno descritto la genesi di questo investimento sono rimasto sbalordito. Perché uno può pensare che un investimento così importante, da milioni e milioni di euro, possa nascere in un fondo di investimento tra finanzieri spietati che guardano solo al profitto. Questa cosa qua è nata all'interno del Vaticano, laddove si portava avanti un progetto culturale di traduzione di testi sacri tra il Qatar e il Vaticano Stesso con dei cardinali, uno dei quali sardo che ci ha assistito - Monsignor Becciu - e che ha parlato al Qatar della sua terra e di questa opportunità che era il San Raffaele. Qatar che aveva già una linea di investimento che si occupava di ospedali, ricerca. La Sardegna è una testa di ponte nel Mediterraneo. Tutto è nato con un progetto culturale: il Qatar che compra la Costa Smeralda, il Qatar che entra in Meridiana, il Qatar che investe su un ospedale. Questo, per me, è straordinario. Poi dobbiamo avere la capacità di governare questi processi e di esserne protagonisti. Quando c'è stata questa straordinaria esperienza con il principe Aga Khan noi, forse, non eravamo preparati per essere protagonisti di quella storia. Abbiamo fornito i terreni, ma non abbiamo saputo fornire materiale umano qualificato. Allora noi dobbiamo essere al passo con i tempi e avere la capacità di governare questi processi avendo personale olbiese che non faccia solo il giardiniere, ma cervelli che diano una connotazione europea.

Nell'ambiente delle relazioni internazionali, però, ci si chiede altro. Si sospetta che il Qatar finanzi i Fratelli Musulmani. Perciò, ci si domandaquale sarà la contropartita a livello geopolitico.

La domanda è corretta. Però noi non abbiamo altro da dare se non assistenza a quelle operazioni di sviluppo economico e sociale che riteniamo credibili. Non possiamo dare altro. Non possiamo cedere pezzi di sovranità nazionale e locale, non lo faremo mai. Noi possiamo assolutamente accettare di essere conquistati in tutti i sensi. Ciò che avverrà sarà un incontro di culture nel rispetto dei principi dell'integrazione. Sicuramente non rinunciamo a noi stessi o ci mettiamo in discussione per essere più vicini all'investitore. Noi accogliamo di buon grado l'investitore, seil progetto è valido lo sosteniamo con forza, ma non smarriamo per strada noi stessi.